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Numero 186 - Anno VI – 10 Novembre 2007

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SOMMARIO

 

  1. Radioamatori e/o Protezione Civile;
  2. Liberalizzate le frequenze per le “RFID”;
  3. G-QRP News – Italia;
  4. Onde Radio comunicato stampa;
  5. Se la terra muore per colpa degli alieni;
  6. Collaborazione C.I.S.A.R. con ICTP;
  7. Costruita la NANO-RADIO mille volte più piccola di un capello;
  8. Terni: Corso ARI per Radioamatori;
  9. Viaggio nell’utopia di Gussing il paese ad emissioni zero;
  10. Mostre – Fiere – Convegni;
  11. Fonti di energia alternativa dei paesi nordici;
  12. Vita artificiale;
  13. Aggiornamenti elenchi ponti;
  14. Triste annuncio;
  15. Mercatino radioamatoriale;
  16. Informazioni.

 

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1.

UN TEMA DI ATTUALITA’

Radioamatori e/o Protezione Civile

 

Per affrontare il discorso del ruolo dei Radioamatori nella protezione Civile credo sia utile definire con chiarezza cosa è il servizio di radioamatore e cos’è il volontariato.

Quello del Radioamatore é un servizio di radiocomunicazione avente per oggetto listruzione individuale, lintercomunicazione e gli studi tecnici, effettuato da persone debitamente autorizzate, che sinteressano della tecnica della radioelettricità a titolo esclusivamente personale e senza interesse pecuniario.

Dice il vocabolario: radioamatóre sm. (f. trice) [sec. XX; radio (comunicazioni)+amatore]. Dilettante che, secondo le convenzioni internazionali di Ginevra, effettua radiocollegamenti, anche a forti distanze, per “studio ed esperienza”. A ciò viene abilitato dalle autorità di ogni Paese con apposite norme

Questa è la definizione esatta del servizio di cui ci occupiamo, contenuta nel regolamento Internazionale delle Telecomunicazioni pubblicato dalla International Telecommunication Unit (I.T.U.). In altri termini, i radioamatori sono delle persone che, attraverso le loro apparecchiature, si tengono in contatto con altri individui distanti anche migliaia di chilometri, senza lutilizzo delle linee pubbliche di telecomunicazioni e senza alcun supporto fisico, via radio, appunto, al solo scopo della sperimentazione e della istruzione.

Non vi è dubbio che avendo a disposizione il formidabile strumento della radio, il Radioamatore per fini nobili e senza scopo di lucro possa impegnarsi in altre attività sociali. Ma deve trattarsi di attività secondarie rispetto a quella principale del radiantismo puro e deve essere richiesto dalle Autorità. Credo sia evidente che stiamo parlando della Protezione Civile e del ruolo nella stessa dei Radioamatori.

 

Il volontariato invece è unattività libera e gratuita svolta per ragioni di solidarietà e di giustizia sociale. Può essere rivolta a persone in difficoltà, alla tutela della natura e degli animali, alla conservazione del patrimonio artistico e culturale. Nasce dalla spontanea volontà dei cittadini di fronte a problemi non risolti (o non affrontati) dallo stato e dal mercato. Per questo motivo il volontariato si inserisce nel terzo settore insieme ad altre organizzazioni che non rispondono alle logiche del profitto o del diritto pubblico. Il volontariato può essere prestato individualmente in modo più o meno episodico, o allinterno di una organizzazione strutturata che può garantire la formazione dei volontari, il loro coordinamento, la continuità dei servizi. In Italia la Legge 266/91 regola il volontariato organizzato e, unica in Europa, istituisce delle strutture presenti in ogni regione per lo sviluppo e la crescita del volontariato (i Centri di Servizi per il Volontariato, CSV) che forniscono gratuitamente alle Organizzazioni di Volontariato servizi nel campo della promozione, della consulenza, della formazione e della comunicazione.

 

Il non volontariato

Per volontariato si intende impropriamente anche un’attività volontaria prestata in modo semigratuito, per acquisire la pratica in una professione o in un lavoro. Questo tipo di attività cresce di anno in anno, le statistiche dicono che il 7% degli italiani è impegnato in attività cosiddette volontarie, e il numero è destinato a salire. Questo genere di prestazione si configura come vero e proprio lavoro nero, o sottopagato, o comunque come forme di sfruttamento del lavoro aggirando quanto la legge prevede, ad esempio in materia di tirocini e apprendistati.

Questi metodi dovrebbero essere aboliti perché tolgono lavoro e sfruttano gli individui con condizioni vietate dalla legge e dai contratti.

Se servono lavoratori li si assuma secondo tutti i crismi, il volontariato è un’altra cosa perché e basato sulla sporadicità dell’impegno senza alcuna remunerazione. Non si può contrabbandare il volontariato con lo sfruttamento e con il lavoro nero!

 

La posizione del volontario

Il volontario, si mette in un atteggiamento d’incessante ed attiva partecipazione con le organizzazioni sociali impegnandosi in posizioni che la Costituzione ha riservato ai corpi temporanei ed alle associazioni di cittadini.

 

Le associazioni

Per la legge italiana il volontariato organizzato nelle associazioni ha le caratteristiche previste dalla Legge 266/1991 che sono: gratuità assoluta delle prestazioni fornite dai volontari in modo personale e spontaneo; divieto assoluto di retribuzione degli operatori soci delle associazioni. La stessa legge prescrive che le associazioni debbano presentare democraticità della struttura, lelettività e la gratuità delle cariche associative.

Poi vi sono enti che non prevedono il vincolo assoluto della gratuità della prestazione e quindi retribuiscono i propri soci, ma possono anche avere volontari che affiancano il personale retribuito, operando gratuitamente

Visto l’incremento del fenomeno nasce l’esigenza d’istituire un “Osservatorio nazionale per il volontariato” previsto dalla Legge 266/1991. Il garante di questo osservatorio è il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ed ha il compito di registrare le organizzazioni attive e seguire il loro comportamento su tutto il territorio nazionale incoraggiandone la diffusione.

 

Il volontariato di Protezione civile, divenuto negli ultimi anni un fenomeno nazionale che ha assunto caratteri di partecipazione e di organizzazione particolarmente significativi, è fenomeno nato sotto la spinta delle grandi emergenze verificatesi in Italia a partire dallalluvione di Firenze del 1966 fino ai terremoti del Friuli e dellIrpinia. In occasione di questi eventi si verificò, per la prima volta nel dopo guerra, una grande mobilitazione spontanea di cittadini di ogni età e condizione, affluiti a migliaia da ogni parte del paese nelle zone disastrate per mettersi a disposizione e dare una mano. Si scoprì in quelle occasioni che ciò che mancava non era la solidarietà della gente, bensì un sistema pubblico organizzato che sapesse impiegarla e valorizzarla. In tal senso, si mossero le accuse del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il quale, proprio in occasione del terremoto dellIrpinia, denunciò, rivolgendosi alla Nazione, lirresponsabilità, linerzia, i ritardi di una Pubblica Amministrazione disorganizzata ed incapace di portare soccorsi con limmediatezza che quella sciagura richiedeva.

Lo stesso Presidente rivolgeva un appello agli italiani, con queste parole:

Voglio rivolgere anche a voi Italiane e Italiani un appello, senza retorica, che sorge dal mio cuore…., qui non centra la politica, qui centra la solidarietà umana, tutti gli Italiani e le Italiane devono sentirsi mobilitati per andare in aiuto di questi fratelli colpiti da questa sciagura.

Da allora è iniziata lascesa del volontariato di Protezione civile, espressione di una moderna coscienza collettiva del dovere di solidarietà, nella quale confluiscono spinte di natura religiosa e laica, unite dal comune senso dellurgenza di soccorrere chi ha bisogno e di affermare, nella più ampia condivisione dei disagi e delle fatiche, il diritto di essere soccorso con la professionalità di cui ciascun volontario è portatore e con lamore che tutti i volontari dimostrano scegliendo, spontaneamente e gratuitamente di correre in aiuto di chiunque abbia bisogno di loro. Negli ultimi dieci anni, una illuminata legislazione ha riconosciuto il valore del volontariato associato (legge quadro 266/91), come espressione di solidarietà, partecipazione e pluralismo, incoraggiandone e sostenendone sia la cultura che lo sviluppo organizzativo.

Quando nel 1992 fu istituito, con la legge 225/92, il Servizio Nazionale della Protezione civile, anche alle organizzazioni di volontariato è stato espressamente riconosciuto il ruolo di struttura operativa nazionale, parte integrante del sistema pubblico, alla stregua delle altre componenti istituzionali, come il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, le Forze Armate, le Forze di Polizia, il Corpo forestale dello Stato, ecc. La crescita del volontariato di Protezione civile è in continua, salutare espansione su tutto il territorio nazionale.

La forte apertura innovativa del Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e lattenzione sistematica a ridurre al minimo le barriere burocratiche tra volontariato e Stato centrale, fatta anche di quotidiane e coraggiose scelte amministrative, ha contribuito al nascere di una identità nazionale del volontariato di Protezione civile, che si è rivelata di fondamentale importanza nelle gravi emergenze degli ultimi anni, e che si tende ora a ricondurre e ricreare, anche a seguito delle riforme sul decentramento amministrativo (D. Lgv. 112/98), in seno alle autonomie locali (Regioni, Province e Comuni).

Lobiettivo condiviso con le Associazioni di volontariato di Protezione civile è di creare in ogni territorio un servizio di pronta risposta alle esigenze della Protezione civile, in grado di operare integrandosi, se del caso, con gli altri livelli di intervento previsti nellorganizzazione del sistema nazionale della Protezione civile (sussidiarietà verticale), valorizzando al massimo le forze della cittadinanza attiva ed organizzata presente in ogni comune dItalia (sussidiarietà orizzontale), in piena integrazione con le forze istituzionali presenti sul territorio.

Le organizzazioni di volontariato che intendono collaborare nel sistema pubblico di Protezione civile, si iscrivono in appositi albi o registri, regionali e nazionali.

Al momento, nellelenco nazionale del Dipartimento della Protezione civile sono iscritte circa duemila cinquecento organizzazioni (tra le quali i cosiddetti gruppi comunali sorti in alcune regioni italiane), per un totale di oltre un milione e trecentomila volontari disponibili. Di essi, circa sessantamila sono pronti ad intervenire nellarco di pochi minuti sul proprio territorio, mentre circa trecentomila sono pronti ad intervenire nellarco di qualche ora.

Si tratta di associazioni a carattere nazionale e di associazioni locali, queste ultime tra di loro coordinate sul territorio di comuni, province e regioni, in modo da formare, in caso di necessità, ununica struttura di facile e rapida chiamata per gli interventi. Più è alto il livello organizzativo delle associazioni, più solide sono la loro efficacia e la loro autonomia.

Allinterno delle organizzazioni di volontariato esistono tutte le professionalità della società moderna, insieme a tutti i mestieri; questo mix costituisce una risorsa, sia in termini numerici che qualitativi, fondamentale soprattutto nelle grandi emergenze, quando il successo degli interventi dipende dal contributo di molte diverse specializzazioni (dai medici agli ingegneri, dagli infermieri agli elettricisti, dai cuochi a i falegnami). Alcune organizzazioni hanno scelto la strada di una specifica alta specializzazione, quali i gruppi di cinofili e subacquei, i gruppi di radioamatori, gli speleologi, il volontariato per lantincendio boschivo.

Sebbene lopera del volontariato sia assolutamente gratuita, il legislatore ha provveduto a tutelare i volontari lavoratori: in caso di impiego nelle attività di Protezione civile essi non perdono la giornata, che viene rimborsata dallo Stato al datore di lavoro, pubblico e privato.

Il ruolo insostituibile assunto oggi dal volontariato di Protezione civile, nel suo ruolo di custode naturale di ciascun territorio e forza civile di tutela e protezione di ciascuna comunità, merita non solo un pieno riconoscimento, ma anche un crescente sostegno pubblico per le dotazioni di mezzi, di materiali, di attrezzature, di formazione, preparazione e aggiornamento, tanto necessarie per lottimale utilizzo delle energie che vengono offerte in aiuto della collettività.

Sulla scia di queste aperture dello Stato che elargisce a pioggia, con scarsi controlli e alla faccia della “Finanziaria”, alle Associazioni di Volontariato, costose attrezzature di tutti i tipi, vi è stato un caotico e incontrollabile afflusso di Radioamatori. Si pensi che oltre alle tradizionali Associazioni, ne sono sorte altre, sempre di Radioamatori, con lo scopo dichiarato di dedicarsi esclusivamente alla Protezione Civile. Naturalmente in alcuni casi tutto ciò è avvenuto con la “sponsorizzazione” di qualche politico locale che ha agevolato la strada all’elargizione dei finanziamenti da parte della Protezione Civile.

Questa situazione, come era fatale che avvenisse, dati gli interessi in gioco, ha determinato scontri e divisioni nella maggiori Associazioni di Radioamatori, di cui siamo testimoni in questi ultimi tempi.

Si sono in pratica stravolti i principi stessi del Radiantismo, facendo diventare le attività di volontariato la ragione unica, se non preminente, di gruppi o di strutture radioamatoriali.

Parliamo dell’ARI, ma da quello che ci risulta altre Associazioni hanno problemi analoghi, per dire che non sarà il Prefetto di Milano, o la celebrazione di nuove votazioni, a risanare una situazione ormai sfuggita di mano. Per risolvere i problemi di divisione esistenti bisogna velocemente e in modo drastico togliere di mezzo queste mine vaganti. Non si tratta di abbandonare l’impegno dei Radioamatori nella protezione Civile, ma si devono definire meglio i compiti e le strutture interessate abolendo qualsiasi personalismo, o localismo. L’ARI, così come altre Associazioni di Radioamatori, è un Ente Nazionale e quindi l’impegno sociale per la Protezione Civile deve essere gestito centralmente adeguandolo alla legge del volontariato e dato che ci sono interessi cospicui in gioco con la fornitura di moltissimi mezzi, oggi non evidenziati nei vari bilanci, è necessario il massimo controllo, considerato che stiamo parlando di un Ente Morale. La partita dovrà quindi fondarsi sul nazionale col coinvolgimento pieno dei soci delle Sezioni, unico strumento democratico di gestione e di controllo previsto dal Codice Civile e dallo Statuto. Per far ciò probabilmente si dovranno anche fare aggiustamenti statutari.

Si dovrà anche richiamare il Ministero dell’interno ad un maggior controllo di queste ben 2.500 associazioni, dove probabilmente alcune ispirate più che dall’altruismo da questa sorta di “beneficiata” dei finanziamenti gestiti oggi, a quanto appare, con troppa liberalità dal Dipartimento della Protezione Civile.

 In conclusione deve essere chiaro che l’attività precipua per noi OM deve essere quella del Servizio di Radioamatore definita dalla ITU, basato sulla ricerca e sulla sperimentazione, con un possibile impegno secondario nel  volontariato senza lucro, gestito con la massima trasparenza.

Si tenga infine conto che bisogna aggiornarci verso il nuovo delle telecomunicazioni perché anche la Protezione Civile sta investendo molto nelle nuove tecniche, come è il caso dell’Umbria, dove si sta costruendo una rete con la tecnologia TETRA, di derivazione militare,  che si rivela particolarmente efficace in casi di calamità naturali e nei soccorsi di emergenza tipici delle operazioni della protezione civile.

Lo standard TETRA basato sul digitale WIRELESS che consente telecomunicazioni sicure ed affidabili garantite dal fatto che gli stessi terminali (simili ai comuni telefoni cellulari) siano delle stazioni radiobase. Il segnale in tal modo è sempre assicurato. Questo evita il pericolo di mancata copertura di rete come può verificarsi in caso di terremoto, di frana o di altre calamità naturali.

 Anche in questo campo, la vecchia radio basata sui ponti viene sostituita dai sistemi digitali di comunicazione oggi fortunatamente sperimentati da encomiabili gruppi di Radioamatori all’avanguardia della ricerca.

 

Fino ad oggi la Protezione Civile non è stata avara con i Radioamatori!

Tra i tanti, riportiamo, come esempio, quanto è stato dato ad uno dei Comitati Regionali A.R.I.

Una pioggia di cose, le più varie, tra cui ben 6 fuoristrada utilizzati, a quanto risulterebbe, non soltanto nei  casi di emergenza, cui dovrebbero però essere destinati in esclusiva!

 

 

Ma a questo punto pare che le cose possano cambiare, se si considera il Protocollo di intesa tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile e il Ministero delle comunicazioni. Ci si rende conto che ormai la richiamata Protezione Civile si sta organizzando autonomamente le reti necessarie alla sua attività, con proprie frequenze, per cui anche il volontariato dei Radioamatori risulterà un supporto sempre più limitato.

 

Infatti tra le Autorità citate è stato stipulato quanto segue:

 

1. Finalità del Protocollo d’intesa.

1. il Ministero delle comunicazioni e la Presidenza del consiglio dei Ministri dipartimento della Protezione civile, si impegnano a sviluppare ogni utile iniziativa per la realizzazione di reti e servizi di comunicazione elettronica ad uso del servizio di Protezione civile, in un’ottica di interoperabilità e convergenza tra le reti a livello nazionale e regionale e in coerenza con gli interventi in corso di attuazione o già attuati dalle amministrazioni nazionali e regionali.

2. il Ministero delle comunicazioni, coinvolgendo per gli aspetti di competenza l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni, e la Presidenza del consiglio dei Ministri dipartimento della Protezione civile, predispongono un programma operativo in attuazione di quanto previsto dal comma 1, con particolare riguardo a:

a) realizzazione di una rete radio nazionale;

b) sviluppo ed utilizzo di sistemi e servizi innovativi di telefonia mobile;

c) realizzazione ed implementazione del circuito nazionale di emergenza (cNie);

d) sperimentazione di servizi su reti tetra e Wi Max;

e) collaborazione e sinergia di natura tecnica e logistica con i concessionari dei servizi radio televisivi e radiofonici ed operatori di telefonia mobile e fissa.

 

2. Frequenze radio.

1. le frequenze rese disponibili dal Ministero delle comunicazioni, ai sensi del presente protocollo, sono finalizzate alla realizzazione delle reti di comunicazione di cui all’art. 1. Il Ministero delle comunicazioni rende inoltre disponibili l’utilizzo delle coppie di frequenze radio indicate nell’allegato 1 al presente protocollo d’intesa.

2. Per garantirne un efficiente impiego, le predette frequenze sono state suddivise come segue:

2.1. coppie di frequenze a copertura nazionale ad uso diretto ed esclusivo della Presidenza del consiglio dei Ministri dipartimento della Protezione civile per lo svolgimento dei propri compiti istituzionali;

2.2. coppie di frequenze per la realizzazione di reti a copertura regionale esclusivamente dedicate a comunicazioni di Protezione Civile.

La relativa pianificazione prevede due coppie di frequenze per Regione, salvo diverse esigenze derivanti dall’applicazione dei commi 4 e 8.

Ciascuna delle due coppie di frequenze, pianificate per regione, è utilizzata in ragione di canali così finalizzati:

a) un canale diretto a garantire il collegamento con gli organi istituzionali che collaborano con la Presidenza del consiglio dei Ministri dipartimento della Protezione civile nelle fasi di emergenza per il coordinamento dei soccorsi;

b) un canale diretto a garantire l’operatività delle associazioni di volontariato di Protezione Civile, individuate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 194/2001 e successive modifiche integrazioni;

2.3 coppie di frequenze per la realizzazione di reti nell’ambito provinciale e/o interprovinciale o per aree omogenee di copertura radio-elettrica, da utilizzarsi anche come riserva delle frequenze nazionali o regionali in particolari condizioni di emergenza.

La suddivisione delle coppie di frequenze di cui ai precedenti numeri 2.2 e 2.3 è predisposta dal gruppo di lavoro tecnico previsto al successivo comma 8.

Il Ministero delle comunicazioni indica ed autorizza le frequenze necessarie a realizzare la rete di connessione tra i ripetitori e la rete dorsale d’interesse nazionale;

3. Per l’utilizzo delle frequenze di cui al comma 2, n. 2.1, la Presidenza del consiglio dei Ministri dipartimento della Protezione civile opera in via autonoma, fornendo elementi di informazione in ordine ai programmi di utilizzo al Ministero delle comunicazioni per la vigilanza ed il monitoraggio sull’uso delle frequenze.

4. con successivi accordi saranno disciplinate le modalità e le procedure per l’utilizzo delle frequenze di cui al comma 2, numeri 2.2 e 2.3 sulla base di previe concertazioni con le regioni e le Province autonome dirette anche a favorire la costituzione di poli su basi interregionali.

5. In attesa dell’adozione degli accordi previsti nel precedente articolo, il Ministero delle Comunicazioni individua ed autorizza l’uso temporaneo delle frequenze di cui al comma 2, per occasionali esigenze di emergenza ovvero per lo svolgimento di esercitazioni di Protezione Civile.

Le relative richieste possono essere formulate dalle autorità di Protezione Civile territorialmente competenti, nonché dalle altre componenti del Servizio nazionale della Protezione Civile.

Le richieste devono pervenire alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile, ai fini del relativo nulla-osta, per il tramite del Prefetto territorialmente competente anche per gli aspetti relativi all’ordine e sicurezza pubblica ovvero dal competente Ufficio di Protezione Civile della Regione e quindi trasmesse al Ministero delle Comunicazioni per le opportune autorizzazioni.

6. Il Ministero delle Comunicazioni vigila sull’uso delle frequenze di cui al presente protocollo verificando che le stesse non vengano abusivamente utilizzate da soggetti non autorizzati, assicurandosi, inoltre, che al termine del periodo, per il quale l’uso delle frequenze è stato temporaneamente autorizzato ai sensi del comma 5, cessi la utilizzazione delle stesse.

7. tutte le apparecchiature utilizzate devono essere rispondenti alla normativa internazionale vigente in materia di apparati radio e telecomunicazioni.

8. Il Ministero delle comunicazioni individua ed autorizza l’uso temporaneo di frequenze finalizzate alla sperimentazione di progetti pilota individuati nell’ambito delle reti di TLC di cui all’art. 1.

 

3. Programma informativo nazionale di pubblica utilità.

1. il Ministero delle comunicazioni fornisce ogni utile collaborazione alla Presidenza del consiglio dei Ministri dipartimento della Protezione civile per la realizzazione del programma informativo nazionale di pubblica utilità, di cui al comma 1 dell’art. 7-bis del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, promuovendo, anche attraverso partenariati pubblico-privati, l’utilizzo, l’ottimizzazione e l’innovazione delle infrastrutture tecnico-logistiche dei concessionari di servizi radio televisivi e radiofonici.

2. il Ministero delle comunicazioni, nell’ambito delle concessioni per i servizi televisivi e radiofonici nazionali individua forme e modalità per dare concreta attuazione ed operatività al programma di cui al comma precedente.

 

4. supporto attività del comitato operativo di Protezione civile.

1. il Ministero delle comunicazioni designa un proprio rappresentante presso il comitato operativo di Protezione civile di cui all’art. 10, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, al fine di garantire una costante opera di raccordo tra le diverse strutture ministeriali e le attività del comitato stesso con particolare riguardo alle esigenze derivanti da situazioni emergenziali nel territorio nazionale e per fornire la propria assistenza nei rapporti con le autorità competenti in materia di telecomunicazioni nelle emergenze all’estero nelle quali il dipartimento della Protezione civile è coinvolto.

2. Nelle situazioni di emergenza di cui al comma precedente il Ministero delle comunicazioni supporta le attività di Protezione Civile, anche attraverso le proprie strutture territoriali, fornendo ogni utile assistenza anche nella individuazione dei sistemi di telecomunicazione anche di natura temporanea e campale in grado di consentire la più tempestiva copertura dei luoghi colpiti dall’evento e dal territorio verso i luoghi di coordinamento dell’emergenza.

 

5. Numero di emergenza unico europeo.

1. il Ministero delle comunicazioni e la Presidenza del consiglio dei Ministri dipartimento della Protezione civile, anche in applicazione di quanto previsto nell’art. 76 del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259 «codice delle comunicazioni elettroniche», sviluppano ogni utile collaborazione per l’implementazione, la identificazione (qualora tecnicamente possibile) della ubicazione della località del chiamante e la conoscenza da parte dei cittadini del Numero di emergenza unico europeo.

 

6. iniziative e campagne di comunicazione.

1. il Ministero delle comunicazioni e la Presidenza del consiglio dei Ministri dipartimento della Protezione civile individuano e definiscono uno specifico programma di collaborazione finalizzato alla realizzazione di campagne e/o iniziative di comunicazione riguardanti la conoscenza e la prevenzione dei rischi naturali e antropici nonché la loro ulteriore veicolazione e valorizzazione nell’ambito delle iniziative di transizione del sistema radio televisivo verso la tecnologia digitale terrestre.

2. Per le attività di cui al comma precedente la Presidenza del consiglio dei Ministri dipartimento della Protezione civile si impegna a coinvolgere le altre componenti nazionali del servizio nazionale di Protezione civile sensibilizzando in modo particolare le strutture regionali.

 

7. Partecipazione a programmi comunitari.

Il Ministero delle comunicazioni e la Presidenza del consiglio dei Ministri dipartimento della Protezione civile si impegnano a promuovere la partecipazione di progetti nazionali finalizzati all’innovazione e ricerca delle infrastrutture e servizi di tlc per le attività di Protezione civile, a programmi comunitari e a piattaforme tecnologiche europee.

 

8. attività di supporto tecnico e qualificazione.

1. al fine di garantirne il necessario supporto tecnico alle diverse attività delle componenti del servizio nazionale di Protezione civile in relazione, in particolare, alle esigenze di progettazione, realizzazione, certificazione e collaudo tecnico dei sistemi, delle reti tecnologiche, degli impianti e degli apparati al servizio del sistema di Protezione civile, nonché per le attività di ricerca, formazione e divulgazione il Ministero delle comunicazioni mette a disposizione della Presidenza del consiglio dei Ministri dipartimento della Protezione civile le necessarie risorse umane e tecnologiche anche avvalendosi, allo scopo, dell’istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie dell’informazione (iscoM).

2. la Presidenza del consiglio dei Ministri dipartimento della Protezione civile per il perseguimento degli

obiettivi di cui al presente protocollo mette, altresì, a disposizione del Presidente del comitato di cui al successivo art. 9 le necessarie risorse strumentali, tecnologiche ed umane.

3. le modalità applicative dei contenuti del presente articolo vengono disciplinate con provvedimenti emanati d’intesa tra il capo dipartimento della Protezione civile e il segretario generale del Ministero delle comunicazioni.

 

9. comitato tecnico.

1. Per l’attuazione dei contenuti del presente protocollo, è istituito, presso il Ministero delle comunicazioni, entro 30 giorni dalla data di sottoscrizione del presente protocollo, un apposito comitato tecnico, presieduto dal segretario generale del Ministero e composto da sei membri, di cui tre designati dal segretario generale del Ministero delle comunicazioni e tre designati dal capo dipartimento della protezione civile.

2. il comitato è integrato per l’attività che lo rendano necessario da un ulteriore membro nominato dall’autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

3. il comitato è integrato, per le attività di cui all’art. 2 del presente protocollo, da tre membri designati dalla conferenza unificata stato-regioni e Province autonome nonché, come previsto dal protocollo d’intesa sottoscritto in data 28 ottobre 2003, da ulteriori 3 membri designati dal Presidente della conferenza dei Presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano in relazione ad argomenti di interesse regionale e può articolare, con provvedimenti adottati dal Presidente, le proprie attività costituendo specifici gruppi di lavoro ed invitando a partecipare ogni altro ente, amministrazione o azienda ritenuta utile per l’esame delle problematiche ed il raggiungimento degli obiettivi.

4. il comitato tecnico per le attività del presente protocollo si può avvalere anche del gruppo di lavoro sulle frequenze radio, istituito con l’art. 9 del precedente Protocollo d’intesa, stipulato in data 16 ottobre 2002 e che tra l’altro svolge i seguenti compiti:

a) propone la suddivisione, in ambito territoriale, del numero delle frequenze di cui all’art. 2 comma 2, numeri 2.2 e 2.3, che il Ministero stesso provvede ad individuare ed assegnare, valutate le esigenze prospettate;

b) formula proposte ai fini della predisposizione degli accordi di cui all’art. 2, comma 4, nonché alla pianificazione relativa all’utilizzo delle frequenze di cui all’art. 2, comma 2, numeri 2.2 e 2.3;

c) stabilisce le specifiche operative degli apparati alle quali si dovranno conformare i soggetti utilizzatori;

d) approva i progetti tecnici finalizzati al completamento della rete nazionale, previo esame tecnico degli stessi da parte dell’organo ministeriale competente, predispone programmi formativi per l’uso delle reti, degli apparati e delle tecnologie.

 

10. durata, modifiche ed entrata in vigore.

1. il presente protocollo d’intesa ha la durata di quattro anni decorrenti dalla data di sottoscrizione e può essere modificato, anche sulla base delle indicazioni eventualmente formulate dal comitato di cui all’art. 9, in ogni momento previa intesa delle parti.

2. il presente protocollo d’intesa entra in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella gazzetta ufficiale della repubblica italiana.

 

Allegato 1

Distribuzione delle coppie di frequenze

 

Coppie di frequenze a copertura nazionale ad uso diretto ed esclusivo del Dipartimento della Protezione Civile (art. 2, comma 2; punto 2.1.).

 

VHF: UHF:

159,6375 164,2375 MHz; 450,4000 460,4000 MHz;

159,7000 164,3000 MHz; 450,7000 460,7000 MHz;

159,7750 164,3750 MHz; 450,7375 460,7375 MHz;

159,9250 164,5250 MHz; 459,2750 469,2750 MHz.

 

 

Coppie di frequenze per la realizzazione di reti regionali, provinciali, interprovinciali o per aree omogenee (art. 2, comma 2, punti 2.2. 2.3.).

 

VHF:

159,6250 164,2250 MHz; 159,3750 163,9750 MHz;

159,6500 164,2500 MHz; 159,4250 164,0250 MHz;

159,6875 164,2875 MHz; 159,5000 164,1000 MHz;

159,7500 164,3500 MHz; 159,5250 164,1250 MHz;

159,7625 164,3625 MHz; 159,5375 164,1375 MHz;

159,8000 164,4000 MHz; 159,5500 164,1500 MHz;

159,8250 164,4250 MHz; 159,5625 164,1625 MHz;

159,9125 164,5125 MHz; 159,7875 164,3875 MHz.

 

 

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2.

Liberalizzate le frequenze per le “RFID”

Il Ministero delle Comunicazioni ha emanato un Decreto Ministeriale con il quale vengono

completamente liberalizzate le radio frequenze per i c.d. dispositivi “RFID” (Radio Frequency Identification).

 

Esempio di minuscolo RFID

 

 Il Decreto Ministeriale stabilisce in particolare che: «la banda di frequenze 865-868 MHz può essere impiegata, su base di non interferenza e senza diritto a protezione, ad uso collettivo da apparati a corto raggio per le apparecchiature di identificazione a radiofrequenza (RFID), aventi le caratteristiche tecniche di cui alla decisione 2006/804/CE. Tali applicazioni sono soggette al regime di "libero uso" ai sensi dell'art. 105, comma 1, lettera o) del Codice delle comunicazioni elettroniche, emanato con decreto legislativo 1° agosto 2003».

 Il provvedimento adottato dal Ministro Gentiloni si è avvalso della collaborazione del Ministero della Difesa, che ha concordato sulla compatibilità tra il servizio svolto sulla banda interessata – sottoposta anche ad utilizzazioni militari - e le applicazioni RFID per usi civili.

 La sigla RFID (Radio Frequency IDentification) si riferisce ai nuovi dispositivi che leggono le informazioni identificative di un determinato prodotto registrate su supporti informatici, senza far ricorso (come nei codici a barre) al contatto fisico tra lettore e dispositivo contenete l’informazione, ma attraverso le onde radio che trasmettono poi le informazioni ad una banca dati per la relativa gestione.

 Gli RFID operanti sulle bande di frequenza cosiddette UHF, liberalizzati ora in Italia con il Decreto del Ministero delle Comunicazioni, introducono un notevole cambiamento anche rispetto ad analoghe applicazioni finora in uso (per esempio il Telepass). La caratteristica particolare di questi nuovi dispositivi consiste nel fatto che essi utilizzano delle «TAG» (etichette elettroniche) passive, vale a dire senza bisogno di alimentazione a batteria, per cui sono estremamente leggere, di basso costo e facilmente leggibili ed aggiornabili.

 Grazie alla tecnologia RFID i cittadini italiani potranno beneficiare di nuovi vantaggiosi servizi, sotto il profilo della sicurezza (ad esempio, tracciabilità degli alimenti, servizi per la salute, lotta contro la contraffazione dei medicinali), della comodità (ad esempio, attese ridotte alle casse dei supermercati, gestione più accurata e affidabile dei bagagli presso gli aeroporti, pagamenti automatizzati) e dell'accessibilità (ad esempio, nel settore della sanità, la RFID è potenzialmente in grado di innalzare il livello di qualità delle cure e di sicurezza dei pazienti e di migliorare il rispetto delle prescrizioni terapeutiche).

Radio Frequency IDentification

RFID (acronimo di Radio Frequency IDentification - traducibile in Identificazione a radio frequenza) è una tecnologia per la identificazione automatica di oggetti, animali o persone. Il sistema si basa sulla lettura a distanza di informazioni contenute in un tag RFID usando dei lettori RFID.

Un tag RFID è costituito da:

* un microchip che contiene dati (tra cui un numero univoco universale scritto nel silicio)

* una antenna

* può essere dotato o meno di una batteria

 

Un tag è in grado di ricevere e di trasmettere via radiofrequenza le informazioni contenute nel chip ad un transceiver RFID.

Negli ultimi anni la procedura di riconoscimento automatico (Auto ID) ha suscitato molto interesse e si sta sviluppando in ogni settore industriale, da quello di acquisto e distribuzione di servizi logistici a quello industriale, manifatturiero, metalmeccanico.

La tecnologia RIFD è considerata per la sua potenzialità di applicazione una tecnologia general purpose (come l'elettricità, la ruota, etc) e presenta un elevato livello di pervasività, ovvero una volta trovato una applicazione in un punto della filiera, l'applicazione ed i benefici si propagano velocemente a monte e a valle della stessa. Con gli RFID, grazie allo sviluppo passato delle tecnologie dell'informazione e di internet, è possibile creare una "internet of things", ovvero mettere in rete oggetti o cose.

* 1 Tipi di tag RFID

* 2 Essenziali vantaggi degli RFID rispetto a codici a barre e bande magnetiche

* 3 RFID TAG e RFID Transponder

* 4 Modalità read-only e read/write

* 5 Applicazioni RFID

o 5.1 Passaporto

o 5.2 Monetica

o 5.3 Bigliettazione Elettronica

o 5.4 Logistica Magazzini

o 5.5 Logistica Trasporti

o 5.6 Controllo presenze ed accessi

o 5.7 Tracciamento pratiche

o 5.8 Assistenza e manutenzione

o 5.9 Identificazione degli animali

o 5.10 Biblioteche - rilevazione patrimonio librario e movimento libri

o 5.11 Antitaccheggio

o 5.12 Rilevazione dei parametri ambientali

o 5.13 Registro Scolastico Elettronico

* 6 RFID e Privacy

* 7 Note

* 8 Collegamenti esterni

 

Tipi di tag RFID

Esistono diversi tipi di tag RFID, alcuni dei quali normati da standard ISO:

* 125/134 kHz

* 13,56 MHz

* 868/915 MHz

* >2,4 GHz

 

I tag 125 kHz 13,56 MHz sono previsti dalle norme ISO come passivi (senza batterie) mentre per i tag RFID UHF e Ultrawide band esistono attivi, semi-attivi e passivi. I tag attivi sono alimentati da batterie, i tag semiattivi sono alimentati da batterie solo per la parte di trasmissione e tag passivi non hanno nessuna fonte di alimentazione interna, ma traggono l'energia per attivarsi dall'onda radio inviata dal lettore che li interroga.

Tag RFID GEN2 passivo

Epc Gen2 Electronic Product Code Generation 2. È il protocollo EPC di seconda generazione, progettato per operare a livello internazionale. L'EPC Gen è al centro dell'attenzione perché sembra probabile una convergenza fra gli standard UHF Gen 2e una revisione dell'ISO 18000-6, ovvero si applica solo ai Tag HUF. Il processo di unificazione potrebbe contribuire a un’ulteriore accelerazione nell’adozione su scala globale degli RFID.

Essenziali vantaggi degli RFID rispetto a codici a barre e bande magnetiche

La tecnologia RFID ha alcuni vantaggi semplici rispetto alle tradizionali tecnologie dei codici a barre e delle bande magnetiche:

* Non deve essere a contatto per essere letto come le bande magnetiche

* Non deve essere visibile per essere letto come per i codici a barre

* Si può anche aggiungere informazioni sui chip in funzione della tipologia del chip (Read Only: si possono solo leggere le informazioni contenute, Read Once: si possono leggere una sola volta, Read and Write: si possono leggere e memorizzare informazioni per un numero limitato ma grande di volte)

* L'identificazione e la verifica avviene in 1/10 di secondo

* La comunicazione può essere in chiaro o criptata

RFID TAG e RFID Transponder

L'elemento che caratterizza un RFID è il transponder o tag. Il tag è un componente elettronico composto da un chip ed una antenna. Il chip (grande pochi millimetri) è la parte "intelligente" costituita da una memoria non volatile contenente un codice unico, il quale viene trasmesso tramite l'antenna (circuito di trasmissione del segnale) all'apparato lettore che controllerà i dati ricevuti.

Nel tag passivo, il Lettore emette un campo elettromagnetico/elettrico che tramite il processo della induzione genera nell'antenna del tag una corrente che alimenta il chip. Il chip alimentato comunica tutte le sue informazioni che vengono irradiate tramite l'antenna verso il Lettore.

I tag attivi invece sono alimentati da una piccola batteria interna (RFID attivi).

Transponder e antenna sono inseriti in un supporto che caratterizza l'uso specifico di ognuno di questi oggetti. È possibile realizzare RFID in infiniti formati: inseriti in etichette del tutto simili a quelle normalmente utilizzate nei capi di abbigliamento, oppure sotto forma di adesivi da applicare sulle confezioni di cartone dei prodotti, o all'interno di tessere formato carta di credito.

Per accedere alle informazioni contenute nell'etichetta è necessario un lettore fisso o portatile. Il vantaggio offerto da questo tipo di tecnologia rispetto ai sistemi di identificazione attualmente più utilizzati (codici a barre e lettori a banda magnetica), è che il lettore non ha bisogno di avere la visibilità ottica rispetto all'etichetta e funziona in tempi estremamente ridotti (circa 1 decimo di secondo).

Modalità read-only e read/write

Altro esempio di RFID aperto

La modalità read-only consente di utilizzare la tecnologia RFID in sostituzione del codice a barre sfruttando i seguenti vantaggi:

* Affidabilità della lettura

* Eliminazione della necessità di "vedere" l'etichetta (le etichette radio possono essere contenute all'interno dei prodotti ed essere lette anche in più esemplari contemporaneamente)

* Capacità di lavorare in ambienti contaminati, e sporchi

* Capacità di resistere, con opportuni package, all'aggressione di agenti chimici, ambientali, di poter operare immerso in un fluido, dentro l'oggetto che si vuole identificare oppure all'interno di un altro contenitore (purché non completamente metallici)

* Possibilità di leggere, nello stesso contenitore, il codice di decine o centinaia di etichette in un lasso temporale di pochi secondi, e di trasmetterlo al sistema informativo di gestione.

I tag dotati di memorie non volatili (qualche kilobyte) possono contenere informazioni molto articolate sull'oggetto cui sono associate.

La modalità Read/Write permette non solo una trasmissione di informazioni ma un loro aggiornamento sul chip. Il Tag diventa un sistema di identificazione che può tenere traccia della storia di un prodotto fin dalla fase di lavorazione ed essere poi utilizzata in modo interattivo lungo tutta la filiera fino alla distribuzione al dettaglio e in alcuni casi sino al consumatore.

Alcuni vantaggi di questa modalità sono costituiti dalla possibilità di memorizzare dati relativi agli indici di qualità, ai problemi riscontrati e successivamente, dalla semplice lettura del tag, valutare le caratteristiche positive e negative dei prodotti o dei lotti; per esempio applicati alle confezioni di prodotti deperibili alle alte temperature sono in grado di informare il consumatore che il livello di guardia di queste è stato superato (esempio: camion guasto fermo per ore sotto il sole). Nei sistemi industriali particolarmente complessi e operanti in ambienti ostili, la presenza di un tag con queste modalità può sostituire sia il network sia la necessità di avere sempre attivo il controllo di un sistema di gestione e in questo modo automatizzare alcuni processi amministrativi o industriali, localizzare in magazzino i differenti modelli, smistare in distribuzione modelli e prodotti in funzione di alcune caratteristiche (prezzo, dimensioni, packaging, ecc.). Questi tag si rivelano utili anche per generazione automatica di bolle e fatture, grazie alla possibilità di leggere contemporaneamente più codici. Anche la fase di vendita trova vantaggi dall'uso dei tag, sia per realizzare inventari real time all'ingresso e alla vendita del prodotto, sia perché i tag possono essere utilizzati come dispositivi antitaccheggio.

Applicazioni RFID

Diversi i campi di applicazione della tecnologia. In particolare i campi di adozione principali esistenti sono:

* Le soluzioni su tag 125/134 kHz trovano campi applicativi: tracciabilità animali (cani e mucche), apertura serrature (settore alberghiero e controllo accessi)

* Le soluzioni su tag 13,56 MHz trovano applicazioni in:

o standard ISO 15693 per la tracciabilità (alimentare, prodotti, etc), borsellini elettronici non bancari (villaggi vacanze, discoteche, etc);

o standard ISO 14443 (ad alta sicurezza) per carte bancarie, tessere documenti di identità elettronici, titoli di viaggio elettronici

* le soluzioni con tag UHF ISO 18000 sono dedicate alla logistica sia interna che esterna d'azienda

* le soluzioni con tag 2,4 GHz e oltre per la mobilità (telepass e similari) e gli interporti

Passaporto

I tag RFID sono utilizzati in passaporti in diversi paesi. Il primo paese ad adottare i passaporti con RFID ("e-passports") è stato il governo malese nel 1998. In tale passaporto, il chip contiene oltre alle informazioni dell'intestatario del passaporto e la storia dell'utilizzo (data, giorno e luoghi) per tutte le entrate ed uscite dal paese.

Anche il Governo italiano ha adottato tale standard e presumibilmente dal Novembre 2006 saranno disponibili i nuovi passaporti.

Lo standard per il passaporto RFID sono stati definiti dalla International Civil Aviation Organization (ICAO), e sono descritti nel Documento ICAO Numero 9303, Parte 1, Volumi 1 e2 (6a edizione, 2006). ICAO si definisce i chip RFID ISO 14443 nei passaporti come "circuiti integrati contactless". Lo standard ICAO richiede che i passaporti RFID siano idenitificabili da un logo standard di riconoscimento sulla copertina.

I tag RFID sono utilizzati nei nuovi passaporti Inglesi e Americani dal 2006. Gli Stati uniti hanno emesso 10 milioni di passaporti nel 2005 e le aspettative sono per 13 milioni nel 2006. I chip memorizzeranno le stesse informazioni stampate nel passaporto e includeranno anche una fotografia digitale del proprietario. I passaporti conterranno anche una sottile membrana metallica al fine di rendere difficile le letture non autorizzate (skimming) quando il passaporto è chiuso.

Monetica

Visa, Mastercard e American Express stanno lanciando nuove carte di credito che per sicurezza, velocità e flessibilità superano le tradizionali Chip Card. Oltre 10 milioni di Americani, Giapponesi ed Inglesi stanno usando, su base regionale, tali soluzioni. A New York è possibile pagare il biglietto della metropolitana con tali soluzioni.

In Italia si stanno avviando diversi test tra cui: Sanpaolo di Torino e ATA Hotel (che già gestisce con tale tecnologia due dei più importanti villaggi: Tanka Village ed i Giardini di Naxos). La tecnologia utilizzata è un tag 13,56 MHz ISO 14443.

In questo ambito sono attese le principali applicazioni futuribili di Near Field Communication (NFC)che prevedono l'associazione di un telefono NFC enebaled (ovvero con un sistema RFID read/write incorporato) che permettera' di effettuare transazioni di monetica o accedere servizi.

Bigliettazione Elettronica

Uno degli ambiti di maggiore applicazione planetaria delle soluzioni contactless RFID è data dai sistemi di bigliettazione elettronica. Le città di Parigi, Londra, Milano, Venezia utilizzano contactless smartcard con tecnologia RFID per permettere l'accesso ai mezzi di superficie e metropolitana.

Le tecnologie più usate fanno riferimento allo standard ISO 14443 (come la tecnologia Mifare e la tecnologia Calypso), o allo standard ISO 15693.

Anche i sistemi di accesso degli impianti di risalita sulle piste da sci, sono ormai quasi tutti basati su soluzioni contactless RFID. Grazie a questa tecnologia, i siti web di alcune società di gestione degli impianti consentono all'utilizzatore, a fine giornata, di ottenere un riepilogo degli impianti utilizzati e dei chilometri di pista percorsi.

Logistica Magazzini

Identificare ogni contenitore e ogni scaffale di magazzino con tag riduce gli errori nei prelievi e fornisce una identificazione certa dell'item (in funzione delle entità controllate si parla di Item Tagging (oggetto unico) o Box Tagging). Non è necessario aprire gli imballaggi per verificare il contenuto cercando il codice a barre, così come non è più necessario effettuare il conteggio manuale per la verifica dell'inventario fisico. Con una serie di scansioni a distanza è possibile identificare e verificare la presenza di specifici oggetti in magazzino. Infatti la tecnologia permette di leggere contemporaneamente più etichette (tag) in generale fino a 100 in contemporanea. La tecnologia permette di conoscere in tempo reale le giacenze di magazzino, riordinare i capi esauriti (in tempo reale).

La tecnologia utilizzata è un tag 868 MHz ISO 18000

Logistica Trasporti

In questo caso i tag vengono applicati sia sugli oggetti (scatole, pallet, ecc.) da trasportare, sia sui mezzi di trasporto (vagoni, automobili, ecc.). In Italia, Francia e in Giappone sono già funzionanti milioni di tessere RFID che permettono ai pendolari di utilizzare diversi tipi di trasporto con le diverse forme di abbonamento. Un'altra applicazione della tecnologia RFID è in sostituzione del codice a barre come identificativo sui bagagli in aeroporto permettendo un maggiore "tasso di lettura" ed errore lungo gli scivoli di smistamento (35% di miglioramento dell'efficienza presso l'aeroporto di Dallas)

I sistemi RFID contribuiscono a migliorare la qualità dei sistemi di identificazione del mezzo di trasporto (l'esempio più comune è il telepass) in termini di efficienza e servizio.

Bisogna dire che spesso queste tecnologie sono state utilizzate per "tracciare" l'utente del mezzo, che perde così la privacy, propria dei tradizionali mezzi di pagamento.

La tecnologia utilizzata sono tag ad altra frequenza >2.5 GHz

Controllo presenze ed accessi

L'RFID è una valida alternativa sia alle tecnologie di personal identification tradizionali (badge, tesserini, ecc.), sia alle tecnologie di strong authentication basate sul riconoscimento degli attributi biometrici di un individuo. A differenza di tali tecnologie non richiede contatto visivo per l'identificazione e permette il riconoscimento anche "a distanza". L'identificazione tramite RFID oltre a rendere più agile l'impiego di varchi motorizzati, distinguere gli ingressi dalle uscite e verificare automaticamente l'elenco delle presenze all'interno di una determinata zona, permette l'avvio o l'arresto di un PC a seconda che il proprietario si trovi o meno nelle vicinanze. I tag possono essere stampati o inseriti in oggetti di forma diversa, come ad esempio un badge identificativo e, quindi, personalizzati con stampe di immagini, scritte, loghi, fotografie e codici a barre. Possono essere registrate informazioni come: dati anagrafici, foto di riconoscimento, data e ora di transito, verso di transito e altre informazioni.

La tecnologia utilizzata è un tag 15 kHz o 13,56 MHz ISO 14443 o ISO 15693

In alcuni casi è ipotizzabile che si permetta il funzionamento di una macchina o apparecchiatura solo in presenza di operatori di macchina (es. una pressa o una TAC o semplici ascensori). Tali apparecchiature posso richiedere particolari procedure per assicurare la sicurezza delle persone o della macchina stessa impedendo a non autorizzati il loro utilizzo o arrestare il suo funzionamento se nell'area non sia presente un operatore autorizzato.

Tracciamento pratiche

L'applicazione di una etichetta RFID a ogni pratica consente di automatizzare la loro ricerca negli archivi cartacei, di effettuare automaticamente la registrazione del prelievo/restituzione e di mantenere traccia dei vari spostamenti tra uffici e depositi. Applicare un tag RFId su una pratica significa poterne gestire gli spostamenti, e quindi poterne gestire il workflow. Un sistema del genere mira all'ottimizzazione della gestione delle pratiche negli uffici, poiché è possibile stabilire quanto tempo una pratica rimane ferma su di una scrivania (ad esempio adoperando delle vaschette porta-documenti che contengono al loro interno un'antenna). Si dovrà aspettare l'intervento del garante per sapere quanto questo tipo di intervento sia compatibile col diritto del lavoro.

Assistenza e manutenzione

Interessante è l'applicazione di sistemi RFID nella manutenzione degli impianti. Un esempio è quello delle aziende petrolchimiche dove si devono effettuare manutenzione sulle valvole. Con una semplice lettura del tag applicato direttamente sulle valvole sarà possibile ottenere la storia delle manutenzioni e riparazioni della specifica valvola.

Identificazione degli animali

Rispetto agli altri metodi utilizzati per l'identificazione degli animali (marchiatura sull'orecchio, tatuaggio, passaporto cartaceo), con l'applicazione dei tag tutte le informazioni necessarie sono residenti anche sui capi di bestiame e, grazie all'emissione di onde elettromagnetiche a bassa frequenza del tutto innocue, risultano accessibili ovunque si trovi l'animale. Le etichette possono contenere le informazioni indispensabili a garantire la qualità del capo come ad esempio:

* Codice dell'animale;

* Dati anagrafici (passaporto) proprietario;

* Aziende presso le quali il capo è transitato;

* Controlli veterinari a cui l'animale è stato sottoposto

* Trattamenti subiti.

 

Biblioteche - rilevazione patrimonio librario e movimento libri

Applicando i tag sui beni delle biblioteche (libri, video, CD, audio, ecc.) è possibile rilevare a distanza le informazioni in esso contenute (tipo di bene, descrizione, numero inventario, rappresentazioni fotografica, ecc.), consentendo di amministrare i beni in dotazione con estrema facilità ed efficacia. La tecnologia RFID presenta vantaggi anche nelle operazioni di attivazione di un prestito e restituzione alla biblioteca, grazie alla presenza di stazioni self service estremamente facili da usare.

Esempio: prestito e restituzione di libri. Dopo aver prelevato dagli scaffali i libri da prendere in prestito, l'utente deve avvicinarsi alla postazione e appoggiarli sul piano di rilevazione assieme alla tessera della biblioteca. Gli oggetti vengono rilevati e la transazione viene automaticamente registrata. Alla restituzione dei libri, l'utente dispone i volumi in un apposito cestello, appoggiato su una stazione di lettura. Il sistema rileva il rientro dei libri nella biblioteca e registra tale transazione, quindi legge dal tag il codice dello scaffale e del ripiano su cui ogni libro deve essere depositato.

Antitaccheggio

Il primo aiuto tecnologico, oggi largamente utilizzato su scala mondiale, è arrivato dalla EAS (Electronic Article Surveillance). Mediante l'applicazione di un piccolo tag chipless (senza chip) agli oggetti in vendita, un negozio può rilevare un eventuale transito non autorizzato di un articolo attraverso un varco. Il varco (composto da antenna) è collegato ad un dispositivo di segnalazione acustica e visiva.

L'EAS tuttavia non permette di rilevare né la tipologia né il numero degli oggetti rilevati.

Rilevazione dei parametri ambientali

L'ultima frontiera tecnologica in ambito RFID riguarda l'introduzione di tag attivi equipaggiati con sensori in grado di rilevare i parametri climatici (temperatura, pressione, umidità, ecc.) dell'ambiente in cui sono immersi. Le grandezze rilevate dai sensori vengono memorizzate in una apposita memoria interna, e lì permangono fino a quando un operatore, dotato di apposito lettore, non ne esegue lo scarico su un PC palmare. Queste caratteristiche si rivelano strategiche per il monitoraggio dei parametri operativi dei macchinari in particolari realtà industriali, dove è necessario garantire regimi operativi controllati. I tag, grazie alle ridottissime dimensioni, possono essere collocati in punti "scomodi", dove sarebbe difficile portare il cavo necessario ad alimentare un apparecchio di misura, ed offrono, a costi decisamente contenuti, una soluzione affidabile e di facile implementazione.

Esempio nella catena del freddo.

Una applicazione specifica è volta a controllare e mantenere la temperatura adeguata dei prodotti lungo tutte le fasi della loro distribuzione (trasporto, immagazzinamento, allocazione presso i punti vendita), fino al momento della loro consegna, al fine di garantirne la integrità e "qualità". Questi tag (13,56 MHz attivi) incorporano un sensore di temperatura (sia in picco, ovvero se esce dai parametri predefiniti, oppure continuo, monitorando continuamente la temperatura). In questo secondo caso è possibile programmare gli intervalli di misurazione della temperatura e memorizzarne i valori, in modo da ottenere un grafico nel tempo oppure identificare il momento (time stamp) in cui il collo ha subito condizioni limite rispetto ai parametri prefissati. La differenza di monitoraggio ha impatto sul costo del tag che può variare da €3,00 a €5,00 in funzione della memoria necessaria. Essendo tag ad alto costo, non sono "a perdere", quindi occorre valutare il costo della logistica di rientro degli stessi.

Grazie all'utilizzo di tali soluzioni si può monitorare lo stato di conservazione di una sostanza, oppure segnalare eventuali allarmi quando il parametro temperatura non fosse nei range voluti, senza aprire le confezioni che proteggono la sostanza conservata in temperatura e gestendo il dato in via informatica, magari da un sito centrale, dove poter prendere le decisioni del caso:

* eliminare il prodotto

* accelerare il trattamento di un processo, ecc.

Registro Scolastico Elettronico

Attraverso la tecnologia RFID è possibile creare applicazioni per il controllo delle presenze nelle scuole in modo automatico ed efficiente. L'Istituto Tecnico Industriale Statale Vittorio Emanuele Marzotto ha iniziato nel mese di Settembre 2006 un progetto scolastico con l'aiuto di alcune aziende locali per la creazione di un sistema in grado di rendere i processi scolastici di registrazione delle presenze, dei voti, delle comunicazioni molto veloci, sicuri ed automatici. Con la tecnologia RFID vengono gestiti gli accessi al sistema e le presenze degli alunni vengono automaticamente registrate dalle applicazioni all'ingresso a scuola. Le applicazioni sono state sviluppate dagli studenti delle due classi di Informatica dell'anno 2006/2007 con l'aiuto dei loro professori.

RFID e Privacy

L'impatto che potenzialmente tale tecnologia potrebbe avere sulla privacy delle persone nel momento in cui avesse un livello di pervasività all'interno della comunità sociale è stata la motivazione che ha spinto il Garante della Privacy ad avviare una consultazione pubblica e successivamente a definire le regole per l'utilizzo di sistemi RFID con un provvedimento del 9 marzo 2005 (vedi nota [1]).

L'annuncio dell'utilizzo della tecnologia RFID ha generato opinioni diverse tra i consumatori nel tempo. Nel lontano 2003 a seguito dell'annuncio di Benetton dell'intenzione di usare TAG RFID per la filiera logistica, negliStati Uniti è stata lanciata una campagna di boicottaggio dei prodotti Benetton (vedi nota [2]). Dal 2006, la catena The Gap ha introdotto sui propri prodotti etichette RFID e ad oggi apparentemente nessun boicottaggio è stato lanciato.

Di diversa portata è la questione del chip sottocutanei. Tali chip servono per memorizzare talune informazioni di un paziente e permettere, in caso di ricovero in emergenza, di attingere alla storia del paziente. Sono informazioni personali e il chip viene impiantato su richiesta dell'interessato.

Alcuni Stati USA hanno approvato legislazioni per vietare l'impiantazione di tali dispositivi senza consenso esplicito della persona (vedi nota [3]). In Italia l'uso degli RFID (e anche dei prodotti sottocutanei per umani) è regolamentato dal 2005 dalla normativa del Garante della Privacy (vedi nota [4]) salvo casi eccezionali autorizzati dal Garante stesso per specifici individui per ragioni di tutela della vita degli specifici pazienti interessati.

Dal punto di vista della logistica non sussistono problemi di Privacy (EPC Gen2 prevede che i tag contengano solamente un unico codice: un numero di serie).

Le preoccupazioni principali riguardano la possibilità che la tecnologia possa essere utilizzata per violare la privacy del possessore degli oggetti taggati. Al momento le principali obiezioni sono articolate sui seguenti elementi:

1. la consapevolezza o meno dell'utente che un prodotto contenga un RFID

2. le informazioni contenute nell'RFID

3. la associazione possessore/TAG

Il primo punto è al momento allo studio delle diverse legislature ma emerge un quadro univoco sulla necessità che i clienti siano informati dell'esistenza del tag, che i tag possano essere disattivati (tramite il comando /KILL), e che sia data la possibilità agli utenti di verificare la disattivazione o più semplicemente rimossi.

Il secondo punto riguarda la informativa contenuta nei tag. Nel caso di prodotti di largo consumo le informazioni nei tag sono codificate secondo EPC Gen2, ovvero il tag sui prodotti contiene solo un indicativo seriale. La stessa presenza di un indicativo seriale pone grossi problemi di privacy, come notato in altre tecnologie già presenti. La pubblica opinione richiede che tali dispositivi siano "oscurabili" o semplicemente rimossi una volta varcate le casse del supermercato e/o negozio. La disattivazione avviene tramite il flagging di una cella nel chip che lo rende disattivo e non riattivabile. Il problema è che una disattivazione non è mai garantita al 100%, se non con la definitiva rimozione del tag stesso.

Il terzo punto riguarda la possibilità di associare una persona ad un prodotto. É possibile che una persona male intenzionata possa leggere i codici dei tag dei prodotti che uno acquista a distanza (sebbene modesta) e possa sapere le abitudini di consumo di ciascuna famiglia. Va notato che ciò può avvenire anche esaminando i carrelli degli acquisti, accedendo al database delle tessere di fedeltà, esaminando la spazzatura (come fanno le aziende di analisi dati di mercato) ecc.. Cosi' come avviene per i telefoni cellulari, un tag non identifica il proprietario, ma codice con cui, disponendo di accesso al database che associa identificativi alle persone (ad esempio il database delle loyalty dei supermercati o degli abbonati dell'operatore telefonico), in linea teorica è possibile risalirne.

Le distanze di lettura dipendono fortemente dalle condizioni ambientali e dalle tecnologie utilizzate

* nel caso dei tag 13,56 MHz la distanza di lettura prevista é 0,3 a 60 cm

* nel caso di tag UHF, usati per la logistica, è al massimo 3÷10 metri

Va rilevato che trattandosi di campi elettromagnetici, vale per l'RFID quando avviene per il Wifi. Sebbene in casi eccezionali e limite si possano fare sistemi Wifi che in condizioni controllate possano effettuare collegamenti di chilometri, le condizioni ambientali tipiche limitano le distanze a poche decine di metri. Analogamente per RFID, le condizioni ambientali tipiche limitano le distanze a pochi centimetri per i tag a 13,56MHz e pochi metri per i tag UHF.

I tag UHF sono molto limitati in presenza di liquidi (il corpo umano è composto al 95% da liquidi) e quindi male si prestano per pedinare una persona. Inoltre è meno costoso seguire gli spostamenti tramite la triangolazione del GSM che disseminare il territorio di antenne (che costano €3.000 ) ogni 10 metri. È possibile leggere oltre i 10 metri alimentando le antenne oltre i 2 watt, ma in tale caso si sta commettendo un crimine (ovvero occorre una licenza da parte del Ministero delle Telecomunicazioni oppure possono farlo agenti ed investigatori in quanto molto costoso e rischioso e non scalabile su una intera popolazione). Il campo visivo assicura migliori distanze e accuratezza di lettura per pedinamenti.

Nel luglio 2007, grazie alla collaborazione del Ministero della Difesa, che impegna la banda UHF per alcuni ponti radio ad uso militare, il Ministero delle Comunicazioni, come detto all’inizio, ha liberalizzato le frequenze UHF comprese fra 865 e 868 MHz per le applicazioni RFID (Radio Frequency Identification) ad uso civile.

Il nuovo decreto, firmato dal Ministro Paolo Gentiloni, permetterà l'installazione di apparati - sia indoor che outdoor - con una potenza di 2 watt, espandibile a 4 watt con particolari tipi di antenna.Il problema della privacy sussiste nella misura in cui i contenuti dei tag contengano informazioni personali, senza adottare le misure minime di sicurezza prescritte dalla legge (anonimizzazione, protezione dell'accesso, cifratura, ecc.). Concettualmente un tag e' assimilabile a una chiavetta USB leggibile a breve distanza, in alcuni casi senza un atto consapevole. Se il supporto non e' protetto da password di accesso ai dati, se i dati contengono informazioni personali e se queste informazioni sono in chiaro, ovviamente il problema si pone.

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3.

A.R.I.

Associazione Radioamatori Italiani Sezione di Cassano delle Murge (Bari) - Italy

 

 

G-QRP NEWS – ITALIA

 

Carissimi Amici Soci del G-QRP Club e non,

 

E’ in distribuzione la copia  di SPRAT Autumn 2007 e penso molti degli iscritti l’abbiano gia’ ricevuta.

A nome della Sezione ARI di Cassano delle Murge, Bari, quale Presidente e Rappresentante del G-QRP Club per l’Italia, desidero informarvi che il lavoro svolto nell’accrescere il numero degli associati italiani a questo antico Club , siano questi amanti del QRP o degli autocostruttori, ha portato a quasi triplicare il numero degli aderenti in questi due anni di rappresentanza.

Ad oggi gli iscritti italiani al G-QRP Club sono 90 !!! L’Italia e’ la quarta nazione a livello mondiale e la seconda nell’Europa continentale:

 

UK #2457, USA #268, Germania #215, Italia #90, Francia #61

 

Da questo anno i rinnovi, le iscrizioni al G-QRP Club e l’acquisto di libri e componenti viene gestito tutto attraverso il Rappresentante nazionale, per quelle nazioni che ne hanno uno.

 

Il Club ha appena rilasciato il nuovo CD che contiene tutti i numeri di SPRAT dal 1 al 132 (Autunno 2007). Questo CD e’ diverso dal precedente prodotto da Funk Amateur ed e’ basato sullo standard HTML; funziona su vari Linux con Firefox.

E’ disponibile anche il nuovo Antenna Handbook

 

“Sprat On CD”, incluso spedizione:

Soci G-QRP      12.00 Euro                    Fornire Numero Iscrizione

Non-Soci           20.00 Euro

 

“G-QRP Club ANTENNA HANDBOOK”, incluso spedizione

Soci G-QRP      14.00 Euro                    Fornire Numero Iscrizione

Non-Soci           20.00 Euro

 

Iscrizione e Rinnovo per l’anno 2008:   10 Euro

 

E’ possibile iscriversi e/o rinnovare per piu’ anni (10E x #anni)

 

Il CD e/o l’Antenna Handbook possono essere ordinati assieme alla iscrizione od al rinnovo. I Non-Soci che desiderano acquistare il CD o l’Handbook sono consigliati di effettuare l’iscrizione, basta fare due conti ... e poi, oltre a ricevere la rivista trimestrale SPRAT per il 2008, possono effettuare acquisti di alcuni componenti, disponibili solo per i Soci, onde facilitare la costruzione di alcuni dei progetti pubblicati su SPRAT.

 

Si prega di richiedere il modulo di iscrizione o rinnovo a: i7swx@yahoo.com

Il pagamento e’ in Italia ed e’ facilitato effettuando una ricarica su Scheda PostePay.

 

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Giancarlo Moda, I7SWX

Rappresentante G-QRP Club in Italia

Sezione ARI Cassano delle Murge  BA #70.10

 

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4.

Da: Alfredo Gallerati

 

Onde Radio comunicato stampa

 

Le trasmissioni di Radio Romania Internazionale, in gamma onde corte, fino a mercoledì 31 ottobre 2007, potranno essere disturbate da alcuni lavori di modernizzazione degli impianti di trasmissione. In questo caso, il Dipartimento Tecnico di RRI consiglia l'ascolto via streaming Internet all'indirizzo www.rri.ro (Italiano) - Mp 3 - canale 3. Salvo variazioni dell'ultima ora, ecco la scheda delle trasmissioni in lingua italiana dal  29 Ottobre 2007.

 

ora italiana         frequenze

16.00 - 16.26 - 7160 kHz

18.00-18.26 -   9855 kHz

20.00-20.26 -   6180 kHz

La rubrica dx "Onde Radio" sarà in onda, ogni due settimane, la domenica alle ore 16,00 (ora italiana) su 7.160. Replica il mercoledì successivo alle 16.00 ora italiana. Ringrazio per l'attenzione. Buon ascolto ! Alfredo Gallerati

(DX- Editor Radio Romania Internazionale).

 

 

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5.

Se la Terra non muore

per colpa degli alieni

di AL GORE ex Vicepresidente USA Premio Nobel per la Pace 2007 per i mutamenti climatici

 

Al Gore, ex vicepresidente Usa, è presidente dell'Alliance for Climate Protection. Ha ricevuto il Nobel per la Pace e ha dichiarato:

Noi, la specie umana, siamo arrivati a un momento cruciale e dobbiamo prendere una decisione. Non ha precedenti ed è perfino ridicolo per noi presumere di dover in verità scegliere consapevolmente in quanto specie, ma nondimeno questa è la sfida che dobbiamo raccogliere. Il nostro pianeta, la Terra, è in pericolo. Ciò che rischia di essere distrutto non è il pianeta stesso, bensì le condizioni che lo hanno reso in grado di ospitare gli esseri umani.

 

Senza renderci conto delle conseguenze delle nostre azioni, abbiamo iniziato a immettere talmente tanto biossido di carbonio nell'esile guscio d'aria che circonda il nostro pianeta che abbiamo letteralmente alterato l'equilibrio del calore esistente tra la Terra e il Sole. Se non smetteremo di farlo, e rapidamente, le temperature medie aumenteranno a livelli mai conosciuti in precedenza dagli uomini, e porranno fine al propizio equilibrio climatico dal quale dipende la nostra civiltà.

 

Negli ultimi 150 anni, in una frenetica accelerazione abbiamo prelevato crescenti quantità di carbonio dal sottosuolo - essenzialmente sotto forma di carbone e di petrolio - e l'abbiamo bruciato in modo tale da immettere nell'atmosfera terrestre 70 milioni di tonnellate di CO2 ogni 24 ore. Le concentrazioni di CO2 - che in almeno un milione di anni non avevano mai superato le 300 parti per milione - sono cresciute dalle originarie 280 parti per milione dell'inizio del boom del carbone alle 383 parti per milione di quest'anno.

 

Di conseguenza, molti scienziati oggi stanno mettendo in guardia dal fatto che ci stiamo avvicinando a molteplici "punti irreversibili di svolta" che potrebbero - nel volgere di dieci anni appena - renderci impossibile evitare di arrecare un danno irreparabile all'abitabilità del pianeta da parte della civiltà umana. Ancora negli ultimi mesi, nuovi studi hanno permesso di appurare che la calotta polare artica - che aiuta il pianeta a raffreddarsi - si sta sciogliendo a un ritmo di tre volte superiore a quanto abbiano previsto i modelli informatici più pessimisti.

 

Se non passiamo immediatamente all'azione, i ghiacci d'estate potrebbero scomparire del tutto in soli 35 anni. Similmente, vicino al Polo Sud, all'estremità opposta del pianeta, gli scienziati hanno scoperto che nell'Antartide Occidentale le nevi di un'area grande quanto la California si stanno sciogliendo. Questa non è una questione politica, bensì una questione etica, che concerne la sopravvivenza della civiltà umana. Non si tratta di sinistra contro destra, ma di ciò che è giusto contro ciò che è sbagliato. In parole povere, è incivile distruggere l'abitabilità del nostro pianeta e compromettere le prospettive di tutte le generazioni che verranno dopo di noi.

 

Il 21 settembre 1987 il presidente Ronald Reagan disse: "Nelle nostre ossessioni per gli antagonismi del contingente, spesso dimentichiamo quante cose uniscano tutti i membri del genere umano. Forse, per prendere atto dell'esistenza di questo vincolo comune, ci occorre una minaccia universale ed esterna. Di tanto in tanto penso a quanto rapidamente svanirebbero le differenze che ci caratterizzano se dovessimo improvvisamente far fronte a una minaccia aliena proveniente da fuori di questo mondo".

 

Oggi noi, tutti noi, dobbiamo far fronte a una minaccia universale. Quantunque non arrivi da fuori, nondimeno è di portata cosmica. Si consideri la realtà di due pianeti, Terra e Venere, aventi quasi esattamente le stesse dimensioni e quasi esattamente la stessa quantità di carbonio. La differenza tra loro è che la maggior parte del carbonio sulla Terra è nel terreno, lì depositata da varie forme di vita nel corso degli ultimi 600 milioni di anni, mentre la maggior parte del carbonio di Venere è nell'atmosfera. Di conseguenza, sulla Terra la temperatura media è pari a 15 gradevoli gradi Celsius, mentre la temperatura media su Venere arriva a 463,89 gradi Celsius. È vero, Venere è più vicina al Sole della Terra, ma la differenza non è imputabile alla nostra stella. Venere è mediamente tre volte più calda di Mercurio, che si trova vicinissimo al Sole. La colpa è dell'anidride carbonica. Questo pericolo, per di più, ci impone - come ha detto Reagan - di sentirci uniti nel prendere atto della nostra sorte comune.

 

L'operato dei singoli dovrà inoltre plasmare e ispirare l'azione dei governi. A questo proposito gli americani hanno una responsabilità del tutto particolare: nel corso di buona parte di tutta la nostra storia più recente, gli Stati Uniti e il popolo americano hanno assicurato la leadership morale nel mondo. Aver scritto la Carta dei Diritti, aver integrato la democrazia nella Costituzione, aver sconfitto il fascismo nella Seconda Guerra mondiale, aver rovesciato il Comunismo ed essere sbarcati sulla Luna: sono tutti risultati della leadership americana.

 

Oggi, ancora una volta, noi americani dobbiamo sentirci uniti e premere sul nostro governo affinché raccolga questa sfida globale. La leadership americana è un prerequisito essenziale per conseguire il successo. A questo fine dovremmo esigere che gli Stati Uniti aderiscano al trattato internazionale che entro i prossimi due anni si ripromette di tagliare le emissioni di gas serra responsabili del riscaldamento del clima nella misura del 90 per cento nei Paesi sviluppati e di oltre la metà in tutto il mondo, così che la prossima generazione possa ereditare il pianeta Terra in buone condizioni di salute.

 

Questo trattato impone uno sforzo ulteriore. Sono orgoglioso del ruolo che ho ricoperto durante l'Amministrazione Clinton negoziando il Protocollo di Kyoto, ma credo che questo Protocollo ormai sia stato a tal punto demonizzato negli Stati Uniti da non poter più essere ratificato, proprio come l'Amministrazione Carter non ebbe la possibilità di ottenere la ratifica di un trattato allargato per la limitazione delle armi strategiche nel 1979. Oltre tutto, molto presto avranno inizio le trattative per un trattato sul clima molto più rigido.

 

Pertanto, come il presidente Reagan cambiò nome e modificò l'Accordo Salt (chiamandolo Start), dopo averne tardivamente ammessa l'esigenza, così il nostro prossimo presidente dovrà immediatamente adoperarsi per concludere in tempi brevissimi un nuovo e più rigido accordo per cambiare l'attuale situazione del clima. Dovremmo ambire a siglare tale nuovo trattato globale entro la fine del 2009, senza attendere il 2012 come attualmente previsto.

 

Se per l'inizio del 2009 gli Stati Uniti avranno già implementato un regime interno di riduzione delle emissioni di gas serra che provocano il riscaldamento del clima, non dubito che quando daremo all'industria un obiettivo, gli strumenti e la flessibilità per ridurre in modo rilevante le emissioni di anidride carbonica, allora riusciremo a portare a termine e a ratificare il nuovo trattato in tempi assai brevi. Dopo tutto, si tratta di un'emergenza planetaria.

 

Quel nuovo trattato avrà ancora, naturalmente, impegni differenziati: ai Paesi si chiederà di soddisfare requisiti diversi sulla base della loro quota o del loro contributo storico al problema e sulla base della loro effettiva e relativa capacità di accollarsi l'onere del cambiamento. La legge internazionale prevede questo precedente e del resto non esiste un altro modo di procedere.

 

Ci sarà chi cercherà di travisare questo schema e di usare motivazioni xenofobe o di protezione degli interessi della popolazione nativa a discapito degli immigrati per affermare che ogni Paese dovrebbe rispettare un medesimo standard, ma davvero crediamo che Paesi che hanno un quinto del nostro prodotto interno lordo - e che hanno contribuito quasi in nessun modo alla creazione di questa crisi - debbano accollarsi le stesse responsabilità degli Stati Uniti? Siamo davvero a tal punto intimoriti da questa sfida da non poterci mettere noi al comando?

 

I nostri figli hanno il diritto di pretendere molto di più da noi, considerato che è in gioco il loro futuro - e in realtà il futuro di tutta la civiltà umana. Meritano molto di più di un governo che censura le migliori prove scientifiche e perseguita gli uomini di scienza che onestamente cercano di metterci in guardia dalla catastrofe che incombe su noi tutti. Meritano molto di meglio dei politici che se ne stanno inoperosi, senza adoperarsi in nulla per far fronte alla più grossa sfida che il genere umano si sia mai trovato a dover affrontare, perfino nel momento in cui il pericolo avanza verso di noi minaccioso.

 

Preferibilmente dovremmo invece concentrarci sulle opportunità contemplate da questa stessa sfida: di sicuro si creeranno nuovi posti di lavoro e nuovi profitti quando le corporation si metteranno aggressivamente all'opera per non lasciarsi scappare le enormi opportunità economiche offerte da un futuro energetico pulito.

 

Ma ci sarà qualcosa di ancora più inestimabile da guadagnare se faremo ciò che è giusto fare. La crisi del clima ci offre infatti l'opportunità di sperimentare ciò che poche generazioni nel corso della Storia hanno avuto il privilegio di vivere: una missione generazionale, un obbiettivo morale coinvolgente, una causa comune, nonché il brivido di essere costretti dalle circostanze a mettere in disparte le meschinerie e i conflitti della politica per abbracciare un'autentica sfida etica e spirituale.

 

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6.

Da: Giuseppe Misuri iw5cgm

 

IMPORTANTE ACCORDO SCIENTIFICO SUL DIGITALE LARGABANDA

 Collaborazione C.I.S.A.R. con ICPT

 

E' stato di recente siglato un accordo tra il C.I.S.A.R. www.cisar.it   e l'ICTP ( International Centre for Theoretical Physics) Abdus Salam di Trieste  www.ictp.it  in merito ad una attività congiunta nei sistemi digitali largabanda.In particolare il laboratorio di Aeronomia e RadioPropagazione del centro  (ARPL) nello svolgimento di una ricerca supportata dalla ITU-D (Telecommunication Development Sector ) per la determina dei vari standard di funzionamento al fine della distribuzione su grandi distanze ed a costi bassi della larga banda digitale , ha ritenuto di condividere questa attività con il C.I.S.A.R. , associazione che nel corso di questo anno ha ottenuto straordinari risultati proprio in questa tipologia di collegamento.Ricordiamo infatti che , grazie alla fervente attività e competenza dei radioamatori interessati al progetto,e' stata realizzata a tempo di record la prima parte della dorsale nazionale digitale che ,partendo da Trieste arriva fino quasi a Roma , toccando con il famoso collegamento "record a 5,7 GHz"  di 304 Km anche la IS0. La collaborazione con il Centro Di Fisica Teorica  ICTP ,prevede che il C.I.S.A.R. metta a disposizione sia le strutture che i propri soci per un supporto finalizzato allo studio comune dei fenomeni propagativi , che sarà successivamente di riferimento per una raccomandazione ITU in questa materia.Vale la pena di sottolineare come  i radioamatori in questo caso, siano riconosciuti come specialisti per la loro attività di sperimentazione ,e che per questo motivo risultino di interesse ed utilità ben oltre i soli scopi dilettantistici che molte volte gli vengono attibuiti.

 

Rete Nazionale Digitale C.I.S.A.R.

 

In linea con quanto anticipato alcuni mesi fà , la dorsale Nazionale Largabanda C.I.S.A.R. e' ormai divenuta una realtà dal NOrd-Est  fino  quasi a Roma, essa e' stata ampiamente illustrata ed utilizzata durante la riunione dei tecnici che si e' svolta ad Arezzo il 20 Ottobre ,giorno prima della riunione annuale dei soci e delle sezioni in programma per il  21.

I radioamatori fautori del sistema ,hanno spiegato le varie funzionalità ,le logistiche e le problematiche incontrate e e superate , sono stati effettuati collegamenti in VOIP con colleghi OM della zona 3 ed attraverso un HOTSPOT wifi

presente in sala , chi era munito di Pc poteva direttamente disporre dei servizi che offriva la nostra rete.Grande interesse  per questa tipologia di sperimentazione , dimostrata dal grande numero di collegamenti in streaming e di contatti Ip nei due giorni ,circa 1500 in totale ,a conferma che il connubio delle tecnologie digitali ed il mondo amatoriale sia quanto mai più a contatto di sempre.Un grazie a tutti gli amici che si sono prodigati per questo.

 

  Giuseppe Misuri IW5CGM

Presidente Nazionale CISAR

 

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7.

Sviluppato in California un sistema che riceve onde in wireless e le converte

in segnali attraverso un minuscolo apparecchio in nanotubi in carbonio

Costruita la nano-radio del futuro

mille volte più piccola di un capello

Oggi c’è già nella capocchia di un fiammifero

 

Provate ad immaginare un oggetto davvero minuscolo, migliaia di volte più piccolo del diametro di un capello umano. In un futuro non remoto, quella potrebbe essere la vostra radio. Sono proprio paragonabili a quelle, infatti, le dimensioni del primo prototipo di nano-radio realizzata da un gruppo di scienziati americani. L'impresa, descritta oggi sull'edizione online della rivista "Nano letters", mensile dedicato alle nanotecnologie dell'American Chemical Society, è riuscita, in particolare, ad un dottorando dell'università della California a Irvine: Chris Rutherglen per la prima volta ha sviluppato un sistema che riceve onde radio in modalità wireless e le converte in segnali radio attraverso un minuscolo apparecchio in nanotubi in carbonio. E funziona.

 

L'ultima applicazione delle nanotecnologie nell'ambito radio segna un progresso importante, dicono gli scienziati, ed una evoluzione di rilievo nel campo della nano-elettronica. Potrebbe in futuro portare alla creazione della prima nano-radio completa e perfettamente funzionante, la più piccola al mondo.

 

Rutherglen, insieme al professor Peter Burke, co-autore dello studio, ha ideato il nano-demodulatore in nanotubi al carbonio, in grado di trasformare le onde radio AM in suoni. L'apparecchio è stato sperimentato in laboratorio, incorporandolo in un sistema radio completo ed è stato in grado di trasmettere musica classica da un iPod ad altoparlanti distanti alcuni metri.

 

E' la prima volta che la microapparecchiatura viene montata in un sistema radio completo e funziona. I suoi creatori sono molto soddisfatti e dicono che la scoperta schiude un ventaglio di possibili applicazioni in campo commerciale, medico ed industriale. Ma qualcuno fa notare che è un po' difficile eccitarsi tanto per qualcosa di così infinitesimale e remoto rispetto alla vita quotidiana delle persone comuni. Barnaby J. Feder sul New York Times si chiede quale possa essere il vantaggio reale per il consumatore di un simile progresso tecnologico. In parte sembra d'accordo anche il professor Burke, che ha coordinato il lavoro di ricerca all'università della California. "Non ci è del tutto chiaro che cosa si possa fare con una radio talmente piccola che non si riesce neppure a vedere", ha ammesso. Un po' come nel film di Coppola, Peggy Sue si è sposata - ricorda Feder nel suo blog di nanotecnologie sull'edizione online del New York Times - quando Peggy, tornata indietro nel tempo, spiega ad un suo compagno di scuola che nel futuro tutte le apparecchiature tecnologiche ed i gadget per l'intrattenimento diventano più piccoli, miniaturizzati: "Tutte tranne le radio, che per qualche strano motivo diventano enormi", dice. Il progetto, comunque, è finanziato dal dipartimento della Difesa.

 

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8.

 

 

 

La Sezione ARI di Terni organizza anche quest’anno

Un corso per il conseguimento della patente di

Radio Operatore di Stazioni di Radioamatore

 

Il corso avrà una durata di circa 5 mesi.

L’inizio è indicativamente nei primi giorni di gennaio ma sarà utile prendere contatti entro novembre dicembre, solitamente gli esami si svolgono in giugno-luglio a Perugia.

Si svolgeranno lezioni settimanali la sera dopo cena: il giovedì (elettronica radiotecnica e regolamenti) dalle ore 21:30 alle ore 23:30.

Il docente e referente per informazioni è il Signor:

Ungari Roberto I0IUR (segretario) 0744-813532   329-4306690  i0iur@inwind.it

Per le telefonate ci rimettiamo al Vostro buon cuore…………..(leggi orari civili).

Il corso è gratuito, ma è richiesta l’iscrizione all’ARI RADIO CLUB il cui costo è di 64,00 € oltre l’immatricolazione di 5,00 € (totale 69,00 €).

 

Tale iscrizione darà modo ai corsisti di frequentare la Sezione e di partecipare alle varie attività che la Sezione ARI di Terni organizza, di ricevere il mensile “RADIORIVISTA” che è l’organo ufficiale dell’ARI, nonché una buona rivista di elettronica e radiotecnica, avere una assicurazione sulle antenne.

 

La Sezione partecipa solitamente, alla organizzazione della Mostra Mercato del Radioamatore che si svolge in Amelia l’ultimo fine settimana di maggio ed alla Mostra Mercato Terni Expò che si svolge nella metà di novembre a Terni, organizza un simposio tecnico scientifico in collaborazione con la Sezione di Orvieto a metà settembre, organizza una esercitazione di Radiolocalizzazione che si svolge a Terni solitamente l’ultima domenica di settembre, una gita Sociale in genere a dicembre in occasione di una mostra (Forlì o Pescara) il sabato, la partecipazione ai Contest nazionali e internazionali sia da Terni che con spedizioni in alta montagna, altre spedizioni particolari (Vulcano, Lampedusa), altre attività di divulgazione del mondo dei Radioamatori.

 

La Sezione gestisce anche la stazione di Radio Emergenza della Prefettura di Terni e partecipa ad altre attività di Protezione Civile, gestisce un ponte ripetitore denominato “R4” in Località Monte Cosce (RI) che copre una vasta area dell’Italia centrale ed altre apparecchiature sia analogiche che digitali.

 

La Sezione è aperta il mercoledì pomeriggio dalle ore 15:00 alle ore 18:00 circa ed il venerdì sera dalle 21:00 alle 23:00 (esclusi i mesi estivi). L’indirizzo è: Zona Fiori n° 116/c Terni la posta si può inviare alla Casella Postale 19 - 05100  Terni, mentre l’indirizzo di Posta Elettronica è : i0iur@inwind.it

 

Il nostro sito è  www.ariterni.it

 

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9.

Il sole, il legno, il mais, i rifiuti bastano per alimentare
il riscaldamento e le auto di tutto il villaggio

Viaggio nellutopia di Güssing
il paese a emissioni zero

Lideatore: Un sistema perfetto, è per questo che le grandi lobby non lo vogliono

GÜSSING La città dellutopia è arrampicata sulle colline del Burgerland, nellAustria più profonda, ai confini con lUngheria, tra campi di mais e foreste di pini. Si chiama Güssing, ha quattromila abitanti e un profeta: Rheinard Koch, 46 anni, un ingegnere alto due metri e quattro che giocava a basket nella nazionale austriaca e che ha realizzato il sogno di trasformare il paese dove è nato in unisola pulita che produce da sé, con quello che la natura gli mette a disposizione, tutta lenergia di cui ha bisogno. Il sole, il legno, il mais, i grassi vegetali, i rifiuti, a Güssing si trasformano in riscaldamento, elettricità, gas, carburante per le auto. Dice Koch: Certo che è un sistema perfetto, ed è per questo che le grandi lobby non lo vogliono. Parliamo di molti soldi, e molti soldi vuol dire molto potere. Se ogni comunità facesse come noi, quel potere verrebbe meno.


Luso dellenergia alternativa ha permesso alla città di ridurre del 90% le emissioni di biossido di carbonio e di guadagnare ogni anno, dalla vendita alla rete nazionale del surplus energetico, 500 mila euro che vengono reinvestiti in nuovi progetti. Dal 95 ad oggi, le emissioni sono state ridotte del 93% mentre la città svedese che ha vinto il premio per la Sustainable Community, Vaxjo, ha tagliato i veleni nellaria del 25% negli ultimi dieci anni. E Al Gore ha auspicato una riduzione del 90% entro il 2050.


In Europastrasse, là dove ha la sua sede il Centro Europeo di Energia Rinnovabile, hanno dovuto costruire anche un albergo, il Com Inn, per le comitive che arrivano da tutto il mondo: dallOcse di Vienna, con i cinquanta diplomatici guidati dal direttore degli affari economici Bernard Snoy, agli scienziati giapponesi; dai ricercatori del Canada alle comitive di contadini scozzesi, quasi 5.000 visitatori solo lanno scorso. Questa città dicono ha saputo coniugare la crescita economica con la sostenibilità ambientale. Aggiunge Peter Vadasz, un ex professore che ora è sindaco: Non avremmo mai sognato di raggiungere simili risultati: la montagna di denaro che prima lasciava la città, adesso rimane qui.

 

È una storia che comincia nel 1989, quando Güssing era solo la capitale di una delle regioni più povere del paese. Non cera altro che lavorare nei campi e il 70% della popolazione era costretta ad emigrare. Anche Koch aveva dovuto andare a Vienna, finché Herr Krammer, il sindaco di allora, pensò di offrirgli un posto come tecnico comunale. Racconta Koch: Ci siamo chiesti che cosa si poteva fare per creare lavoro e ricchezza. E per prima cosa abbiamo realizzato che qui cerano molti soldi: tutti quelli che la gente doveva spendere per procurarsi energia. Erano 36 milioni lanno per la regione, 6 per Güssing. E così abbiamo pensato di creare da noi lenergia, sfruttando le nostre risorse.


Quei soldi sono rimasti nella zona e hanno creato lavoro. Negli ultimi dieci anni sono nate 60 aziende per 1.200 posti di lavoro. Abbiamo scalato la classifica della povertà e siamo diventati i primi produttori al mondo di gas naturale. Ora Güssing è completamente autosufficiente. Negli otto diversi impianti produce 22 megawattora di energia lanno, compresi 8 megawatt di surplus che vende. Contro la sagoma del vecchio castello della nobiltà ungherese che è il simbolo del paese, si stagliano adesso montagne di segatura e cattedrali di tubi. Verena, i capelli dritti in testa per il gel, lavora in un altro dei nuovi alberghi: Sì, adesso vengono un sacco di persone, pare che tutti siano curiosi di sapere come abbiamo fatto. E Ullriche, che va a far la spesa con il cesto di vimini: Questa era una città morta, adesso cercano sempre nuovo personale.


Il paese delleco-energia è cambiato: ci sono le case pastello con i tetti spioventi e i nidi di cicogna, ma anche le palazzine con le parabole sui balconi. Il Rathaus, il municipio, ha la scritta gotica e la facciata di pietra tirata a lucido e per le strade viaggiano i Renault Traffic della Biomasse Fernheizwerk Güssing. La cosa più difficile spiega Koch è stata quella di convincere la gente che la nostra energia era buona come quella delle multinazionali. Ma la gente si è convinta e lenergia costa dal 30 al 40% in meno che nel resto del Paese. Al festival del teatro, questestate, hanno messo in cartellone il Don Chisciotte. Proprio come Koch, lingegnere che è diventato ricco facendo prima diventare ricco il suo paese. Dice che sono un visionario? Sì, forse. Ma le mie visioni sono diventate realtà.

 

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10.

Mostre - Fiere - Convegni

 

 

 

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Fiera del  radioamatore

elettronica, home computer

Pordenone Fiere

24-25 novembre 2007

Sabato 9.00-18.30 domenica 9.00-18.00

 

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11.

Da IK8JZK Ruggero  Billeri Napoli. 

 

Fonti di energia alternativa

dei Paesi nordici

 

Sicuramente queste popolazioni vivendo in regioni climatiche più fredde, aguzzano maggiormente l'ingegno per sopperire alle necessità energetiche, siano esse meccaniche o elettriche. Iniziamo con la prima invenzione geniale che andrò ad illustrare. In inghilterra esiste una funicolare funzionante dalla fine del 1800, la cui funicolare per far salire e scendere due vagoncini (uno sale l'altro scende) per il trasporto di persone, utilizza esclusivamente il peso dell'acqua immagazzinata in due capienti serbatoi (uno in ogni vagoncino). I due vagoncini viaggiano su rotaie e sono connessi tra di loro tramite una robusta fune d'acciaio con puleggia di rinvio posta alla sommità del percorso e per maggior sicurezza ogni vagoncino è munito di impianto frenante. La fune d'acciaio scorre su rulli lubrificati durante il movimento. Il principio di funzionameto è il seguente: i due vagoncini posizionati inizialmente uno in basso ed uno in alto, prima della ripida risalita con il 60-70 per cento di pendenza. Alla partenza e per salire, il primo vagoncino come quello in alto ha il serbatoio pieno d'acqua e quindi i pesi si equivalgono, durante la risalita il vagoncino che sta in basso deve scaricare dell'acqua immagazzinata nel serbatoio aprendo una opportuna valvola di chiusura, così facendo il peso del vagoncino che sta in alto inizierà a prevalere sul peso del vagoncino che sta in basso e quindi per il pricipio della gravità terrestre il vagoncino che sta in alto trascinerà in alto il vagoncino che stava in basso e quello che stava in alto scenderà alla base della salita. Sulla sommità della salita vi è una sorgente d'acqua per rifornire il serbatoio del vagoncino che durante la salita ha dovuto scaricare l'acqua che aveva nel serbatoio. Una volta riempito d'acqua il serbatoio del vagoncino che sta in alto, il ciclo può ricominciare. 

Un'altro sistema ingegnoso per produrre energia elettrica con il flusso e deflusso delle onde del mare è il seguente: sulle scogliere tempestose della Scozia è stato costruito un'enorme imbuto in cemento armato la cui posizione è in orizzontale e la parte più larga dell'imbuto si affaccia sul mare. Le grandi ondate riempiono completamente la parte più larga dell'imbuto creando una compressione dell'aria che si trova all'interno dell'imbuto, questa aria compressa che si trova all'interno dell'imbuto esce con forza e accelerata dalla parte più stretta dell'imbuto (l'accelerazione dell'aria è dovuta all'effetto del tubo di Venturi) facendo ruotare le pale di una turbina il cui asse è collegato all'asse di un generatore elettrico, Quando avviene il deflusso dell'onda che si è incanalata nell'imbuto si ha un doppio effetto, l'aria viene risucchiata all'indietro che fa ruotare ugualmente la turbina nello stesso senso ma con l'inclinazione delle pale invertita. La Danimarca è la Nazione che maggiormente investe sulle fonti di energia alternative. Alcune navi in questa nazione sono state modificate per munirle di n. 4 gambe a movimento idraulico per potersi così adagiare sul fondo del mare in modo stabile. Questo è stato necessario per installare enormi generatori eolici direttamente sul mare e non sulla terra ferma, questo perchè sul mare il vento che fa ruotare la enorme elica tripala con un diametro di 60 metri non incontra ostacoli ed inoltre per ridurre l'impatto ambientale. Le torri in acciaio vuote al loro interno hanno un diametro di circa due metri per tutta la sua lunghezza che è di circa 70 metri e si dividono in due sezioni, queste sezioni sono trasportate sul parco eolico marino via mare con la speciale nave anzidetta, una prima sezione viene calata in mare e fissata sul fondo marino con apposita base che fa presa sul fondo del mare, la prima sezione così fissata sul fondo del mare si erge in verticale per alcuni metri al di sopra del livello del mare. La nave con le quattro gambe appoggiate sul fondo marino imbracherà con una potente grù la seconda sezione della torre metallica e sollevandola in verticale di alcuni metri la appoggerà sulla prima sezione già fissata in mare, pochi metri al di sopra nella prima sezione (fuori dall'acqua),  vi è una porta per accedere all'interno della torre metallica e da dove è possibile per mezzo di fori praticati sulla circonferenza interna unire le due sezioni con dadi e bulloni di grosso diametro, una lunga scala all'interno della torre metallica porta alla sommità della stessa, dove è allocato il generatore di corrente sul cui asse è fissata la enorme elica tripala. Le  pale delle eliche possono essere messe nella posizione chiamata "in bandiera" per non opporre resistenza al vento e poter così fermare il generatore per eventuale manutenzione. Ogni generatore fornisce una potenza elettrica di alcune decine di KW. Una centrale di trasformazione è installata ugualmente in mare nelle vicinanze del parco eolico marino per elevare ulteriormente la tensione elettrica proveniente da ogni singolo generatore e una volta unificata ed elevata questa tensione elettrica viene immessa nella rete commerciale mediante cavo sottomarino interrato. Sempre in Danimarca sono sperimentati generatori di corrente elettrica che anzichè sfruttare l'energia cinetica del vento, sfruttano l'energia cinetica delle correnti d'acqua sottomarine oppure dei fiumi. Logicamente essendo l'acqua un fluido più viscoso dell'aria le dimensioni delle eliche rotanti (il cui asse fa girare l'asse del generatore) si riducono.

A metà del 1800 l'inglese Faraday sperimentava nuclei ferromagnetici che introdotti ed estratti in un solenoide con una certa velocità, si generava ai capi del solenoide stesso una forza elettromotrice indotta. Più solenoidi potevano essere connessi in serie fra di loro per aumentare la tensione d'uscita, occorreva però fare attenzione che la tensione in uscita da un solenoide fosse in fase con quella del solenoide successivo per avere la duplicazione della tensione. Negli Stati Uniti rispolverando questa antica tecnologia si è inventato un serpente galleggiante snodabile e chiuso ermeticamente della lunghezza di alcune decine di metri e al cui interno vi sono appunto nuclei ferromagnatici e solenoidi connessi fra di loro che con il movimento delle onde marine, questi nuclei ferromagnetici si introducono e si estraggono dall'interno dei solenoidi producendo così una tensione elettrica e se il circuito è chiuso una corrente elettrica alternata.

 

 

Cordiali saluti ai lettori del Radiogiornale. Da ik8jzk Ruggero Billeri Napoli.

 

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12.

 Da: Ruggero BILLERI

 

Vita Artificiale (artificial life)

 

INTELLIGENZA ARTIFICIALE L'emergere recente di un interesse per la vita artificiale s'incrive in una tradizione inaugurata dalla cibernetica, che fornisce una base concettuale comune di studio degli oggetti naturali e artificiali. La vita artificiale rappresenta un'importante tappa concettuale nella scienza moderna, che si sforza di gettare ponti fra la mente, il vivente e la materia (>Mente). Postulando che la vita è una proprietà non della materia ma di una forma di organizzazione della materia l'artificial life tenta di comprendere ciò che distingue le scienze della materia dalle scienze del vivente. Postulando che il nucleo centrale delle facoltà cognitive risiede nella capacità di vivere, la vita artificiale tenta di ridurre la distanza che separa le scienze della cognizione dalle scienze del vivente. Si può considerare la vita artificiale una biologia sintetica (>Emergenza) perchè s'interessa alle proprietà emergenti del vivente come forma d'organizzazione della materia. La si può cosiderare una teoria dei sistemi autonomi, perchè s'interessa strada facendo, a una classe di sistemi dotati di facoltà cognitive più ampie rispetto ai sistemi viventi. La vita artificiale, come la biologia, è un campo scientifico destinato a comprendere il vivente, ma, a differenza della biologia, s'interessa meno alle proprietà analitiche del vivente che alle sue proprietà sintetiche emergenti. A questo scopo, si sforza di astrarre i processi fondamentali del vivente per studiare i principi dinamici che  manifestano tali proprietà emergenti e si propone di sperimentare questi principi sulla base di supporti fisici adeguati. Gli automi autoriproduttori di John Von Neumann, i sistemi di Aristid Lindenmayer per la morfogenesi, gli algoritmi genetici di John Holland per i fenomeni di evoluzione costituicono degli esempi di astrazione di processi  fondamentali del vivente. Come sono stati selezionati i metaboliti responsabili dei cicli e degli iper cicli del metabolismo cellulare? Come fanno, un nuumero immenso di cellule, ad oganizzarsi in specie cellulari per costruire un essere pluricellulare capace di riparare se stesso? Come giungono le immense collezioni di linfociti a operare quella distinzione essenziale tra il sè e il non sè? Come possono coevolvere un numero considerevole di specie, in seno all'ecosfera? Come comprendere tutti questi fenomeni di emergenza in cui il sistema mantiene la sua organizzazione in maniera autopoietica? La vita, a tutti i suoi livelli, è la sede di processi di autorganizzazione, tra l'ordine e il caos. L'ipotesi che la vita si situi al punto di transizione dall'ordine al disordine, ai margini del caos, la dove i grandi sistemi interattivi raggiungono il massimo della complessità, è un'euristica maggiore propria della vita artificiale. Postulando che il vivente è una proprietà non della materia ma di un forma di organizzazione della materia stessa, la vita artificiale apre la strada a sperimentazioni su altri supporti fisici che non siano le catene di carbonio del vivente. In particolare, lo studio dei grandi sistemi interattivi costitutivi del vivente, come sistemi coevolutivi complessi, passa attraverso la loro modellizzazione e simulazione. Anche se questa simulazione si effettua talvolta su supporti fisici analogici, essa utilizza, più in generale, il computer come strumento privilegiato: in questo senso, la vita artificiale contiene anche una biologia computazionale. Come disciplina al crocevia della biologia e dell'intelligenza artificiale (A1), delle scienze cognitive e delle scienze fisiche, la vita artificiale postula che il nucleo centrale delle facoltà cognitive risiede nella capacità di vivere, cioè di mantenere la propria vitalità e autonomia in ambienti vari e mutevoli (>Costruttivismo). Questa capacità di vivere si radica in un apparato sensomotorio (>Azione, Percezione). La mente cessa di essere separata dal corpo, come nel dualismo cartesiano (>Dualismo/monismo); la cognizione non è più in primo luogo, il fatto di un puro spirito che manipola simboli (>Cognitivismo, Simbolo), ma l'emergenza di un mondo di significati per una mente incarnata in un corpo. Infine, un sistema autonomo non si può concepire in maniera isolata; la sua vitalità dipende dalle sue interazioni simbiotiche con un ambiente composto da altri sistemi autonomi. Questa dipendenza diventa cruciale nel caso di interazioni fra individui della stessa specie, fra le quali società d'insetti costituiscono il primo esempio prototipico (>Cognizione animale, Cognizione sociale, Comunicazione, Interazione). Si parla allora di intelligenza collettiva, come capacità propria di una società di sistemi autonomi di risolvere meglio collettivamente piuttosto che separatamente il loro problema di vivibilità (>Distribuita. Intelligenza) Per capire i sistemi autonomi, la vita artificiale si sforza di astrarne i principi dinamici fondamentali. Le ricerche in questa direzione, beneficiano delle acquisizioni dell'intelligenza artificiale, degli approcci connessionisti per gli aspetti cognitivi (>Connessionismo) e della teoria dei giochi per lo studio delle interazioni sociali. La vita artificiale, concependo e sperimentando agenti autonomi, getta una luce nuova su tradizioni d'ingegneria come la robotica e la teoria del controllo (>Controllo, Robotica), introducendovi concetti ispirati alla biologia, quali la vitalità, l'autonomia l'adattamento o l'intelligenza collettiva.

                                              Paul Bourgine   

Ediz. (Puf)

Presse Universitaires de France

Traduzione dal francese a cura di ik8jzk Ruggero Billeri Napoli.

 

Cordiali saluti ai lettori del Radiogiornale da ik8jzk Ruggero Billeri Napoli.

 

 

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13.

Da: IK2ane C [ik2ane@fastwebnet.it]

 

Aggiornamento elenchi ponti

 

 

Presso le mie homepages potete trovare gli elenchi dei ponti radioamatoriali VHF, UHF, 1200 MHz, ATV, LINK ed ECHOLINK aggiornati al 18/10/07.

 

Per eventuali segnalazioni  o modifiche inviatemi una e-mail all'indirizzo ik2ane@fastwebnet.it

Soprattutto se  ci sono  ponti da cancellare. Raramente mi giungono queste informazioni.

 

Grazie

Saluti.

 

Walter - IK2ANE

http://www.bedetti.com/ik2ane

http://users.libero.it/ik2ane.walter

http://digilander.libero.it/ik2aneweb

 

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14.

Da: Battiato Guido IW9DXW  [batguido@tin.it]

 

Triste annuncio

 

Dopo 4 giorni di degenza ospedaliera, venedì 19 ottobre alle ore 1,13 il mio papa è salito al cielo per un arresto cardiaco.

Serenamente si è spento attorniato dallaffetto dei suoi più cari familiari ed al conforto religioso di Padre Alfoso otta.

Mi scuso di cuore con tutti coloro che apprendono la triste notizia attraverso questa email ... .... sono momenti difficili da organizzare un altro quando avvengono in maniera inaspettata.

Io e la mia mamma Ringraziamo di cuore quanti, in un modo o in un altro,  sono stati vicini con il loro affetto, in questi giorni in cui è difficile accettare il distacco.

 

Guido Battiato  IW9DXW

batguido@tin.it     

 

Al caro Guido e alla sua mamma, in questo momento di grande dolore, inviamo le sentite condoglianze della redazione del Radiogiornale.

 

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15.

MERCATINO RADIOAMATORIALE

 

Da: Michele Boulanger

 

Vendo FT101ZD Yaesu con inverter originale 12V-220, microfono, manuale, filtro stretto CW, valvole finali e pilota di ricambio

IK1AQI Michele Boulanger

335 7623677

 

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 Da: sglent@tin.it

 

VENDO 3 circuiti stampati forati e stagnati per TX Audio-Video 1240 Mhz

da 200 mW; realizzazione alla portata di tutti grazie al VCO integrato

VTO 8090 della AvanteK; max portata conseguita con antenna parabolica

Km 45 ad Euro 15,00 compresa spedizione.

Marco Lento Tel 090-51281 (ore 15 ) E-mail: sglent@tin.i t

 

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Da: Radio Active [iradiom@hotmail.com]

 

Vendo per cessata attività  OM il seguente materiale:

- RTX KENWOOD TS-530 S con microfono da palmo e manuale d'istruzioni in splendido stato;

- filtro stretto CW Kenwood YK-88C;

- filtro stretto SSB Kenwood YK-88SN;

- coppia di valvole finali RCA 6146B e una prefinale Dumont 12BY7A nuove mai utilizzate e mai tolte dal loro scatolo;

- Microfono parla/ascolta per portatili Kenwood mod. SMC-33;

- Keyer elettronico di costruzione USA della HAM KEYER;

- Accordatore HF Ten Tec 229 2 KW con roller continuo in argento, splendido;

- Balun in corrente RadioWorks mod. NEW REMOTE BALUN;

- Balun 1:1 per alte potenze autocostruito;

- Carico fittizio per Alte frequenze;

- RosWattmetro DAIWA CN-103 140-525 MHz (NUOVO);

- Cuffia Yaesu YH-77STA imballata;

- Stampante al laser monocromatica Samsung ML-1610 imballata e completa di manuale, cd di installazione e toner al 30%;

- Scanner Scanny Network completo di alimentatore e cd di installazione;

- Commutatore PC per porte parallele a 2 Vie NUOVO 10 Euro;

- Dissipatore interno con ventola per Hard Disk Cooler Master DCD-4002 20 Euro;

- 3 valvole vetro Eimac 4-400A, NUOVE ma senza imballo 150 Euro cad.;

- 8 valcole vetro RTC QB3,5/750GA (=4-250A), NUOVE ancora inscatolate e mai aperte 150 Euro cad.;

- 2 valvole vetro Philips QB3/300GA (=4-125A), NUOVE ancora inscatolate e mai aperte 100 Euro cad..

- Condensatore variabile in aria per alte potenze da 250pF NUOVO ideale come variabile per la costruzione del pi-greco negli amplificatori lineari 70 Euro.

- Trasformatore HV per amplificatori lineari con uscite a 1200/1300/1400 Volts 1,3 Ampere;

- Relè sottovuoto Jennings;

- Commutatore rotativo per alte potenze (ideale per commutare le bande in un ampli HF);

- nr 1 fondo scala 15 V. (normale) grande 5 euro

- nr 1 fondo scala 3 A. (normale) grande 5 euro

- nr 1 fondo scala 5 A. (normale) grande 5 euro

- nr 1 fondo scala 15 V. (normale) piccolo 5 euro

- nr 1 fondo scala 10 A. (normale) piccolo 5 euro

- nr 1 fondo scala con banda rossa e scritta overload (bachelite) nuovo ed inscatolato 20 euro

- nr 1 fondo scala 100 microA. (bachelite) piccolo 10 euro

- nr 2 fondo scala 20 KV (bachelite) grande 10 euro

- nr 2 fondo scala oltre 150 valore numerico con al centro una banda rossa (bahelite) grande 10 euro

- nr 2 fondo scala 50 valore numerico con al centro una banda rossa (bahelite) grande 10 euro

- Diverso altro materiale tra relè di potenza, ventole a chiocciola, etc etc

 

Per info e prezzi contatti a iradiom@hotmail.com   oppure al 349/6757630, grazie e 73 de enzo ik7wpg

 

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Da: iret.friuli [iret.friuli@libero.it]

 

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[20 euro]

 

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[15 euro cadauno]

 

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[tutto 40 euro]

 

NON sono graditi sms per informazioni o contrattazioni riguardanti il materiale in vendita.

NON rispondo a telefonate con numeri anonimi o non visibili.

 

IW3 SID - Andrea      tel. [+39] 3474907504 (ore pomeridiane)     

e-mail: iret.friuli@libero.it

 

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16.

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