Radiogiornale 127       

                                                       23 Febbraio 2005

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Questo è il tuo sito web  http://www.radiogiornale.org

VIENI A VISITARLO

E’ GRADITO UN TUO PARERE!

 

Dato il crescente successo della nostra iniziativa del Radiogiornale, in occasione del nuovo anno, con un ulteriore impegno, abbiamo realizzato anche un importante sito al servizio dei Radioamatori italiani, dove è possibile prelevare le copie arretrate, a partire dalla prima fino all’ultima uscita e dove tutti coloro che preferiscono evitare l’ arrivo via e-mail, o che hanno il problema della casella troppo piena, possono leggere e prelevare liberamente e senza spese il Radiogiornale. Inoltre occuperai la linea telefonica per un minor tempo rispetto alla ricezione di E-mail, in quanto le copie prelevabili dal sito sono compattate con lo Zip.

 

PER QUALSIASI COMMENTO, O SUGGERIMENTO,  PER ARTICOLI DA INSERIRE, O PER RICHIEDERE L’INVIO DEL RADIOGIORNALE,

E-MAIL A RADIOGIORNALE@FASTWEBNET.IT

 

 

 

  

Kyoto  

Salviamo la Terra!

 

 

Il problema dei cambiamenti climatici, a causa dei rilevanti impatti che ha già e avrà sempre di più sugli ecosistemi terrestri il dissennato inquinamento provocato dall’uomo, viene considerato oggi dalla comunità scientifica internazionale come la prima delle priorità planetarie da affrontare. Che il tempo sia “impazzito” ce ne siamo purtroppo accorti tutti!

Il contributo delle attività umane all'incremento della CO2 in atmosfera, principale gas serra responsabile del cambiamento climatico, é realmente significativo e questo proprio a causa del massiccio impiego dei combustibili fossili (petrolio, carbone e gas).

Il 16 febbraio è entrato finalmente in vigore il Protocollo di Kyoto, salutiamo questo giorno come una grande opportunità per agire e cominciare a ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2) in modo da rallentare e, in prospettiva fermare, il fenomeno dei mutamenti climatici.

L'equilibrio del nostro Pianeta è a rischio. Il protocollo di Kyoto, definisce i primi impegni internazionali vincolanti per limitare le emissioni di gas serra. Gli Stati Uniti e la Russia (principali responsabili di queste emissioni) hanno rifiutato tale accordo, mentre l'Unione Europea l'ha voluto e sostenuto.

Il nostro Paese, ratificando il Protocollo di Kyoto, si è impegnato a ridurre le proprie emissioni di CO2 del 6,5 %: al contrario, però, sino a oggi le ha aumentate del 12%, perché ha adottato un percorso energetico rovinoso, fondato sugli sprechi e sull'uso dei combustibili fossili (carbone e petrolio).

Le fonti rinnovabili e sostenibili ("new renewables") quali ad esempio il solare, l'eolico e le biomasse, rappresentano, insieme all'incremento dell'efficienza energetica, l'unica strada percorribile per il futuro dell'umanità.

Le fonti rinnovabili non solo non contribuiscono ad aumentare le emissioni climalteranti (non rilasciano CO2) ma sono praticamente illimitate e ampiamente diffuse sulla superficie terrestre. A solo titolo di esempio si pensi che ogni metro quadro della superficie terrestre riceve 1380W di energia dal Sole.

Sempre per comprendere quali siano le immense possibilità offerte dalle fonti rinnovabili, WWF e AEBIOM (Associazione Europea della Biomassa) hanno messo appunto un programma secondo cui sarebbe possibile, entro il 2020, arrivare a coprire il 15% dei consumi elettrici facendo uso di biomasse e questo impiegando solo ¼ dei residui (agricoli, forestali e zootecnici) e solo il 5% delle aree adibite a colture riconvertite a piantagioni energetiche.

Un massiccio ricorso alle fonti rinnovabili, proprio per la loro delocalizzazione, offrirebbe anche l'immenso vantaggio di scongiurare le guerre per il possesso delle fonti fossili.

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Sommario:

  1 - Il Sarchiapone;

  2 - Lettera di protesta di I4AWX al Presidente della Ediradio I1ANP;

   3 - Votazioni ARI: candidati di serie A e candidati di serie B; 

  4 - E’ arrivata, è arrivata!;

  5 - Ecco perché me ne sono andato;

  6 - Conferito prima dell’effettuazione il diploma 7° Volta International Memorial Day;

  7 - Riparazione antenna bibanda spezzata dal vento;

  8 - Nostalgia: 50 anni fa la radiolina a transistor;

  9 - Incontro a Pompei con i componenti della LISTA I4AWX;

10 - Mostra Expo Elettronica;

11 - Diploma Parco dell’ Alta Murgia;

12 - AIRE: Mostra scambio a Vimercate;

13 - La prima trasmissione radiofonica;

14 - Nuovo sito Internet Sezione ARI di Aosta;

15 - CW addio!;

16 - 3° Meeting ATV a Magenta;

17 - I grandi dell’elettricità;

18 - Le onde elettromagnetiche;

19 - Pericolo VIRUS;

20 - Ricerca: DOVE SEI?;

21 - Mercatino radioamatoriale;

22 - Informazioni.

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 1-

Da Luigi Belvederi I4AWH

Il Sarchiapone

 

Una delle gag televisive più esilaranti dei primi anni 60 fu sicuramente quella del Sarchiapone.

Walter Chiari (che i meno giovani ricorderanno come comico di grande simpatia) viaggiava in uno scompartimento ferroviario e alla domanda del vicino su che cosa fosse celato in una scatola (vuota) che egli portava con sè, rispose "un sarchiapone" - animale ovviamente del tutto immaginario.

Il vicino abboccò, e rispose "un sarchiapone....ne ho uno anch'io a casa!"  ed iniziò a descriverlo.... prima, tutto pelato, poi -corretto su quali fossero le vere sembianze del sarchiapone- peloso come uno yeti.

Poi disse che il suo sarchiapone a casa era senza denti -ma, subito corretto- lo descrisse invece con la dentatura di un tricheco.

Ci fu da sbellicarsi dalle risate.

 

Ebbene, il Legal Service della futura ARI (WWW.LISTAi4AWX.ORG) non è sicuramente il Sarchiapone, ma Ortona & C., non sapendo cos'è, e non avendo naturalmente nè l'umiltà per chiederlo, nè la fantasia per immaginarlo, ne hanno creato uno e poi -sulla loro paginetta informatica- se lo sono criticati da soli.

 

Oggi, diversi radioamatori avvocati si prestano gratuitamente ad aiutare i Soci, ma agiscono "da solisti" in modo del tutto scoordinato tra loro, non mettendo in comune nè le loro esperienze, nè i precedenti giurisprudenziali ottenuti.

Io (che sono sempre disponibile a tutti via email) ricevo quotidianamente, per esempio, richieste d'aiuto da tutte le parti d'Italia, spesso riguardanti normative locali di non facile accesso.

Mi dò da fare, faccio quello che posso, mi informo, e negli anni mi sono creato un piccolo "tesoro" di informazioni che sono ben lieto di condividere con qualsiasi altro collega in difficoltà che solo abbia l'iniziativa di chiedere.

 

Il Legal Service, quindi, in una prima fase, dovrà "mettere in pool" tutte le informazioni, tutti i precedenti e tutta la normativa locale che gli attuali consuenti dell'ARI hanno raccolto sinora ciascuno per sè, così da rendere la vita più facile ai consulenti ed il servizio migliore per gli associati nel momento del bisogno.

 

Questa "messa in pool" delle informazioni consentirà inoltre di monitorare le effettive dimensioni del fenomeno del contenzioso radiantistico, identificandone i principali filoni e le principali necessità.

 

A questo punto, come già l'ARI fornisce (compresa nella quota associativa in un bilancio non brillante) una assicurazione sulle antenne, nulla vieta di pensare un domani ad una assicurazione, sempre compresa nella quota, per l'assistenza legale, eventualmente limitata, per ragioni di costi, ad un certo massimale e ad alcuni aspetti soltanto del contenzioso.

 

Per evitare inopportune frammistioni di competenze, o peggio accaparamento di clientela, i legali dell'ARI fornirebbero unicamente -sempre in modo gratuito, come fanno ora- solamente il loro know how specialistico a favore degli avvocati "generici" invece prescelti dal socio e remunerati, entro certi limiti, dall'assicurazione.

 

Non è sicuramente disdicevole (lessico Ortoniano) pensare ad un progetto assicurativo in questi termini, soprattutto in una Associazione, un domani, con dei bilanci migliori.

 

Tutto qua: bastava avere l'umiltà di chiederlo e di confrontare le proprie idee, invece di inventarsi il Sarchiapone e di criticarselo da soli.

 

Il mondo va avanti perchè ci sono persone con delle idee e che sanno portarle avanti.

Chi non ha idee, ma pensa di svivacchiare criticando quelle altrui senza nemmeno conoscerle, è meglio che taccia.

 

O che si rassegni a far ridere, come rideva l'Italia in bianco e nero degli anni 60 col Sarchiapone.

 

 Gennaio 1948: nasce Radio Rivista, nasce l'idea del Legal Service ARI

 

Acquistato il bellissimo CD ROM delle Radio Riviste degli anni 1948-1949-1950, con gran piacere incomincio a gustarmi il "numero uno " e a pag. 4 cosa ci trovo ?


 

"Radiodilettanti italiani.....fatevi soci dell'ARI.....

 

e Avrete:

 

......omissis........


(v.all. copia di pag. 4, RR 1/48)

 

Quindi, con riferimento alle vivaci critiche che Ortona & C. hanno mosso -dalle pagine del loro foglietto informatico- all'idea (in edizione evidentemente aggiornata) del Legal Service ARI, proposto nel programma di WWW.LISTAi4AWX.ORG , le opzioni sono solo le seguenti:

 

A) i nostri "guardiani del verbo della stretta osservanza" non sanno nemmeno cosa i nostri Padri Fondatori proponevano già nel primo numero di RR nel gennaio del 1948;

 

B) i nostri Padri Fondatori nel gennaio del 1948 sbagliavano come ha sbagliato i4AWX 60 anni dopo, e meno male che arrivano loro nel 2005 a rimettere a posto le cose;

 

C) le critiche sono infondate e malevole, e non solo Ortona & C. non hanno idee da proporre (nel loro foglietto informatico non ne spunta neppure una, sgangherata che sia), ma non sanno nemmeno quali idee altrui scegliere da criticare.

 

Lascio ad ognuno di Voi le debite riflessioni sulla giusta risposta.

 

73, Luigi Belvederi, i4AWX

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 2-

 

Per farsi la propaganda elettorale personale utilizzata la Ediradio?

Lettera di protesta

di I4AWX Luigi Belvederi

a I1ANP Mario Alberti

Presidente della Ediradio

URGENTE

 

Caro Mario,

Ti scrivo quale Presidente del Consiglio di Amm.ne di Ediradio.

Con riferimento al sito "La vera ARI" Ti segnalo che la registrazione del sito riporta come numero di fax quello di EDIRADIO.

 

Siccome EDIRADIO ha come unico Socio l'ARI e cioè tutti i radioamatori italiani, me compreso, che sono iscritto e pago la quota da oltre 40 anni, questo non mi sta assolutamente bene e non ho alcuna intenzione di passare sopra questo fatto che giudico di gravità estrema.

 

Ti chiedo quindi urgenti spiegazioni -che dovranno necessariamente assumere il carattere della ufficialità difronte a tutti i radioamatori italiani- diversamente mi regolerò come e nelle sedi che più riterrò opportune.

 

Attendo Tuo riscontro al più tardi entro martedì 15 febbraio.

 

Cordiali saluti

Luigi Belvederi

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 3-

Candidati di serie A

e candidati di serie B

figli di un Dio minore

 

E’ noto che ci sono le votazioni per il rinnovo del CDN dell’ARI e diversi Radioamatori convinti di poter dare il loro contributo per il miglioramento e il rafforzamento dell’Associazione, si sono messi a disposizione candidandosi.

Ma molti di questi candidati non immaginavano, nemmeno lontanamente, di essere degli illusi in quanto oggettivamente candidati di serie B.

Ma andiamo con ordine: come è avvenuto anche in passato, un gruppo di Radioamatori ha costituito una Lista di 8 nominativi chiamata “Lista I4AWX” Luigi Belvederi, con un proprio sito Internet

Cosa del tutto lecita questa iniziativa finanziata di tasca propria e tutti ricordiamo l’esperienza analoga fatta alle ultime votazioni con la “Lista Nuova ARI”

Queste esperienze sono nate per compensare solo in parte la diffusione mensile sempre degli stessi nomi, dirigenti da lustri, fatta di continuo da Radiorivista. Ma la “novità” di quest’anno consiste nel fatto che i dirigenti uscenti (al governo da tanti anni), non ancora soddisfatti della propaganda fatta con RR, hanno pensato bene di fare una lista anche loro, di 7 nominativi, uno stranamente è saltato, o non hanno trovato nessuno disposto a seguirli, che risulterebbe avere un sito i cui numeri del telefono e indirizzo che risponderebbero a quelli dell’ARI e della Ediradio.

- il n. di tel. è quello dell'ARI (cfr. "Pagine Bianche")

- il n. di fax è quello di Ediradio (cfr. qualsiasi numero di RR)

- l'indirizzo è V Scarlatti 31, comune ad entrambi ARI ed Ediradio.

Non hanno avuto nemmeno la cautela di dare il numero di telefono e l’indirizzo di casa!

Poiché gli indirizzi e i numeri del telefono non lasciano dubbi, se ne deduce che l’ARI che ha indetto, come da Statuto, le votazioni per il rinnovo del CDN, anziché collocarsi al di sopra delle parti si è schierata a favore di un gruppo e ha precostituito i risultati, proponendo ufficialmente la lista da votare (sic), il cui nome non lascia dubbi: “La vera ARI.”, Rinnovamento nella continuità. Una cosa salta agli occhi,  perché hanno aspettato proprio ora per proporsi di rinnovare l’ARI e non ci hanno pensato prima, dato che praticamente hanno governato l’Associazione da sempre?

Ora, come è pensabile, se i Radioamatori che votano, si dividono sulle due liste, agli altri candidati, quelli che delle listo non fanno parte, rischiano di rimanere a bocca asciutta. A meno che non si organizzino anch’essi in una terza lista dei non allineati!!!

Insomma all’ARI si tenta di introdurre il sistema maggioritario, per cui se uno vuole sperare di essere eletto deve per forza far parte di uno dei due gruppi!

Il fatto che l’ARI nelle persone dei dirigenti uscenti, sia pure esautorati dalla recente raffica di dimissioni, abbia promosso una iniziativa del genere è cosa non contemplata dallo Statuto e, a parte ogni considerazione di carattere giuridico, rischia di inficiare il significato stesso del voto, precostituendo risultati che confermano ancora una volta il “curioso” attaccamento alle cariche da parte di alcuni personaggi...

 

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 4-

 Da: IZ5FCY Roberto      

 

Continuità nell’immobilità!

E' arrivata, è arrivata...

 

      E' arrivata **LA VERA ARI**  http://www.laveraari.it !!

 

      Finalmente anche la compagine "governativa" pro-tempore si è espressa con un  sito tutto suo che vi invito a visitare.

 

      Complimenti per lo slogan "Rinnovamento nella continuità"che traduco liberamente in : "..non abbiamo fatto abbastanza danni stando fermi e  bloccando tutto, consentiteci di terminare il massacro dell'Associazione!".

      Complimenti per il chiarissimo programma che non c'è (e dubito che mai ci sarà).

      Complimenti per le uniche parole, spese solo a tentare di controbattere le argomentazioni delle altrui iniziative.

      Complimenti per lo staff che, invece di guardare le specifiche capacità personali, guarda il numero di Diplomi e all'anzianità del nominativo, alla  stessa stregua di una mostra canina, dove il pedigree e la 'purezza' della razza va a determinare il punteggio!

 

      Non credo che ai vertici dell'Associazione ci sia la necessità di cariatidi o di bravi operatori, ma credo sia bisognosa di MANAGER, di PROFESSIONISTI, di IMPRENDITORI, per far risalire il peso e la considerazione  dell' Associazione tra la gente comune e le Istituzioni.

      Credo che l'Associazione abbia necessità di trasparenza ed efficienza e non saranno certo le valige in soffitta stracolme di QSL, a determinare tutto  ciò!

      Credo che l'Associazione debba poter contare sulle capacità professionali ed interpersonali dei propri manager e non sulla loro classifica nell'Honor  Roll e dal numero dei loro Diplomi appesi al muro!

      Credo che l'Associazione abbia bisogno della capacità e non dell'abilità!

      Credo che l'Associazione abbia necessità di un cambiamento nella Dirigenza, oramai stanca, senza stimoli, senza idee, senza motivazioni e portatrice di  fratricida scontento.

 

      Quindi, purtroppo, è sinistramente vero il loro slogan, nella continuità dell'immobilismo suicida, abbiamo in testa alla processione i due veri  maestri dell'auto-distruzione, continuatori di un'opera di immobilità tanto unica nel suo genere quanto applaudita.

 

      Saluti da Roberto IZ5FCY (ex-iscritto ARI)

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 Da  Oscar Portoghese I7OHP

 

Ecco perché me ne sono andato

 

  Prima di raccontare il perché di questo mio allontanamento dall'A.R.I., sento il dovere di farmi conoscere.

  Sono un Maresciallo Marconista Operatore dell'Aeronautica Militare. Ho praticato la radiotelegrafia dal 1953 al 1991 per servizio.

  Dunque, iscritto (non socio...., cosa ben diversa), dalla fine del 1974, tutto è andato bene. Versavo regolarmente la quota annuale,

  (per 30 anni...), ricevevo le QSL e Radiorivista. Tutto qua. Mai chiesto nulla.  Ho avuto tenuto corsi presso la Sezione di Bari per diversi anni. Il caso ha voluto che tutti siano riusciti a superare l'esame in prima sessione. Merito della fortuna. Ho sempre continuato ad istruire molti aspiranti om presso il mio domicilio, senza mai chiedere nulla. Mi è sempre bastata la stima.

  Su R.R., ogni mese, veniva pubblicizzato e lo è ancora, un Corso di CW (CW...) con quanto segue.

  il metodo XXXXXX ha colmato un vuoto nel settore specifico, proponendo un metodo collaudato  che si presenta come il Manuale (il CW con un Manuale....) dei Corsi di Radiotelegrafia (usato impropriamente il termine Radiotelegrafia) da adottare presso tutte le Sezioni. UTILE   a istruttori e Allievi. Il metodo si presta bene anche per coloro che intendono apprendere il CW  come autodidatti.

  Io ho sempre letto senza dare importanza, anzi speravo che fosse qualcosa di buono.

  Bene, quando ho avuto occasione di consultarlo, ho deciso di dire le mie opinioni in merito alla validità

  Perchè dire che questo è qualcosa di buono da ritenerlo degno di essere utilizzato presso le sezioni? Io, se avessi dovuto usare questo Metodo, non ci sarei mai riuscito. Forse perchè perchè limitato dal punto di vista didattico.

  Allora scrivo all'A.R.I. e nella mia lettera, dopo essermi presentato per quello che ero stato e avevo fatto e facevo, esprimevo le mie perplessità. 

  Dio, non l'avessi mai fatto. Ho scatenato le ire di un dirigente addetto alle pubbliche relazioni, il quale mi fa sapere che il Metodo è stato valutato da esperti OM (e se hanno giudicato positivamente hanno dimostrato che di radiotelegrafia e di insegnamento ben capiscono), pertanto io non avevo alcun diritto per giudicare qualcosa, anche perchè non avevo fatto nulla per l'A.R.I.

  Immediatamente invio una replica che mi viene negata, violando il  diritto alla replica..

  Invio lettera al Presidente raccontando l'episodio . Mi risponde con garbo e diplomaticamente. Non mi dà torto, ma neanche ragione. Comunque, alla mia domanda: cosa devo fare? Devo lasciare l'A.R.I.?, Mi dice che all'A.R.I. ci vogliono radioamatori come me, quindi...

  E va bene. Lascio perdere.

  Nel 2003, rispondo ad una richiesta di un parere circa un corso di CW di un americano, questo sulla rubrica degli SWL.

  Ritenuta soddisfacente la mia risposta, il conduttore mi invita a scrivere qualcosa per la sua rubrica

  Cosa che faccio con immenso piacere. E scrivo un articoletto nel quale spiego come ci si avvicina realmentre alla radio il primo giorno, senza le solite teorie che sono solo teorie. Io spiego come realmente si sente emotivamente il novizio al primo qso. Ma dò molte indicazioni che nessuno si degna di dare ai novizi.

  Mi vien risposto che lo scritto è valido, ma non si sa quando potrà essere pubblicato seppur tagliato.

  Ho atteso moltissimi mesi. ZERO.

  Nel 2003, invio lettera con la quale manifesto la mia intolleranza verso il comportamento assunto nei miei riguardi, forse perchè memori dell'episodio precedente. Certamente mi ha irritato il vedere dedicata la copertina alla foto di un microfono in legno e relativo articolo circa le capacità di lavoratore del legno di chi ha realizzato il predetto microfono (regalato all'autore dell'articolo). Certo, nella stessa lettera parlo anche di altro.

  Nessuna risposta. ZOMBI.

  Adesso passo a fatti recenti.

  Io che ho realizzato un corso su CD (oltre 1100 MB e non 110 come erroneamente stampato dove credo di pubblizzare il mio lavoro su Radiogiornale uiltimo), ho avuto un colloquio telefonico con un Dirigente A.R.I., al quale, oltre a ricordargli i precedenti episodi, chiedevo che del mio Corso si facesse una recensione su R.R..

  Questo ai primi di luglio 2004. Mi viene assicurato che la mia richiesta sarebbe stata esudita. Attendo diversi mesi e

  a novembre, credo, invio la prima e-mail a tutti componenti del Direttivo. Nessuna risposta.

  Altra e-mail, ZERO. Ancora e-mail comunicando per la terza volta che avrei lasciato l'A.R.I., niente. Soltanto un Signore, così lo ritengo nel vero senso della parola, mi ha risposto. Ho così deciso finalmente di lasciare l'ARI dopo 30 anni di QSL e R.R.

  Adesso ci saranno le elezioni. Mi dispiace non potervi partecipare. Ma se avessi avuto una bacchetta magica per cambiare qualcosa, beh, mi sarei iscritto di nuovo.

 

  Ringrazio coloro che avranno avuto la pazienza di leggere sino a questo punto (.).

 

  73, Oscar i7ohp

  Oscar Portoghese

  Via Guglielmo Marconi 27  70010 Adelfia BA

  elbugg@aliceposta.it

 

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 6-

Taroccamento o che altro?

Conferito prima dell’effettuazione

Il diploma 7° Volta International Memorial Day

C’é chi predica bene e razzola male?

.

A pagina 66 di Radiorivista di Febbraio 2005 c’è la foto, riprodotta sopra, del Diploma /° Volta International Memorial Day assegnato a I2MQP.

Fin qui nulla di male, quello che ha destato molta meraviglia  è che il Diploma in questione è avvenuto dopo l’Uscita di Radiorivista e cioé dal 18 al 20 Febbraio. Considerato appunto che Radiorivista di Febbraio è uscita precedentemente a quelle date, come può essere avvenuto che il diploma sia stato conferito in anticipo, prima ancora che fosse stato effettuato? Che sia stato conferito “honoris causa” per meriti particolari?

Quello che meraviglia è che proprio I2MQP spesso, dalle pagine di Radiorivista, ha criticato aspramente e aggiungiamo noi giustamente, quanti si comportano in modi scorretto, barando, in occasione di gare, contest, diplomi, attivazioni, ecc. 

Resta da vedere la contentezza di quanti con sacrificio hanno partecipato al diploma!!!

 

DIPLOMA “7° VOLTA INTERNATIONAL MEMORIAL DAY 2005”

 

L’Associazione Radioamatori Italiani sezione di Como (con la collaborazione A.R.I. di Erba,Lomazzo e Cantu ) organizza il “7°DIPLOMA VOLTA INTERNATIONAL MEMORIAL DAY 2005” nell’ ambito dell’ anniversario della nascita di Alessandro Volta  18 Febbraio 1745 (inventore della pila, scopritore dell’energia elettrochimica e del gas metano). La partecipazione è aperta a tutti gli OM e SWL di tutto il mondo.

 

DATA:

dalle ore 00.00 UTC del 18 Febbraio 2005 alle ore 24.00 UTC del 20 Febbraio 2005.

Dopo l’uscita di Radiorivista di Febbraio!

 

A pagina 53 sempre dell’ultimo numero di Radiorivista, a proposito dei comportamenti illeciti di Radioamatori, un certo Don DX scrive a un certo  Don Vesuvio sulle malefatte di alcuni Dxer

 

Omissis

 

“Alcuni dicono semplicemente che in questo modo scredito la comunità dei DXer, altri sostengono che ognuno è padrone di fare quello che vuole. Penso che abbiano torto tutti e due. Sostenere che qualcuno in Italia delinque, non vuol dire che tutti gli italiani siano delinquenti. Sostenere che ognuno può fare quello che vuole è peggio che nascondere la testa sotto la sabbia.

Esiste un codice di comportamento tra i radioamatori e va rispettato, ma oramai restano pochi coloro che danno importanza a valori come la coerenza e l'onestà”.

Parole sante, soprattutto in relazione alla faccenda del 7° Diploma Volta di cui abbiamo parlato, ma chi sarà questo Don DX, Prete al di sopra di ogni sospetto, senza macchia e senza peccato, che bacchetta quelli che si comportano male?

 

Mala tempora currunt

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-7-

 Da I8XBV Luigi & IK8TEA Massimo

 

Spezzata dal vento la verticale Bibanda Vhf/Uhf

vi spiego il procedimento di riparazione

 

Nel Mese di dicembre 2003 ultimo scorso , poco prima del Santo Natale , in provincia di Napoli , nella zona del Nolano dove abito, per ben quattro giorni hanno imperversato raffiche di un vento di Tramontana con direzioni molto variabili e velocità vicine ai 120 Km/h .!!!!

Al termine di questa bufera , alzati gli occhi al cielo per verificare lo stato del mio parco antenne , ebbi la ventura di trovare…….lo stupendo regalo di Natale!!!!

La mia nuova antenna verticale Bibanda V/U  Maldol  HS-WX5B , simile alla Diamond X500 , alta 5.30 mt. e montata a soli 4 mt. di altezza sul tetto , due mesi prima , sembrava aver reclinato il capo !!!

Tra il primo elemento d’antenna di 2.10 mt e gli altri due si manifestava un insolito angolo che le dava un triste aspetto di abbandono ….

Mi chiesi subito : “ possibile che si sia spezzata un’antenna verticale che , per la sua struttura , dovrebbe resistere al vento almeno  fino a  160 Km/h ??!! “

Ahimè , sì !! …l’antenna si era rotta !!

Così , salito sul tetto dell’edificio per rendermi conto della situazione e smontare l’antenna , ho potuto verificare che , per le forti vibrazioni dovute alle folate di vento , complice una guarnizione molto morbida , presente nella giunzione , si era di fatto allentata la ghiera filettata di serraggio tra il primo ed il secondo elemento d’antenna .

Quindi , per effetto dell’aumentato giuoco di accoppiamento tra le due sezioni , con le oscillazioni indotte dalle folate di vento , il tubo in plastica interno , utilizzato come rinforzo della giunzione ed impedimento all’entrata dell’acqua , si era spezzato e l’antenna , quindi , era trattenuta in posizione semiverticale solo dalla ghiera di giunzione semisvitata .

Cosa fare , adesso ?!…Dove trovare un degno sostituto al tubo interno di rinforzo e come fare per sostituirlo ?! Ero veramente molto scoraggiato.

Un’antenna così costosa che si era rotta con facilità  doveva essere assolutamente recuperata !!

Bene !

Buona memoria non mente e così ricordai di aver preso , tempo addietro e per mera curiosità , in un cantiere edile , un segmento di tubo in PVC , molto robusto , che viene utilizzato con tecniche moderne negli impianti idraulici delle case nuove .

Lo rintracciai nella mia cianfrusaglia ( io sono un conservatore per eccellenza !!! ) e lo misurai.

Ci vuole fortuna nella vita e… la mia fortuna ha voluto che quel tubo avesse lo stesso diametro esterno di quello rotto : Ø 20 mm..

                                               

Solo l’interno Ø 12.5 mm . risultava essere inferiore al Ø 14.5 mm. del tubo originale ma sufficiente a far passare l’elemento metallico interno dell’antenna ed a garantire , col maggior spessore del tubo , una maggiore resistenza complessiva !!!

Si poteva tentare , dunque !!

Bastava eliminare il tratto da 150 mm di lunghezza del vecchio tubo rotto , rimasto incollato nel primo elemento d’antenna , sostituendolo con il nuovo tubo .

Già !!!… ma come ???

Bisognava allargare il foro nel primo elemento d’antenna e portarlo al Ø 20 mm . alesandolo con cura per asportare il segmento residuo del tubo spezzato !!!.

 

                                                

 

Mi sono messo , quindi , alla ricerca degli alesatori cilindrici regolabili e ne sarebbero stati necessarii ben tre  ( 12÷15 mm. ; 15÷18 mm. ; 18÷21mm.) per effettuare bene il lavoro .

Volerli acquistare era impossibile poiché ciascuno ha un costo di circa 580 Euro ed a quel prezzo si sarebbe potuta comperare una mezza dozzina di antenne !!!

Così , chiacchierando in frequenza con i molti amici , per sapere se conoscessero qualcuno che fosse dotato di una serie di alesatori cilindrici regolabili da potermi prestare per effettuare il lavoretto , ho avuto la buona ventura d’incontrarne uno che è riuscito ad aiutarmi : I8 XBV . Il caro Luigino corrispondente serale di tanti corposi e ricchi QSO !!! .

Insieme a lui , con tre giorni d’intenso lavoro da farsi obbligatoriamente a mano , siamo riusciti a rimuovere il tratto residuo del tubo spezzato ed a riparare l’antenna come si può vedere dalle foto  che seguono , riprese con un Videotelefonino , e che non sono eccezionali ma credo rendano sufficientemente l’idea di tutto il lavoro svolto .

 

Quasi alla fine del lavoro.

 

                                           

 

La svasatura d’invito per agevolare l’inserimento dell’elemento metallico interno dell’antenna .

 

                                              

 

La fatica terminata.

Internamente al primo elemento d’antenna in foto sono infilati ed incollati , con resina epossidica bicomponente , 150mm. di tubo verde che sporge di altri 140 mm. da inserire , al rimontaggio ,  nel secondo elemento d’antenna .

Augurando a tutti di non incorrere mai nel mio stesso inconveniente spero di essere riuscito a trattare con sufficienti chiarezza e dovizia di particolari l’argomento fornendo un’utile idea per non buttare alle ortiche danaro ed antenne danneggiate .

73 & 51 de

I8 XBV Luigi & IK8 TEA Massimo

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 8-

NOSTALGIA:

  50 anni fa...

la Radio a Transistor!!

 

                          La radio portatile prima del transistor

                                               

                          La famosissima radio portatile a valvole "Dinghy" della Voxson (1954)

 

 Nel novembre del 1954 venne commercializzato il primo apparecchio radio interamente a transistor. A guardare la storia della tecnologia da quel giorno ad oggi, sembra che non siano passati solo cinquant'anni, ma un tempo smisurato. Il transistor e i suoi derivati hanno infatti impresso allo sviluppo tecnologico un'accelerazione che non si era mai vista prima, nemmeno ai tempi della Rivoluzione Industriale o della nascita della Radio stessa. Oggi guardiamo con affetto e nostalgia alle prime "radioline" degli anni '50, che entrano a buon diritto nel mondo della radio d'epoca, e guadagnano un posto di assoluta dignità a fianco delle loro calde ed ingombranti "sorelle" a valvole.

 

                                                                     

                                          La Regency TR1, la prima radio a transistor del mondo.

 

Primo contatto!

Coloro che hanno l’età per ricordare quegli anni, memorabili anche per tanti altri motivi, non possono certamente dimenticare il primo “contatto” con uno di quei curiosi oggetti variopinti, allora chiamati affettuosamente “radioline a transistor” o semplicemente “transistor”, scatolette di plastica abbellite da qualche fregio cromato e racchiuse in una lussuosa custodia in cuoio, che col loro peso di poche diecine di grammi erano in grado di sintonizzarsi con precisione su tante stazioni senza diventare neppure leggermente tiepide, ma diffondendo quel “profumo” di elettronica che ci sarebbe diventato in seguito tanto familiare. A fianco ai “transistor” tascabili, poi, c’erano – o arrivarono subito dopo – i “transistor” portatili, col mobiletto in legno rivestito in tela plastificata o “vinilpelle”, provvisti di antenna telescopica e maniglia per il trasporto, che con le loro pile a lunga durata e un altoparlante di grande diametro assicuravano un suono di buona qualità, quasi comparabile con quello delle agguerrite concorrenti a valvole. Iniziò così una guerra, destinata a protrarsi per oltre un decennio, nella quale ogni giorno la nuova tecnologia rubava terreno alla vecchia, fino a soppiantarla del tutto e a renderla obsoleta e inutile. Qualcosa del genere capiterà tante altre volte negli anni a seguire, sempre a causa del transistor, che sotto altra veste causerà dapprima la “morte” delle calcolatrici meccaniche, e successivamente quella delle gloriose macchine da scrivere, col conseguente crollo finanziario di numerose aziende storiche che basavano i loro affari sulla meccanica di precisione e non ebbero la prontezza di riconvertirsi.

 

                                   

Confronto tra tre valvole “subminiatura” dei primi anni ‘60 e tre transistor al germanio della stessa epoca. La seconda valvola da sinistra è un "nuvistor".

 

La radio fu la prima ad arrivare, in questa invasione dell’elettronica “solid state”, per una accurata scelta di marketing ed anche grazie alla sua intrinseca semplicità, che ne rese possibile la realizzazione anche se la tecnologia del transistor in quegli anni era ben lungi dall’essere matura. Il transistor (o “transistòre” come si pretendeva che si dovesse pronunciare in italiano) dei primi anni era un dispositivo dal funzionamento ancora incerto e dalle caratteristiche ampiamente variabili anche tra individui dello stesso tipo e marca, al contrario delle valvole che dopo la Seconda Guerra Mondiale avevano raggiunto livelli altissimi di qualità, precisione meccanica e affidabilità, tanto da consentire ai progettisti la realizzazione di dispositivi elettronici in ogni campo di frequenza, dalla corrente continua fino alle microonde, e in ogni campo della tecnologia, dalla radio al calcolatore elettronico fino alle applicazioni aeronautiche e spaziali. E anche per quanto riguarda le dimensioni, le minuscole valvole “subminiatura” e le sfortunate “nuvistor” degli anni ’50 non avevano niente da invidiare ai primi, goffi transistor, offrendo inoltre una affidabilità di funzionamento tale da renderle preferibili per alcuni anni nelle applicazioni più delicate, come gli apparecchi di ausilio medicale (otofoni, pacemaker...), nelle apparecchiature militari e industriali. Dunque la “radiolina a transistor” fu il primo vero “banco di prova” commerciale per i nuovi dispositivi, favorendo un primo salutare impulso per la produzione di massa ed il conseguente calo dei prezzi, dapprincipio proibitivi.

Il capostipite della sterminata famiglia dei transistor dei nostri giorni, sicuri, affidabili, economici e riproducibili in milioni di esemplari su un unico “chip” di silicio, era un oggetto assai delicato, costituito da una piastrina di germanio su cui poggiavano due sottilissimi fili metallici. La produzione di questi dispositivi era quasi completamente artigianale, e la sua stessa costituzione li rendeva delicati, facili da distruggere in seguito a un urto o ad un semplice aumento di temperatura. Si pensi che bastava la temperatura di 65°, facilmente raggiungibile, per distruggere un transistor al germanio durante la sua saldatura in un circuito, e che con soli 50° durante il funzionamento la resistenza interna del transistor diventava abbastanza bassa da causarne l’autodistruzione. Questi dati possono spiegare come mai le grandi Case produttrici di apparecchiature radio (RCA, Sylvania, Philips...) fossero tanto restie, pur conoscendo le potenzialità del dispositivo, ad avventurarsi nella produzione di apparecchi commerciali a transistor.

 

 I ricevitori portatili sono praticamente sempre esistiti, fin dai primi giorni della radio. Anche l’alimentazione a pile non era certo una novità ai tempi dei primi transistor, anzi la storia della radio ricorda numerosi esempi di apparecchi alimentati a pile o a batterie, vuoi per sopperire alla mancanza della rete elettrica, vuoi per preservare appunto la portatilità. Il problema, nell’alimentazione delle valvole, è che sono necessarie diverse batterie, che forniscano tensioni basse per l’accensione dei filamenti e tensioni alte per l’alimentazione anodica. In definitiva il consumo elettrico di un apparecchio a valvole è sempre piuttosto alto, e di conseguenza l’autonomia dell’alimentazione a pile è decisamente scarsa. Ciò non ostante, con la fine della Seconda Guerra Mondiale vennero messe in produzione delle valvole a bassissimo consumo e dal minimo ingombro, che resero possibile la realizzazione di apparecchi riceventi veramente piccoli, leggeri e portatili. Questi apparecchi necessitavano di due pile: una da 1,5V per l’alimentazione dei filamenti ed una da 67,5 o 90V per l’anodica. L’autonomia era di dieci ore o poco più, ma il peso complessivo e le dimensioni dell’apparecchio erano veramente limitati, ed inoltre in molti casi era possibile alimentare l’apparecchio direttamente dalla rete luce quando era presente. I portatili a valvole ebbero un discreto successo, e furono prodotti e commercializzati da quasi tutti i grandi produttori. Con l’avvento dei transistor, per alcuni anni la produzione dei portatili a valvole proseguì, in quanto al momento dell’acquisto erano più economici degli equivalenti ricevitori a transistor, ed inoltre permettevano l’ascolto delle onde corte, cosa che per un certo tempo non fu possibile con i ricevitori a “stato solido” a causa delle limitazioni dei transistor della prima generazione.

Fu così che, proprio negli anni dell’esplosione della radio a transistor, la radio a valvole tenne il mercato come concorrente diretta, con apparecchi piccoli e dai design accattivanti, che in molti casi ancora oggi potrebbero venir facilmente scambiati per radio a transistor. Questa coesistenza durò pochi anni, ma abbastanza da far fiorire una vasta produzione di modelli di varie fogge, colori e dimensioni, che oggi rappresentano il fiore all’occhiello di molte collezioni.

Ancora più breve fu la vita degli apparecchi “ibridi”, realizzati mediante valvole e transistor insieme (valvole nei circuiti ad alta frequenza, transistor negli stadi finali), quasi sempre destinati alle autoradio.

  

Nascita del transistor

Il transistor nasce in America alla fine del 1947. E’ frutto di una lunga ricerca condotta presso i Bell Laboratories da Shockley, Bardeen e Brattain, che per questo risultato guadagneranno il premio Nobel nel 1956. La storia comincia negli anni precedenti la II Guerra Mondiale, quando alcuni ricercatori, studiando le caratteristiche del silicio scoprirono l’esistenza di due diversi tipi di semiconduttore, quello di tipo “N” e quello di tipo “P”, a seconda di certe impurità contenute nel reticolo cristallino. Fu subito chiaro che questa ricerca avrebbe potuto condurre a utili applicazioni, tanto che il giovane ricercatore William Shockley ebbe a dichiarare nel 1939:  “Sono certo che un amplificatore che faccia uso di semiconduttori al posto dei tubi a vuoto sia in linea di principio possibile”.  Sfortunatamente la guerra interruppe le ricerche in questo settore, e fu solo nel 1945 che venne ristabilito presso i Bell Labs un gruppo di lavoro sui semiconduttori, capeggiato da Shockley. Nei due frenetici anni successivi il gruppo concentrò le sue ricerche sul germanio, invece del silicio utilizzato prima della guerra, e finalmente il 23 dicembre 1947 i tre ricercatori poterono presentare al mondo intero un dispositivo amplificatore completamente nuovo, nella forma di un antiestetico intreccio di fili montati su un supporto di plexiglas (Vedi qua sotto ).                       

                                                         

                 Il primo transistor, presentato presso i Bell Labs nella storica data del 23 dicembre 1947. 

 

                                                                

                                                         I tre inventori del transistor

                                           

La storia del transistor 1950 (Stati Uniti) - Brattain, Shockley e Bardeen. I tre scienziati americani - che vediamo nell'immagine - sono, di fatto, i tre inventori del transistor. Che qualcosa del genere potesse funzionare si era capito anche prima, e alcune intuizioni di base risalgono ai primi del '900. Ma furono loro tre a risolvere i problemi fisici e tecnologici alla base del transistor. L'obbiettivo era trovare un marchingegno che amplificasse un segnale, quello che corre sui cavi telefonici, per esempio. Anzi, proprio da questa esigenza, fondamentale per l'espansione della telefonia, si era partiti alla ricerca di qualcosa che funzionasse meglio dei tubi a vuoto, dispositivi dalla rottura facile e produttori di grande calore.

La risposta fu il transistor, che poi dilagò ben oltre le applicazioni telefoniche, diventando una tessera fondamentale nello sviluppo dell'elettronica. Un sito ne racconta la storia, e ne descrive i particolari tecnici, il tutto corredato da immagini d'epoca, come gli appunti a mano dei tre scienziati che più di cinquant'anni fa risolsero il problema.

 

 

Il nome transistor (combinazione di TRANSconductance varISTOR) fu suggerito da un altro ingegnere dei Bell Labs. La teoria che sta alla base del funzionamento dei transistor (teoria delle bande nei semiconduttori) è piuttosto complessa, difficilmente semplificabile come si usa fare per spiegare il funzionamento delle valvole.

Il primo transistor (detto anche “triodo a stato solido”), è un diretto discendente del diodo a semiconduttore, a sua volta derivato dai classici rivelatori a galena conosciuti fin dai primi anni del secolo scorso. Il diodo a cristallo è basato su un pezzetto di cristallo di germanio su una superficie del quale viene collegato un conduttore (terminale di catodo), e sull’altra superficie viene realizzato un contatto a “baffo di gatto” con un filo sottilissimo (terminale di anodo), realizzando così una “giunzione” dalle proprietà rettificatrici per la corrente elettrica. La corrente può fluire con facilità dall’anodo verso il catodo, ma non viceversa.

Il transistor originale a punte di contatto era basato su una tecnologia simile; consisteva in una piastrina di germanio, detta base , a una faccia della quale era connesso un elettrodo, mentre sull’altra faccia erano poggiati altri due sottili elettrodi a punta: uno era detto emettitore (o anche “emittore” dall’inglese emitter) , l’altro collettore . In questo modo si avevano due punti di contatto, quello tra base ed emettitore e quello tra base e collettore. Vedremo in seguito in quali condizioni e con quali limiti questa configurazione è in grado di amplificare un segnale elettrico. Il ben noto simbolo grafico del transistor deve la sua origine proprio alla configurazione iniziale.

 

Le caratteristiche dei primi transistor non erano certo entusiasmanti: il coefficiente di amplificazione era piuttosto scarso, il comportamento alle alte frequenze largamente deludente, e l’affidabilità complessiva lasciava molto a desiderare. Ciononostante le grandi industrie cominciarono quasi immediatamente la produzione di proprie serie di transistor, soprattutto in vista di applicazioni particolari, in cui la miniaturizzazione e il basso consumo fossero elementi determinanti per il progetto. Dunque all’inizio degli anni ’50 del secolo scorso, le principali aziende americane già attive nel campo dei tubi elettronici (RCA, Sylvania, Raytheon,), mantenevano una linea di produzione di dispositivi a semiconduttore, senza peraltro “spingere” troppo, e senza inserirli in prodotti di largo consumo, soprattutto per evitare di rischiare sulla propria immagine.

L’unica tra le grandi industrie a lavorare seriamente ad una applicazione che favorisse il lancio commerciale del transistor era la Texas Instruments (TI), azienda leader nel settore dei semiconduttori. Di fatto già nel 1953 gli ingegneri della TI avevano messo a punto un progetto di ricevitore tascabile interamente a transistor. I prototipi, pur perfettamente funzionanti, denotavano però alcuni problemi dovuti alla necessità di selezionare i transistor da installare in ciascuno stadio, a causa dell’alta variabilità delle caratteristiche di ciascun elemento. Ciò faceva lievitare il prezzo del prodotto finito a livelli improponibili, data l’alta percentuale di lavoro manuale necessaria per la produzione e messa a punto di ciascun esemplare.

Intanto, una giovane azienda di Indianapolis, la I.D.E.A. (Industrial Development Engineering Associates), nata dall’associazione di alcuni ex dipendenti dell’RCA, stava a sua volta cercando un proprio sbocco commerciale, con prodotti che non la mettessero in diretta concorrenza con le grandi Case. Già attiva nel campo dell’elettronica con un amplificatore d’antenna per TV, nel 1954 fondò una divisione nuova, cui venne dato il nome di REGENCY, con lo scopo di sviluppare e brevettare nuovi dispositivi in campo elettronico. Il presidente dell’IDEA, Ed Tudor, fu entusiasta all’idea di iniziare la produzione di un ricevitore tascabile a transistor, partendo dal presupposto che con l’avvento della guerra fredda con l’Unione Sovietica, in previsione di un attacco nucleare la radio a transistor avrebbe potuto rappresentare un elemento essenziale per la sopravvivenza. Fu l’ingegnere capo della Regency, Dick Koch, a sviluppare l’idea che mancava alla TI per rendere commerciabili i suoi apparecchi a transistor. Con le modifiche di Koch il progetto della TI diventava insensibile alle caratteristiche intrinseche dei componenti utilizzati, che quindi potevano essere montati e saldati direttamente sulla piastrina a circuito stampato senza alcun altro intervento umano. Inoltre il numero dei transistor scendeva da sei a quattro, con un conseguente ulteriore calo di costo alla produzione. Una terza azienda, la PAINTER, TEAGUE & PETERTIL, specializzata in design industriale, fu incaricata di progettare il contenitore in materiale plastico colorato, da realizzarsi per semplice stampaggio a caldo, senza alcuna successiva lavorazione meccanica (fresatura, lucidatura o altro).

 

Fu necessario anche trovare aziende di componenti elettronici in grado di produrre le parti miniaturizzate necessarie (condensatore variabile, bobine di sintonia, trasformatori per alta e bassa frequenza), che in quell’epoca non erano facili da trovare. Infine, con un grande sforzo ingegneristico, tutti i componenti vennero montati a stretto contatto l’uno con l’altro fino a poter essere contenuti in una custodia in materiale plastico delle dimensioni esterne di circa 8 x 12 cm. Un vero miracolo! La Regency TR-1 fu pronta per il lancio commerciale alla fine di ottobre del 1954, in tempo per le grandi vendite natalizie. Nonostante tutte le economie, il design accurato e l’esiguo margine che la Regency tenne per sé, il prezzo di vendita del primo ricevitore a transistor fu fissato in ben 49,95 $, più altri 3,95 per la custodia in pelle ed altri 7,50 per l’auricolare, un prezzo certamente non proprio economico per gli stipendi di allora. Ciò non frenò minimamente il successo commerciale, che fu immediato e travolgente, tanto che l’unico limite alle vendite della TR-1 fu rappresentato solo dalla scarsa capacità produttiva dell’azienda.

 

                                                          

                                   La Raytheon 8TP-1, primo modello "portatile" a transistor (1955)

 

La TR-1 non restò a lungo sola sul mercato. Fu la Raytheon, altra produttrice di semiconduttori, a mettere in commercio pochi mesi dopo il secondo apparecchio americano “all transistor”. Si tratta del modello 8TP-1, un apparecchio a otto transistor, di dimensioni ragguardevoli, con mobile in legno rivestito in “vinilpelle”, con altoparlante di grandi dimensioni e pila a lunga autonomia. Il lancio avvenne nel febbraio del 1955, al prezzo di circa 80 $, l’equivalente di oltre 500 € di oggi. Anche in quel caso il successo fu immediato e superiore alle aspettative. Alla fine del 1955, che fu il primo anno intero di vita della radio a transistor, i modelli disponibili sul mercato americano erano già una mezza dozzina: la ZENITH aveva lanciato il suo ROYAL 500, EMERSON il modello 842, RCA il BT-10, General Electric il 675. La TR-1 restò comunque per lungo tempo l’unica radio da taschino, e venne accusata di non essere proprio una “cosa seria”, in confronto agli altri modelli più costosi ed elaborati.

 

Arrivano i Giapponesi

 

Ma intanto in Giappone non tutto era calmo e tranquillo. Un piccolo produttore di registratori a nastro, la Tokyo Tsushin Kogyo (TOTSUKO), riuscì nel 1953 a convincere il Ministro del Commercio e dell’Industria  ad autorizzare l’acquisto della licenza di produzione dei transistor da parte della Western Electric sotto il brevetto Bell Labs. Dopo il tempo necessario ad apprendere la tecnologia ed i processi di fabbricazione la Totsuko potè cominciare la produzione di una propria linea di transistor, e di lì a poco, nell’agosto 1955, immise sul mercato il primo apparecchio radio da taschino, il modello TR-55, utilizzando per la prima volta il marchio SONY.

 

                 

 

                                                         Due dei primi modelli Sony: il TR55 rd il TR6.

 

 Sfortunatamente il TR-55 fu prodotto in piccola quantità e solo per il mercato interno, ed è quindi praticamente introvabile. Il secondo apparecchio prodotto, il TR-72, di grandi dimensioni e con mobile in legno, fu esportato solo in Canada sotto il nome del loro distributore locale GENDIS (General Distributors). Il terzo modello (TR-6) non ebbe maggior fortuna commerciale, ma merita di essere ricordato essendo il primo ricevitore a transistor a montare il rivoluzionario condensatore variabile MITSUMI.

 

                                                          

                                      Il modello TR-63 della Sony, il primo vero ricevitore “tascabile”

 

Il TR-63, il primo vero ricevitore “tascabile”, fu prodotto nel marzo del 1957. In quel periodo la Totsuko aveva già adottato definitivamente l’accattivante denominazione SONY Corporation, ben adatta a penetrare nel mercato occidentale. Il TR-63 fu una vera rivoluzione, un nuovo modo di vedere la tecnologia e la progettazione estetica. Contrariamente al TR-1 che mischiava al suo interno una miscela di vecchia e nuova tecnlogia, il TR-63 fu realizzato completamente con componenti miniaturizzati progettati apposta e tutti marchiati SONY, compresi i transistor. Il successo del TR-63 fu mondiale, e sancì con forza dirompente l’ingresso dell’industria elettronica giapponese nel mercato occidentale.

Dopo il grande successo del TR-63 la Sony introdusse sul mercato un ricevitore ancora più piccolo, il famosissimo TR-610. Questo fu, ed è tuttora, il più tipico esempio di radio a transistor tascabile, il prototipo intorno al quale si sarebbe sviluppata la produzione mondiale di centinaia di apparecchi simili. Da allora in poi, fatalmente, ogni nuova radio a transistor tascabile sarebbe stata confrontata, e giudicata, in base alle caratteristiche della TR-610.

 

                              

                                              La Sony mod. TR-610, leader del mercato mondiale nel 1958

 

 

 Radio “strategica”: i misteriosi CD-Marks

 Si è già accennato ad un aspetto “strategico” che fu assegnato negli Stati Uniti alla radio a transistor e che ne incoraggiò la diffusione. Gli anni dello sviluppo del transistor coincidono con quelli dell’escalation della guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica, quella fortunatamente mai combattuta esplicitamente, che coinvolse le due superpotenze mondiali, spingendole ad una sfrenata corsa agli armamenti di offesa e difesa. Tra questi armamenti i più temuti erano i missili a testata nucleare, pronti da ambo le parti a seminare morte e devastazione nel profondo dei territori avversari. Si era creata negli USA una vera e propria ossessione di un improvviso attacco di missili sovietici, lanciati dalle loro basi nascoste o dai sottomarini nucleari, che avrebbe lasciato ben poco tempo per organizzare una vera e propria difesa attiva. In quegli anni si costruirono migliaia di rifugi antiatomici, dove la gente prevedeva di vivere per anni!!! I missili di allora non potevano essere teleguidati, dal momento che dovevano sorvolare un tratto del territorio nemico, né potevano essere puramente “balistici”, perché in questo caso sarebbe stato molto difficile indirizzarli con precisione fin dal lancio. Uno dei possibili sistemi in uso allora per guidare un missile sul bersaglio era quello di dotarlo di una strumentazione in grado individuare e seguire delle particolari frequenze radio ben note, relative per esempio alle stazioni trasmittenti radiotelevisive commerciali disseminate sul territorio nemico, o alla rete di comunicazione radiotelefonica. In altre parole, la rete radiotelevisiva commerciale costituiva una sorta di sistema di “radiofari” che avrebbe permesso ai missili di orientarsi nel territorio da sorvolare. Per disorientare i missili occorreva quindi, in caso di allarme nucleare, “spegnere” tutta la rete di trasmissioni radio del territorio: i missili sovietici, senza più la guida dei segnali radio su cui erano programmati, si sarebbero trovati senza controllo e avrebbero sicuramente mancato i bersagli vitali.

Questo schema di difesa, chiamato CONELRAD (Control of Electromagnetic Radiations) fu uno dei sistemi adottati nel 1951 dal presidente Truman per la cosiddetta “difesa civile”, quella destinata a ridurre il numero di perdite civili o di danni al patrimonio comune in seguito allo scoppio di una guerra aperta. Ma un black-out radiotelevisivo durante un attacco nucleare non era certamente auspicabile per una popolazione disorientata ed impaurita: occorreva assicurare ai civili un sistema di emergenza per impartire le informazioni e le istruzioni indispensabili. E’ qui che entra in gioco la radio portatile, meglio se a transistor. Vennero stabilite due frequenze d’emergenza sulla banda delle onde medie: 640 e 1240 kHz, poste quindi a circa 1/4 e 3/4 della scala delle onde medie. La popolazione venne istruita a sintonizzare, “in caso di attacco”, la propria radio su una di queste frequenze. Sotto un attacco sovietico tutte le radio commerciali avrebbero cessato le trasmissioni regolari. Al loro posto sarebbero intervenute le stazioni CONELRAD per tenere aggiornato il pubblico sulle misure d’emergenza. Come parte del sistema fu reso obbligatorio per tutti gli apparecchi radio venduti dopo il 1953 un preciso contrassegno per ciascuna delle due frequenze strategiche, in modo da facilitarne la ricerca. Questi contrassegni, sotto forma di due piccoli triangoli sulla scala numerica, presero il nome di “CD marks”, dove CD sta per Civil Defense. Quest’obbligo cessò quando il sistema CONELRAD fu abbandonato, nel 1963, in favore di sistemi a più alto contenuto tecnologico.

L’aspetto strategico della radio a transistor come mezzo di comunicazione d’emergenza, messo in evidenza  a più riprese dal governo americano durante gli anni più critici della guerra fredda, spinse molti americani all’acquisto, o comunque rappresentò un buon pretesto per affrontare la spesa.

 

I primi dieci anni

Nel decennio che va dal 1955 al 1965 si consuma una grande parte dello lo sviluppo tecnologico e commerciale della radio a transistor: dalle prime costose radio tascabili basate sui delicati e instabili transistor al germanio ed alimentate con pile speciali, fino alle prime radio a circuiti integrati, i multibanda AM/FM ed i complessi stereofonici con parecchi watt di potenza d’uscita, equipaggiati con robusti transistor al silicio. Ovvero, dall’esordio alla maturità, con tutto ciò di positivo e negativo che uno sviluppo così rapido comporta. La radio a transistor vera e propria, la famosa “radiolina” diventa sempre più economica e sempre meno “di qualità”, finendo, alla fine degli anni ‘60, ad occupare il ruolo di semplice oggetto di consumo “usa e getta”, del valore commerciale di poche migliaia di lire di allora (pochi euro dei nostri giorni). E’ ancora il Giappone a rifornire il mondo di radioline ed altri piccoli oggetti tecnologici di basso costo, affiancato ora da altri colossi dell’industria orientale (Hong-Kong, Singapore, Taiwan…), mentre le industrie occidentali e in special modo quelle europee tengono le fasce alte del mercato mediante una produzione classica e molto conservativa, basata ancora in gran parte sulla tecnologia a valvole e sulle rifiniture in legno pregiato. Nel frattempo il dispositivo responsabile di questa rivoluzione, il piccolo transistor, si avvia, con accelerazione crescente, verso uno sviluppo che non conoscerà mai rallentamenti, diventando il protagonista indiscusso della tecnologia dell’ultima metà del ventesimo secolo.

Giusto per restare agli anni che ci interessano, sarà sufficiente ricordare che se solo nel 1955 il peso maggiore del costo di un apparecchio radio era dovuto al numero di transistor adottati (anche 5 dollari di allora per ogni transistor), tanto che questo numero veniva generalmente dichiarato con una dicitura esterna, già dopo pochi anni la produzione di massa aveva fatto crollare il prezzo a pochi centesimi di dollaro per unità prodotta (il valore attuale di un transistor comune è stimabile grosso modo in un decimillesimo di dollaro, praticamente zero). Di lì a poco, ossia nel 1961, veniva avviata la produzione dei primi circuiti integrati, quei dispositivi in grado di riunire in un’unica piccola piastrina di silicio (chip) un intero circuito costituito da componenti attivi e passivi, transistor, diodi, resistenze e condensatori. E’ la nascita della cosiddetta “microelettronica”, ossia dell’elettronica basata su dispositivi tanto piccoli da essere invisibili. Il maggiore impulso a questa corsa alla miniaturizzazione non veniva però certamente dalle esigenze del mercato della radio, ma da quello della nascente informatica. Tranne pochi esempi, infatti, la radio non fu coinvolta nello sviluppo della microelettronica, ma anzi per molti anni e fin quasi ai giorni nostri la produzione di apparecchi radio commerciali si basò su uno standard tecnologico fondato su componenti discreti (transistor) e su uno schema convenzionale molto simile a quello sviluppato nei primi anni ’60. I ricevitori a circuiti integrati prodotti prima della metà degli anni ’60, come per esempio il famoso IC2000 della Philips, erano destinati a restare casi isolati.

La produzione di radio a transistor si specializzò rapidamente, se non dal punto di vista tecnico, almeno da quello delle tipologie di utilizzo, dividendosi in tre diversi settori corrispondenti ad altrettante fasce di prezzo: il modello tascabile, il modello portatile e quello da tavolo. I primi due tipi, alimentati a batterie, si configurarono già dai primissimi modelli, mentre il terzo tipo, quello da tavolo, alimentato a corrente alternata emerse pian piano durante il decennio con lo scopo di scalzare definitivamente dal mercato la radio a valvole. Naturalmente, oltre a queste tre tipologie destinate al grande pubblico si svilupparono altri settori più o meno specialistici, per esempio quello dei ricevitori semiprofessionali multibanda, di cui è un ottimo esempio europeo la fortunatissima serie “Satellit” della Grundig. L’industria si adeguò rapidamente alla nuova tecnologia, e se nei primissimi anni le radio a transistor adottavano una tecnologia simile a quella delle radio a valvole, semplicemente ridotta di dimensioni, nel giro di un tempo brevissimo la produzione di componenti si orientò verso le applicazioni transistorizzate; nacquero così i componenti che ben conosciamo, potenziometri adatti per la saldatura diretta su circuito stampato,  condensatori variabili miniaturizzati (come il famoso “Polyvaricon” che segnò l’inizio della fortuna della giapponese Mitsumi), condensatori ed altri componenti adatti per il montaggio “verticale”, avendo i due terminali che fuoriescono dalla stessa parte (radiali), minuscoli trasformatori di media o bassa frequenza progettati per essere affiancati nello stretto spazio destinato ad ospitare tutto il circuito, e comunque tutti componenti adatti per funzionare con tensioni di alimentazione basse o bassissime, e con potenze in gioco anch’esse impensabili solo pochi anni prima.

 

                                            

Il condensatore variabile per radio a transistor, introdotto per la prima volta nel 1955 dalla Mitsumi e denominato "Varicon", divenne presto un componente universale per tutti gli apparecchi miniaturizzati

 

Occorre dire che lo sforzo della miniaturizzazione in quegli anni andò oltre il ragionevole, e si affacciarono sul mercato dei veri e propri prodigi della tecnologia, ossia le più piccole radio mai prodotte al mondo, che non superavano i pochi centimetri cubici di volume complete di altoparlante e di pile al mercurio incorporate. Un esempio per tutti: la serie “Micronic Ruby” della giapponese Standard, prodotta in diversi minuscoli esemplari intorno agli anni 1964-65. Questi veri e propri “gioielli”, che venivano venduti in confezioni piuttosto lussuose all’interno di appositi cofanetti imbottiti di raso, avevano forse il solo scopo di stupire il pubblico più che di diversificare realmente il mercato: forse la presenza delle “microradio” serviva a rendere più accettabile l’idea della radio tascabile, non troppo piccola e non troppo costosa da acquistare e da alimentare.

 

                               

Un ricevitore miniaturizzato del 1964: il "Micronic Ruby" della giapponese Standard. 8 transistor in pochissimi centimetri cubici, con ascolto in altoparlante!

 

Un altro elemento che conobbe un rapido sviluppo durante il primo decennio commerciale del transistor fu la vera e propria tecnologia costruttiva. Le prime radio erano costruite a mano, esattamente come lo erano state fino ad allora le radio a valvole. Molto spesso si partiva da un telaio metallico, ci si montavano sopra i minuscoli zoccoli per i transistor, i componenti grossi, trasformatori, medie frequenze, condensatore variabile, e successivamente si cablavano i collegamenti e si montavano i componenti passivi su appositi ancoraggi. Questa tecnica “hand wired” (cablata a mano) fu adottata principalmente dalle grosse aziende già attive nel campo della radio. Anche quando si adottava la tecnica del circuito stampato, molto più adatta alla miniaturizzazione, si manteneva l’abitudine del montaggio manuale: ogni apparecchio veniva costruito interamente a mano da operai specializzati muniti di saldatore e spesso di lente d’ingrandimento. In questo modo, il costo finale di ogni apparecchio prodotto si manteneva non molto diverso, se non addirittura maggiore, di quello di un ricevitore a valvole di media qualità. Il circuito stampato, ossia la piastra forata con i collegamenti in rame già stampati, divenuto in seguito lo standard più usato in elettronica, era già stato introdotto da alcuni anni anche per la costruzione di apparecchi a valvole,  con un certo vantaggio nella costruzione di apparecchi economici di dimensioni compatte. Si trattava solo di trovare un sistema industriale per automatizzare il montaggio dei componenti sulla piastra, e soprattutto per eseguire le saldature. Tale sistema, detto della “saldatura a onda”, fu messo a punto proprio nei primi anni ’60, ed è realizzato mediante una vaschetta colma di stagno fuso nella quale viene poggiato per un istante il circuito stampato con tutti i componenti semplicemente inseriti nei fori: la presenza di un disossidante ed una certa oscillazione introdotta sulla superficie dello stagno liquido (onda) provoca la saldatura istantanea e contemporanea di tutti i componenti montati sulla piastra. Questo procedimento favorì la produzione di massa ed il conseguente calo dei prezzi. Un altro elemento decisivo fu lo sviluppo, negli stessi anni, della tecnologia di lavorazione delle materie plastiche, che determinò il moltiplicarsi di gusci di tutte le fogge, colori e modelli possibili, con un'offerta sempre più vasta ed economica, naturalmente a scapito della qualità. Già nella metà degli anni '60 le marche produttrici di radio a transistor raggiunsero un numero astronomico, tra le autentiche giapponesi con le cosiddette "sottomarche", le varie imitazioni dai nomi spesso assonanti con quelli delle marche conosciute, per finire con i mille marchi inesistenti stampati sulle scatolette colorate dal funzionamento incerto in vendita nelle bancarelle, eccetera.

 

                                       La prima radiolina italiana della GBC

                                                                 

                                                                           La GIBY del 1960 

 

Da quel momento in poi la radio portatile a transistor cessò di essere quell'oggetto ricercato che era stato nei primi anni, una specie di "status symbol" che denotava il benessere di chi la possedeva, e scivolò inesorabilmente nella mediocrità del grande mercato dell' "usa e getta". Si salvarono solo poche case e pochi modelli che puntarono sulla ricercatezza del design o sulle qualità tecnologiche, ma non furono più sostenute dalla grossa spinta commerciale dei primi tempi: ora il mercato aveva ben altre cose per le mani, televisori, impianti Hi-Fi, registratori a cassette, orologi al quarzo, calcolatrici...

 

 Amarcord

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Da Daniele - IV3TDM

 

Incontro a Pompei

con i componenti la Lista I4AWX

 

Per tutti coloro che desiderano scambiare quattro parole, avere informazioni e chiarimenti sui nostri programmi e sugli intenti, dare suggerimenti e consigli, e perché no anche critiche purché costruttive, comunico che sarò presente insieme a Luigi -I4AWX- e ad un nutrito gruppo di componenti la lista I4AWX, alla Fiera di Pompei ed al Meeting che quivi si terrà nei giorni 26 e 27 Febbraio prossimi.

 

Vi aspettiamo.

' 73 de Daniele - IV3TDM

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Elettronica per tutto, elettronica per tutti

a Faenza il 5 e 6 marzo 2005

 

A Faenza Fiere i prossimi 5 e 6 marzo si svolgerà l’edizione ‘di primavera’  di Expo Elettronica, la mostra mercato dedicata all’elettronica professionale e di consumo, organizzata da Blu Nautilus con il patrocinio del Comune di Faenza e del Ministero delle Comunicazioni.

Nata come mercatino radioamatoriale, nel corso degli anni l’evento si è aperto anche ad altri settori ed applicazioni, andando di pari passo con il dilagare dell’elettronica negli oggetti di uso professionale o quotidiano e radunando oltre 150 espositori provenienti da tutt’Italia.

Tre i protagonisti della manifestazione informatica e mondo del computer, compagno ormai indispensabile nel lavoro e negli hobby, rigorosamente accessoriato con una miriade di periferiche ed optional per personalizzarne sempre di più le prestazioni, la funzionalità e l’estetica.

Per un pubblico ancora più vasto a disposizione tanta tecnologia "a portata di tutti": telefonia, antenne e decoder per la tv digitale, lettori dvd, hi-fi, video proiettori, videogiochi; articoli, ricambi, gadget e curiosità elettriche, elettroniche e digitali per stare al passo con le innovazioni senza spendere una fortuna.

Il numerosissimo pubblico, (circa 12.000 a ottobre 2004) che proviene un po’ da tutta la Romagna ma anche da ben più lontano, è attratto dalla possibilità di trovare buone occasioni sia nel "nuovo" sia tra i "surplus", giacenze o usato perfettamente funzionante o talvolta con qualche piccolo difetto ma che mani esperte sapranno riportare a nuova vita. Quello faentino è infatti un appuntamento davvero imperdibile anche per il pubblico più specializzato, che qui trova materiali e componenti molto tecnici e rari da reperire, elementi indispensabili per l’autocostruzione, la personalizzare o riparare tutto ciò che è elettrico-elettronico. Alto gradimento anche per il mercatino di Radio Expò mostra scambio di apparecchi per radioamatori, radio d’epoca, militari, surplus, valvole, ricambi e riviste che si svolgerà nella sola giornata di sabato 5 marzo, sotto la tettoia del cortile interno alla fiera.

Chi desiderasse testare gli apparati radioamatoriali potrà rivolgersi ad A.R.I. (Ass. radioamatori italiani) sezione di Faenza che sarà presente con un banco prova, mentre i volontari del Coordinamento Provinciale Associazione Volontariato Protezione Civile Ravenna parteciperanno con un’esposizione mezzi e attrezzature impiegati nelle operazioni di salvataggio. Per un week end elettrizzante, in cui l’elettronica è protagonista, appuntamento sabato 5 e domenica 6 marzo a Faenza Fiere (Centro Fieristico Provinciale), in Via Risorgimento 1, dalle ore 9 alle ore 18. Il biglietto d’ingresso è di € 7,50. Sul sito www.blunautilus.it  è

possibile scaricare il biglietto per l’ingresso ridotto ed altre notizie. Per chi predilige i mezzi pubblici, oltre alla linea A sarà in funzione un bus navetta dalla stazione ferroviaria alla fiera.

 

Organizzazione e informazioni: Blu Nautilus srl - tel. 0541439573 - fax 0541439584

info@exporadioelettronica.it

 

 

Con preghiera di gentile segnalazione

Info per la stampa a cura di

Claudia Lugli

Tel. dir. 0541 439575 fax 0541 50094

c.lugli@blunautilus.it

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Da Giancarlo Moda I7SWX

 

 

 

DIPLOMA PARCO DELL’ALTA MURGIA

Associazione Radioamatori Italiani

Sezione di Cassano delle Murge (Bari) – Italy

Sezione A.R.I. Fondata il 5 Giugno 2004 *

Amicizia Attraverso la Radio * Friendship Through Radio"

Nominativo Stazione Radio: IQ7MU

 

La Sezione ARI di Cassano delle Murge ha istituito il diploma permanente Parco dell'Alta Murgia aperto a tutti i radioamatori che possono dimostrare di aver effettuato collegamenti two-way, ed a tutti gli SWL che abbiano realizzato ascolti di:

 

-           Radioamatori di Bari e provincia: 1 punto

-           Radioamatori Soci della Sezione di Cassano delle Murge, codice 70.10 : 2 punti

-           Radioamatori residenti nel Parco (*): 3 punti

-           Stazioni Jolly e Club IQ7MU: 5 punti

 

1 - I richiedenti italiani devono dimostrare di aver realizzato QSO per un totale minimo di 10 punti.

2 - Non è indispensabile l'invio delle QSL originali, basta una fotocopia delle stesse, oppure una lista firmata da un responsabile di una Sezione ARI o da due radioamatori regolarmente autorizzati.

3 - Sono validi tutti i contatti od ascolti a partire dal 5 marzo 2004 (data del Decreto Ministeriale che stabilisce il perimetro e le                 misure di salvaguardia del Parco dell'Alta Murgia).

4 - La lista deve essere in ordine alfabetico  con data ed ora, banda, rapporti ricevuti e dati.

5 - Il Diploma Parco dell'Alta Murgia può essere rilasciato per bande o modi specifici, se richiesto.

6 - E' richiesto un contributo spese di Euro 10,00 a mezzo C/C Postale 57871626.

7 - Ogni anno, in occasione di uno degli eventi sociali piu’ importanti per la Sezione di Cassano delle Murge, sarà attribuito un premio speciale al radioamatore italiano e straniero che avrà raggiunto il più alto punteggio.

 

L'Award Manager fornirà gratuitamente, se richiesto contestualmente al diploma, una lista dei radioamatori in graduatoria ; diversamente allegare SASE o SAE ed una banconota da 1.00 $. La corrispondenza va inviata a::

 

Award Manager Maria Maddalena Stano, IW7BNB

ARI Sezione di Cassano delle Murge, Casella Postale

104 – 70020 CASSANO MURGE - BA

 

(*) I Comuni compresi nel Parco dell'Alta Murgia sono:

Cassano delle Murge, Altamura, Andria, Bitonto,

Corato, Gravina di Puglia, Grumo Appula, Minervino

Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia, Santeramo in

Colle, Spinazzola, Toritto.

 

             Giancarlo Moda, I7SWX

Presidente  Sezione ARI - Cassano Murge

i7swx@yahoo.com

www.qsl.net/iz7ath/aricassano

 

A.R.I. - Associazione Radioamatori Italiani – Sezione di Cassano delle Murge

Via Maggior Turitto 32

Casella Postale 104

70020 CASSANO MURGE - BA

 

Per maggiori informazioni ed iscrizioni contattare:

Daniele Romano - Responsabile Public Relations: ik7qhh@libero.it Michelangelo Ninni - Segretario: ik7hpj@libero.it

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Da C.Gatti AIRE

 

AIRE Mostra scambio a Vimercate

 

 

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Da Luca iw7eeq

 

La prima trasmissione radiofonica

Reginald Fessenden

Primo uomo nella storia ad inviare trasmissioni di voce e di musica senza fili  ed  inventore dell'ecoscandaglio, di apparecchi di trasmissione sottomarina di segnali e di più di 500 brevetti, Reginald Fessenden  nacque nella contea di Bromo nel 1866, figlio di un ministro anglicano.

Passò una gran parte della sua gioventù in Ontario; da bambino, eccelleva in matematica ed adorava il bricolage e fare esperimenti.

All'età di 10 anni, a Brantford, in Ontario, assistendo ad una lezione sul telefono di Alexander Graham Bell,  immaginò di trasmettere la voce umana senza fili.

Reginald Fessenden condusse una brillante carriera scolastica ed universitaria.

A 20 anni, fu assunto dal "Thomas Edison Machine Works".

Più tardi, insegnò genio elettrico in due università e portò avanti le sue ricerche sulle comunicazioni senza fili.

Tuttavia, pochi suoi colleghi, ivi compreso Thomas Edison, condividevano la sua idea secondo la quale la trasmissione della voce era possibile.

A questa epoca, la radiodiffusione si limitava al codice Morse.

Impiegato nell'ufficio meteo degli Stati Uniti, Fessenden riuscì a trasmettere il primo messaggio radio da un'isola nel mezzo del fiume Potomac. Il messaggio diceva: "Uno, due, tre, quattro, nevica lì dove siete Voi, signor Thiesen? Se sì, volete telegrafarmi"? Ad un chilometro, Thiesen rispose ed è così che nacque la trasmissione radiofonica. L'invenzione di Reginald Fessenden fu macchiata da una contestazione giuridica relativa ai suoi diritti di proprietà industriale, un problema che l'inseguì lungo tutto il corso della sua carriera.

Malgrado i successi,  i suoi colleghi confutavano le sue teorie. Guglielmo Marconi, l'inventore della telegrafia senza fili, credeva che le onde dei suoni provenivano da una scintilla che creava un effetto di scossa.

M. Fessenden sosteneva - a ragione - che le onde sonore si trasmettono per onde continue centrifughe, tutto come gli effetti di un sasso che cade nell'acqua.

Gli esperimenti lo spinsero a suggerire che se le onde avessero potuto essere trasmesse ad alta frequenza, sarebbe stato possibile ascoltare su di esse le "fluttuazioni dovute alla voce umana". Nel 1906, dopo parecchi anni dedicati a perfezionare i suoi lavori, fu in grado di mostrare il vero potenziale della radiodiffusione.

La Vigilia di Natale, diffuse la prima emissione da Boston. I marconisti a bordo delle navi che traversavano l'atlantico lo sentirono suonare "Santo Natale" al violino, leggere dei passaggi della Bibbia ed augurar loro un Felice Natale.

Durante gli anni susseguenti, M. Fessenden inventò un sistema di comunicazioni sottomarine, degli apparecchi che permettevano di scoprire l'artiglieria nemica e di localizzare i sottomarini nemici ed anche un apparecchio per misurare la profondità oceanica, che chiamò "phantometer".

Negli anni 1920, l'interesse per la radio cresceva ed i governi cominciarono ad emettere dei permessi di diffusione. L'"Institute of Radio Engineers" emise una medaglia in onore di Fessenden. La città di Philadelphia lo onorò dell'appellativo "Quello i cui lavori hanno portato un grande beneficio all'umanità".

Nel 1928, gli furono concessi 500.000 $ nell'interminabile controversia a proposito del suo brevetto.

A 62 anni, la salute lo abbandonò e Reginald Fessenden traslocò nelle Bermuda.

È là che l'uomo che veniva definito "il più grande inventore della radiotelefonia dell'epoca, più importante di Marconi" morì nel 1932.

Difatti, aveva provato che molte delle teorie dei suoi contemporanei erano inesatte.

In quanto a Marconi, continuava a trasmettere in codice morse mentre M. Fessenden procedeva alle sue prime diffusioni vocali. Fessenden fu dimenticato tuttavia, praticamente dopo il suo decesso e fu privato del suo posto legittimo tra i pionieri della radiodiffusione.

Solo di recente ha ottenuto, postuma, la riconoscenza che meritava.

Nel 1983, una targa è stata eretta nel suo onore ad Austin dalla Commissione dei luoghi e monumenti storici del Canada.

 Luca IW7EEQ
SWL I7-3390 TA
Capo San Vito - Taranto
http://it.groups.yahoo.com/group/cisartaranto/

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Da  Andrea Artuso   IX1OEN

 

Nuovo sito della Sezione Ari di Aosta

 

Con la presente Vi informo che grazie al lavoro svolto dal nostro Consiliere Rinaldo IW1GAG, da oggi è attivo il nuovo sito internet della Sezione ARI di Aosta.

L'indirizzo è www.ariaosta.it . Al suo interno potrete trovare le info per contattare i componenti del consiglio direttivo ed i responsabili delle varie attività di sezione.

 

Ovviamente essendo il sito appena stato "varato" necessita del contributo di tutti per essere arricchito con articoli , info , foto di attività radiantische o progetti elettronici e similari. Quindi Vi invitiamo a COLLABORARE facendo pervenire il Vostro materiale e LE VOSTRE IDEE via e-mail all'indirizzo ufficiale della sezione ariaosta@ariaosta.it oppure agli indirizzi di posta di Rinaldo oppure di Andrea che troverete sul sito alla pagina DIRETTIVO.

 

Con la speranza di aver creato uno spazio utile a tutti, speriamo di ricevere numerose idee e progetti per renderlo completo ed interessante.

 

Cordiali 73' .

 

Il Presidente della Sezione A.R.I. di Aosta - IQ1VD

            

               Andrea Artuso   IX1OEN

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CW addio!

 

Presto il CW non sarà più materia d’esame

ma solo impegno culturale volontario

 

La nuova Legge con l’abolizione dell’esame di CW e con l’unificazione in un'unica patente delle due categorie attuali, A e B, è stata finalmente predisposta dal Ministero delle Comunicazioni e si trova attualmente all’esame degli Organi di controllo dello Stato che devono approvarla. Se non interverranno modifiche da parte di questi Organismi, la Legge sarà definitivamente approvata dal Consiglio dei Ministri e poi pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Si tratta di vedere ora quale riforma verrà varata, se totale e in linea con gli altri paesi e con le decisioni della IARU, o se parziale come si vocifera e come ha proposto il CISAR.

Cioè le modalità della riforma in termini temporali con i passaggi alla categoria superiore per anzianità e se  totale o meno, la possibile sostituzione del CW con altra materia, o il mantenimento dello stesso CW come materia solo orale e non più scritta e il possibile esame fatto con i QUIZ

 

Speriamo bene!!!

  


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iw2nei@arimagenta.it

                         

Associazione   Radioamatori   Italiani

Sezione di Magenta C.P.56 20013 Magenta (Mi)

 

Sede sociale e sala radio: via Isonzo 47, Magenta (Mi) c/o Scuole elementari “C.Lorenzini”

info@arimagenta.it  -  atv@arimagenta.it

www.arimagenta.it

 

DOMENICA 10 APRILE 2005

la Sezione ARI di MAGENTA

organizza il :

III° MEETING ATV

 

Scopo del meeting è quello di condividere e ampliare tra gli appassionati le conoscenze dell’ATV, uno dei segmenti più dinamici ed interessanti del Radiantismo moderno.

 

PROGRAMMA

Ore  9:00   Accoglienza dei partecipanti.

Ore  9:30   Inizio lavori

Ore 11:30  Relazioni Tecniche

Ore 13:00   Pranzo presso ristoranti in loco.

Ore 14:30   Ripresa lavori

Ore 16:00   Chiusura meeting.

 

 Chi desidera presentare una relazione è pregato di farla pervenire con e-mail a atv@arimagenta.it oppure a   info@arimagenta.it  entro il 28.02.05

 

A tutti i partecipanti sarà regalato un simpatico gadget e il CD rom con le relazioni presentate. L’iscrizione è di Euro 10 a titolo di rimborso per le spese sostenute.

 

Per raggiungere la sez. ARI di Magenta uscire dall’autostrada Mi-To a Boffalora Ticino e seguire le indicazioni per Magenta, raggiunta la SS 11 seguire le indicazioni per Abbiategrasso e successivamente  per Pontevecchio di Magenta con segnalazioni in loco. Oppure in treno scendendo alla stazione di Magenta lungo la linea Mi-To;  è disponibile un servizio navetta. Frequenza appoggio 145.525. E’ possibile il pernottamento  sabato notte, contattare IK2OFO 335 8137878.

 

In contemporanea si svolgerà un

mercatino di scambio tra privati

nell’area attigua ai lavori

 

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Da: Umberto Ferdinando Molteni I2MS

 

I GRANDI DELL'ELETTRICITA'

 

William Robert Grove (1811 - 1896)

William Robert Growe, giurista, fisico, elettrochimico, nasce a Swansea, Galles, l'11 luglio 1811. Ideò la batteria elettrica nota come cella di Growe.

Dopo aver preso la laurea all'Università di Oxford, studia giurisprudenza e mette piede per la prima volta nel tribunale nel 1835. Però a questo punto deve lasciare la carriera legale a causa della sua malferma salute e per un po’ di tempo si dedica completamente a ricerche scientifiche. Il suo primo frutto lo raccoglie nel 1839. È la batteria elettrica universalmente nota come Pila Grove.

È lui il primo sperimentatore che costruisce una batteria a tensione costante basato sul principio dei due fluidi, nella quale si evita la polarizzazione usando acido nitrico. Zinco amalgamato, acido solforico diluito, vaso poroso, acido azotico elettrodo di platino. La forza elettromotrice sviluppata è di 1.9 volt.

La corrente di questa pila è assai energica, ma la stessa presenta grandi svantaggi e inconvenienti che la rendono inadatta alle esigenze dell'industria. I principali sono: l'elevato prezzo del platino, i rutilanti vapori nitrosi esalati, che sono tossici e intaccano le mucose degli organi respiratori e ossidano gli

Altro inconveniente è che il platino, dopo un lavoro prolungato diventa fragile, e quindi soggetto a rotture per le quali si rendono necessarie ingenti spese di manutenzione. Ma a ciò rimediò il prof. Adam, avendo scoperto che riscaldando le lamine al color rosso, esse riprendono la primitiva elasticità.

Fino dal 1839 Grove aveva tentato di sostituire al platino il carbone di legno ed anche il carbone di storta, nel vantaggio economico dell'apparecchio, ed alcune esperienze erano infatti state intraprese in quell'epoca a Londra, ma esse caddero ben presto in dimenticanza, e l'autore stesso non osò farne cenno nelle proprie memorie, paventando il giudizio del mondo scientifico, il quale secondo la sua opinione "non avrebbe apprezzato come in vera armonio colla scienza che i soli elettrodi di platino".

Grove aveva ideato la cellula elettrochimica alimentata dalla combinazione dell’idrogeno e dell’ossigeno. Era un’idea interessante, ma poco pratica. In seguito i fisici hanno dedicato molti sforzi alla realizzazione di "pile a combustione" effettivamente utilizzabili. La teoria è perfettamente definita, ma i problemi pratici si sono dimostrati di difficile soluzione e richiesero ulteriori ricerche, ottenendo di recente risultati incoraggianti.

Robert Wilhelm von Bunsen, più coraggioso, o più fortunato, nel 1843, riprese la stessa idea, e riuscì a divulgarla. Nasceva la Pila Bunsen. Zinco amalgamato, acido solforico diluito, vaso poroso, acido azotico fumante, carbone. La forza elettromotrice sviluppata era 1.96 volt.

Grove studia estesamente il comportamento di una grande quantità di gas quando sono messi a contatto con metalli, e inventa anche la cosiddetta batteria voltaica a gas, descritta nel 1845 alla Royal Society e per la quale Grove venne premiato con la Royal Medal. Questo lavoro portava allo studio della scarica elettrica nei gas e nel vuoto.

Sino al 1850 prosegue nelle ricerche scientifiche, poi si dedica nuovamente nella carriera legale come avvocato. Compare in molte cause concernenti brevetti e di svariata altra natura. Nel 1871 diventa giudice e l'anno successivo nominato Sir. Grove continua tuttavia a nutrire interesse per la scienza e, nel 1888, tiene il suo ultimo discorso alla Royal Institution; dopo il suo ritiro dalla High Court egli diventa membro del consiglio privato della regina.

William Robert Grove cessa di vivere a Londra l'1 agosto 1896.

Umberto F. Molteni i2ms

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Da IK8JZK Ruggero  Billeri Napoli. 

 

Le onde elettromagnetiche

 

 Le onde elettromagnetiche la cui frequenza oscilla dalla lunghezza d'onda di qualche centimetro a 1500 metri, le stesse possono essere generate da un flusso di corrente elettrica alternata ed hanno una grandissima importanza nel campo delle comunicazioni. Con tali onde, infatti, funzionano il telegrafo, il telefono senza fili,le trasmissioni televisive ect. A tal fine c'e' un largo spettro di frequenze adibito a l'uso delle varie tecnologie dalle onde lunghe alle onde centimetriche utiizzate nel campo dei ponti radio SHF o nel campo della radiolocalizzazione (Radar) La differenza piu' importante, tra le "onde libere" (che percorrono lo spazio senza passare attraverso i fili elettrici) e onde luminose, sta nel fatto che le prime sono in grado di passare attraverso gli ostacoli che ordinariamente incontrano lungo il loro percorso, oppure di aggirarli. Le onde luminose possono essere fermate da molte sostanze; cio' accade perche' si tratta di onde la cui frequenza e' proprio quella adatta ad accelerare il moto degli elettroni contenuti in un atomo. Di conseguenza, l'energia luminosa viene usata unicamente per produrre tale accelerazione. L'onda radio e' invece troppo lenta per agire in questo senso e' come dire che e' "fuori tempo" rispetto al moto degli elettroni: essa passa quindi attraverso la materia senza subire alcuna conseguenza.

Il principio per geneare energia a radiofrequenza e' il seguente. Alcuni elettroni si muovono in senso ondulatorio percorrendo avanti e indietro un conduttore elettrico chiamato "antenna" (la velocita' di spostamento degli elettroni in questo conduttore determina   la frequeza di oscillazione del ciruito stesso).   Una corrente elettrica che si muove nei due sensi (in base alla velocita' di vibrazione chiamata "frequenza") produce un'onda elettromagnetica, la cui frequenza e determinata dal numero di sinusoidi che si ripetono in un secondo.

Ai primordi della Radio il sistema per generare radiofrequenza era il seguente: Ai capi di un trasformatore elevatore(secondario) di tensione si avevano due punte tra cui scoccavano delle scintille se sul primario veniva connessa una tensione alternata 

Con una induttanza ed un condensatore che erano posti in serie e si chiudevano su entrambi i capi dello spinterometro questa induttanza ed il condensatore costituivano  il circuito oscillante che in base ai propri valori determinava la frequeza di quello che allora veniva chiamato trasmettitore  "scintilla" la cui oscillazione di alta frequenza poteva variare dai 100.000 HZ ai 30.000.000 di HZ.

 

Da IK8 JZK  Ruggero NA

 

Cordiali saluti ai lettori del Radiogiornale.

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PERICOLO VIRUS!

Microsoft tappa una dozzina di falle del suo sistema operativo

un virus potrebbe sfruttarle e diffondersi online

Windows: ancora vulnerabilità

Si teme una nuova epidemia

E intanto Gates annuncia l'acquisizione della Sybari antivirus

 

E' di nuovo incubo virus per Windows. Microsoft ha pubblicato  una serie di rimedi per una dozzina di vulnerabilità del sistema operativo, del browser Internet Explorer, della suite Office, di Media Player e di Messenger. Una di queste falle, se non sarà tappata, potrebbe condurre secondo gli esperti alla diffusione di una nuova grande epidemia informatica.

Otto vulnerabilità sono state classificate come "critiche", un livello di pericolosità che viene assegnato alle falle che possono condurre al completo controllo del computer da parte di un eventuale aggressore. In particolare, un bug in un componente che Windows usa comunemente per condividere risorse in un network preoccupa gli esperti di sicurezza informatica, che paventano l'arrivo di un nuovo virus che faccia rimpiangere i vecchi Sasser o Blaster.

"Di tutte le vulnerabilità, questa è la più adatta a trasformarsi in un virus a grande diffusione", ha spiegato Oliver Friedrichs, direttore della sicurezza per Symantec. Anche Vincent Gullotto, vicepresidente di McAfee, si dice preoccupato per il fatto che la vulnerabilità, che affligge il componente Server Message Block in tutte le versioni di Windows, può essere sfruttata con pochissima interazione da parte della vittima.

Microsoft raccomanda ai suoi clienti di installare le patch alla prima occasione utile. Alcuni dei rimedi proposti riguardano anche gli utenti che hanno installato il ServicePack 2 di Windows Xp. La nuova serie di patch è stata annunciata nell'ambito degli aggiornamenti mensili di febbraio. Si tratta del secondo intervento più vasto messo in atto dalla società di Redmond dopo l'update di dicembre, quando vennero corrette ben 24 vulnerabilità.

Le nuove patch arrivano nel giorno in cui Microsoft annuncia di aver comprato la casa antivirus Sybari Software. E' la seconda acquisizione compiuta da Bill Gates e soci nel campo della sicurezza in tre mesi. A dicembre la società aveva acquistato la Giant Company Software, una mossa che aveva condotto a gennaio alla pubblicazione di un programma anti-spyware targato Microsoft.

 

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Ricerca: “DOVE SEI?”

 

Carissimo Paolo,

sul mensile CQ Elettronica del novembre 1995 il collega Franco Balestrazzi, il cui nominativo dovrebbe essere IK4MDZ, pubblicò un interessantissimo articolo intitolato "Lunghezza della linea di trasmissione per l'alimentazione di una antenna"

I recapiti di IK4MDZ, contenuti sui vari siti specializzati, non sono stati aggiornati e pertanto non riesco a comunicare con il collega Franco a cui desidererei chiedere alcune cosette.

La pubblicazione di questa mia richiesta su Radiogiornale, settimanale che raggiunge un grosso numero di radioamatori, potrebbe direttamente od indirettamente raggiungere il giusto bersaglio.

Il diretto interessato, Franco IK4MDZ, o un qualunque radioamatore che legge e conosce Franco potrebbe darmi l'info che cerco. 

Grazie per quanto farai e buon lavoro.

Ecco il mio indirizzo di posta: armonde@tin.it

Armando, IW9ETQ.

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MERCATINO RADIOAMATORIALE

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Da: Andrea Fracassi - IW2NTF [ventoi@tiscali.it]

 

      Cerco n. 2 control box per i seguenti rotori:

       - Daiwa mod. 7501-004;

       - CDE (Ham IV o Cd 45ll).

      Se li avete a disposizione, potete contattarmi al seguente indirizzo: ventoi@tiscali.it

 

      Grazie e 73 de IW2NTF op. Andrea

 

      Il Sito di Andrea Fracassi --- IW2NTF ---

      LOCATOR: JN45MJ ---- www.fracassi.net ----

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Da: walter [ik2ane.walter@iol.it]

 

 Cerco Kenwood TH D7E II°

 

Salve.

Per effettuare traffico APRS cerco il THD7E della Kenwood versione II^ di sw.

 

Grazie  e saluti.

 

IK2ANE – Walter

Bedetti.com/ik2ane

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Da: iret.friuli [iret.friuli@libero.it]

 

VENDO:

- amplificatore valvolare BV1001 della ZETAGI da 1KW (monta quattro valvole EL 519).

[190 euro]

- altoparlante a tromba in alluminio, grandi dimensioni, adatto ad uso esterno, probabilmente costruito negli anni '50.

[inviate offerta]

- aeromodello statico DC-8 in alluminio, apertura alare 88 cm, lunghezza 92 cm, fabbricato dalla fonderia Nucci-Roma, completo di piedistallo alto 30 cm con snodo e basamento a forma di semi globo terrestre. Peso totale 10 Kg.

[inviate offerta]

- GAZZETTE UFFICIALI del REGNO D'ITALIA del 1921, 1922, 1923, 1925, 1926, 1929, 1936, 1939 e GAZZETTE UFFICIALI della REPUBBLICA ITALIANA del 1953.

[tutto 40 euro]

- libretti della LEGISLAZIONE ITALIANA del 1940 e 1941.

[tutto 40 euro]

Esamino anche eventuali permute (preferibilmente con materiale radio surplus).

 

CERCO:

- per FT-277 della SOMMERKAMP / YAESU VFO esterno (FV-101/277), transverter per i 6 metri (FTV-650), altoparlante esterno (SP-101P/277P), frequenzimetro esterno (anche adattato), ecc.

- coppia valvole 6JS6C solo se nuove, funzionanti e a prezzo contenuto.

- per W.S. C12 accessori, alimentatore, cavi con connettori, ecc.

- per W.S. 19MK II cavi con connettori, mounting, G634C, ecc.

- per BC 348 cavo d'alimentazione originale.

- per BC 603-683 frontale, parte trasmittente, ecc.

- per BC altoparlante LOUDSPEAKER LS-3 o simili.

- per ricevitore GELOSO quarzo da 467 KHz.

- schede IRET RT430039, RT430040, RT430067, RT430027, FS3A, ecc.

- accordatore d'antenna manuale per HF a prezzo contenuto.

Inoltre cerco informazioni su:

ecoscandaglio THE SEAFARER MK II; ricevitore GELOSO G.4/215; ricevitore R-748/TRC-47; ricevitore COLLINS COL-46159 (del ricetrasmettitore TCS-5); ricevitore SAILOR 46TN; ricetrasmettitore SAILOR compact vhf RT204; ricetrasmettitore SAILOR compact vhf RT2048; ricetrasmettitore LABES SIRIO V12s; ricetrasmettitore Wireless Set 38MK; ricetrasmettitore Wireless Set 58MK I; Wireless Set BURNDEPT BE.201; WESTERN UNION TEL.CO. TELEFAX TRANSCEIVER 6500-A; FURUNO LC-90; R-4A/ARR-2; R89/ARN5A.

[Ricerco anche accessori degli apparati sopra elencati]

 

Acquisto, se prezzi onesti, apparati, manuali, accessori e materiale vario della IRET.

 

Esamino ed eventualmente ritiro (anche in stock) vecchio materiale radio ricevente, trasmittente, ricetrasmittente, ex militare, surplus, accessori, antenne, manuali, strumenti, oggetti particolari, ecc. Contattatemi e valuteremo insieme ciò che disponete. Annuncio sempre valido.

 

Cerco informazioni, progetti, piani velici, ecc. per l'eventuale realizzazione di un'imbarcazione di lunghezza non superiore ai 10 metri (preferibilmente sugli 8 metri) con vela latina, aurica o al terzo.

 

Degli amici vendono:

- a 140 euro quattro molle sportive (circa -3 cm) omologate per Mercedes SLK.

- a 300 euro quattro cerchi in lega da 16" a cinque razze, quattro fori, adatti ad Alfa-Fiat-Lancia, originali Q4, colore nero, completi di pneumatici Dunlop 205/45 R16.

- a 14000 euro BMW 318i, 1900cc, anno 2000, 100000 Km, blu, quattro porte, cerchi in lega, allarme, autoradio, tagliandata, ecc.

- a 5500 euro motoscafo Tulio Abbate Sea Star, circa 5,10 metri, motore fuoribordo Mercury 90 CV, velocità oltre 50 nodi, accessoriato, dotazioni di bordo, carrello stradale, ecc.

- a 8000 euro motoscafo Ilver Eros, circa 6 metri, motore entrofuoribordo Volvo Penta 151 CV a benzina, cuccette, accessoriato, ecc.

- a 1000 euro motore marino entrobordo Volvo Penta MD 11C funzionante, 24 CV, ecc. Completo d'invertitore rivisto nel 2001, perfetto, ecc.

- a 2000 euro motore fuoribordo Selva S.Tropez 40 CV completo d'accessori.

 

Contattatemi ai recapiti qui sotto riportati... NON sono graditi sms per informazioni o contrattazioni riguardanti il materiale in vendita.

NON rispondo a telefonate con numeri anonimi o non visibili.

egutachte und Kaufe alte Radio-, Weltempfänger, Sende- und Empfangsgeräte, Ex-Militärzubehör, Antennen etc. aus der Zeit des 2. Weltkriegs. Kontakt wenn möglich über e-mail. Wir können dann gemeinsam das Material begutachten und beuerteilen.

Pregledujem in po moznosti tudi prevzamen radijske sprejemnike, oddajnike, bivso vojasko opremo z dodatki, antene, prirocnike, elektronske naprave, posebne predmate itd. Kontaktirajte me (najraje preko e-maila) in bomo skupaj ovrednotili to kar imate (govorim samo italijansko). Oglas je casovno neomejen.

 

IW3 SID - Andrea         tel. [+39] 3477669354         e-mail: iret.friuli@libero.it

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Da: Carmelo [in3fdc@aliceposta.it]

 

VENDO SP-20 altoparlante esterno Icom con filtri (si adatta a qualsiasi tipo e marca di apparato).

Vendo a € 80,00.

IN3FDC Carmelo - ROVERETO (TN).

Tel. 0464/439347 

e-mail fracar1@dnet.it

 

Molte grazie e 73

Carmelo IN3FDC

fracar1@dnet.it

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Da: elbug [elbugg@aliceposta.it]

 

Visto e considerato che ormai il CW non sarà più oggetto di prova d'esame per il conseguimento della patente A, molti non avranno tante opportunità di apprendere il tanto deprecato CW. Presso le Sezioni già è difficile trovare la disponibilità di un buon OM che si dedichi all'insegnamento. Poi, in modo particolare, i tanti che vivono in paesi dove le sezioni sono lontane, incontrano maggiori difficoltà.

Bene, adottando seriamente il mio Corso, nel quale non viene mai pronunciato nè il punto nè la linea, portandolo a buon fine, ci si può dedicare alla radiotelegrafia senza troppi patemi d'animo. Esso, il corso, è costituito da 2 CD che contengono 14 lezioni di base, 10 esercizi a velocità progressiva, esercizi a 80 90 100 110 e 120 cpm, tutte le abbreviazioni in uso, segni interpunzione, vocali accentate, voci del codice Q, registrazione di collegamenti da me eseguiti, PDF, spelling saltuario per non perdere l'ordine dei gruppi, dimostrazione video circa l'uso del tasto verticale.

Una infinità di consigli pratici ed esercizi specifici che si riferiscono a tutto il programma sin qui descritto.

Preciso che tutto ciò che si ascolta, è stato da me battuto con il tasto verticale, primo CD, e tasto orizzontale il secondo.

Il PC è stato usato solo per la registrazione. Nulla, ripeto, nulla è stato lasciato al caso ed ha una continuità logica. Non esistono indovinelli di nessun genere. Si apprende in modo unico ed è alla portata di tutti.

Ciò è frutto della mia esperienza di Marconista dell'Aeronautica Militare  (dal 1953 al 1991) e di radioamatore dal 1974. Aggiungo, che durante e dopo l'uso del corso, io sono sempre disponibile per ogni consiglio, via fono o internet.

Il contenuto dei due CD MP3  è di oltre 1174 MB.

Per quanto sopra, io chiedo 10 euro, via posta prioritaria. Io spedisco immediatamente con stessa modalità.

Oscar Portoghese i7ohp

Via G. Marconi 27   70010 Adelfia (BA)    t:080 4593200

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"UGO LANGELLA" <ugolangella@virgilio.it>

TIENI  IN FORMA LA TUA MENTE IMPARANDO, MANTENENDO, RAFFORZANDO IL CW, DIVERTENDOTI! Il pc ti  somministra il CW. Tu batti subito la traduzione. Se esatta il pc ti somministra un altro esercizio. Se la traduzione e' errata, ti risomministra il medesimo sino a quando rispondi in modo corretto. Solo allora prosegue. Non occorrono listati di controllo, al contrario di tutti ma proprio tutti gli altri corsi in circolazione, anche i più recenti, siano essi in cassette o in cd per impianti musicali. E' il computer che fa tutto. Tu devi solo ascoltare e battere la risposta sulla tastiera, sino a quando ti accorgerai che... il miracolo si compie: stai imparando a tradurre il CW!  Tutto questo alla velocità a scelta di 25/40/60/80/100/120 battute, con una progressione selezionabile da 1 a 42 caratteri di lettere, numeri e segni di punteggiatura. Alla fine, se ti interessa,  il computer ti dirà quanti esercizi hai fatto, quanti corretti, quanti sbagliati, la percentuale di errori, oltre naturalmente ad elencarti quest'ultimi.   E tanto altro per imparare a ricevere e trasmettere in CW con lo stesso sistema di apprendimento: il Codice Q, le abbreviazioni telegrafiche, etc.  185 MB di materiale interattivo per il CW. Su cd a 15 euro, spese di spedizione comprese.

Chiedimi il file LEGGIMI.DOC - IK1HNS -  ugolangella@virgilio.it  - Str. S. Maria 13 - 10098 - RIVOLI (To) - Tel. 011 95 86 167

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