Radiogiornale Periodico telematico indipendente, edito da Paolo Mattioli I0PMW

 


 
La pubblicazione che vanta numerosi tentativi di  imitazione
Radiogiornale 98   
Dicembre 2003 Periodico telematico indipendente
 
 
Sommario:
 
  1 - Vince il NO al CW;
  2 - Il CISAR per Thelheton STAZIONE SPECIALE;
  3 - ELETTROSMOG e le conseguenze per i Radioamatori;
  4 - Caro Presidente... I fatti di cui non si parla;
  5 - Lo sfogo;
  6 - Altro sfogo;
  7 - I dieci padri della scienza elettrica: Alessandro Volta;
  8 - Parola di DXer;
  9 - I virus del computer;
10 - Mercatino radioamatoriale;
11 - Informazioni.
 
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1 -
 
 
SONDAGGIO del Radiogiornale concluso il 6 dicembre

CW: vince il NO 52,6% 

mentre  al  SI  il 47,4%

Secondo il sondaggio che ha interessato 4.620 Radioamatori, il CW deve sparire dagli esami e gli IW potranno operare nelle HF Ora la parola alle Associazioni!

La nostra consultazione che ha avuto molto successo, ha sancito, sia pure senza un grande
scarto tra le due posizioni, che il CW deve essere tolto dagli esami.
Infatti su 4,620  Radioamatori che hanno espresso il loro voto, questi sono stati i risultati della consultazione:        

Sono favorevole al mantenimento del CW negli esami 2.190 voti  pari al 47,4 %
Sono  contrario  al  mantenimento del CW negli esami 2.430  voti pari al 52.6 %

Come avevamo previsto i radioamatori sono divisi quasi in due su questo argomento, ma mentre gli IW hanno votato compatti gli I, IK, IZ hanno votato in modo differenziato.

Probabilmente, se le Associazioni e il Ministero, ora finalmente decidono, come è avvenuto in altri paesi saranno mantenuti gli attuali nominativi, ma in un'unica patente generale A. Ci saranno alcuni superabili problemi per i doppioni.

Gli altri motivi di preoccupazione per trovare tematiche d'esame che compensino la scomparsa del CW, non ce ne dovrebbero essere perché il programma di esame contenuto nel nuovo decreto da noi pubblicato nel numero 91 del Radiogiornale del 7 agosto 2003,  ha reso molto più difficoltosi di un tempo gli esami stessi e ciò servirà a fare la differenza per tutti i nuovi candidati, rispetto agli attuali patentati, anche senza la telegrafia. I Radioamatori con patente speciale, hanno acquisito ormai sufficiente esperienza tecnica e operativa per poter utilizzare anche le HF.

Con la nostra consultazione, che non aveva la pretesa di essere un referendum, ma serviva solo a capire, con una indagine campione democratica, gli orientamenti dei Radioamatori italiani, pensiamo di aver dato un contributo al Ministero delle Comunicazioni e alle Associazioni per decidere, auspichiamo al più presto ed allineare anche l'Italia agli altri paesi che già hanno attuato la raccomandazione non vincolante della WRC 2003 e questo anche per i rapporti CEPT di libera circolazione dei Radioamatori. Comunque crediamo che ora tutti siano obbligati ad esprimersi anche per uscire da questa situazione di polemiche che fa solo male agli OM italiani, mettendoli anche in difficoltà nei rapporti con gli stranieri.

Nel nostro piccolo abbiamo tolto le castagne dal fuoco al Ministero e alle Associazioni  che sembravano preoccupati di non mettersi contro circa la metà dei Radioamatori, decidendo in un verso o nell'altro, ma anche il metodo democratico della consultazione ha il suo valore aggiunto per superare tutte queste preoccupazioni. Se decideranno sulla base degli orientamenti scaturiti dal sondaggio, ci sarà più affollamento sulle HF e per evitare complicazioni è auspicabile rispettare la vecchia regola, sempre valida,  di ascoltare molto, prima di lanciarsi nella grande avventura!

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2 .
Da: "David De Paolis"
IL CISAR
A TELETHON 2003
 
Il prossimo 12-13 dicembre la sezione CISAR di Roma sarà presente alla manifestazione "Telethon 2003" attivando una stazione HF-VHF con nominativo speciale II0TH. Si alterneranno alla stazione i vari Soci della Sezione.
I collegamenti con la suddetta stazione saranno validi per richiedere il "Diploma Telethon" al costo di 5 euro e la QSL speciale.
Saremo presumibilmente attivi in 80-40-20 metri SSB e CW.
Se possibile anche in 2 metri SSB.
 
La stazione sarà attiva, orientativamente, dalle ore 15 del venerdi 12 alle ore 24 del sabato 13.
 
Se pui far circolare la notizia, in modo da informare quanti più amici OM possibile, te ne sarei molto grato.

Buon proseguimento!
 
/*****
David De Paolis
Microsoft Certified Professional ID# 2804979
Security Consultant
IW0GLC Amateur Radio
Reply only to:
admin@daviddepaolis.it
*****/

Cos'è Telethon? 
Telethon è un'organizzazione senza fini di lucro che ha come obiettivo il finanziamento della ricerca sulle distrofie muscolari e le altre malattie genetiche rare per cercare di trovarne una cura. 
Persegue il suo scopo attraverso un'attività continua che culmina, ogni anno nella prima metà di dicembre, nella maratona televisiva per la raccolta fondi realizzata in collaborazione con la Rai. 
Tra gli obiettivi di Telethon ci sono anche la sensibilizzazione degli italiani sui temi istituzionali e la trasparenza nella gestione dei fondi.
Telethon in Italia è nato nel 1990 dopo che l'Associazione Francese contro le Miopatie (AFM) ha concesso l'utilizzo del marchio.
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3 -
Da: "Luca Castellani  iz4djc"
 
         ELETTROSMOG:
 ecco le conseguenze per i radioamatori
       provocate dai profeti di sventura
 
 
"IZ3DEB" ed il suo email mi ha fatto vedere me allo specchio.
Anche a me sta succedendo piu' o meno la stessa cosa da moltissimo tempo.
Mi chiedo quanti siano in italia i radioamatori cosi' ingiustamente trattati.a volte mi sono sentito umiliato dai miei condomini come se l'essere radioamatore fosse una cosa un po' da' deliquenti, persino mio figlio piccolo, stanco di tanti discorsi un giorno mi ha chiesto di togliere l'antenna dal tetto condominiale.
Sono soprusi, nati dall'ignoranza che nessuno credo possa far cambiare nel modo di pensare
degli italiani.
Perche' non si fa' un sondaggio per sapere quanti sono in italia attualmente in causa col condominio o in altro modo?
E perche' non si fa' qualcosa per cambiare questa opinione su di noi?
Non cerchiamo colpevoli non diamo colpo ad altri, facciamo qualcosa credo che qualcuno dovrebbe.
Io sono stato in causa col condominio perche' ho montato le antenne sul tetto.
Ho vinto la causa ma adesso ho dovuto io  fare una causa perche' non mi danno accesso alle antenne.
Per la mia ultima manutenzione ho dovuto noleggiare un carrello elevatore, (nella foto) mi hanno chiesto i danni perche' ho lasciato i segni sul prato con le ruote ,,,500 euro
Mi tagliano i cavi dei dipoli, mi allentano i tiranti spaccano e forano con il trapano il tetto per fare infiltrare l'acqua cosi' che i condomini si lamentano,e poi la colpa e' dell'antenna che VIBRA  io non accesso e non posso fare manutenzione, non ho le prove per dimostrare cio' che fanno e loro chiedono danni causati dalle mie antenne.
Cosa devo fare le smonto????
Il giudice alla causa ha chiesto perche' non mi fanno passare per la manutenzione, l'avvocato ha risposto che l'antenna era pericolosa e il giudice ha detto la facciamo smontare...........
Sono stanco disperato e anche la passione se ne sta' andando.
Io ormai nel mio rione no ho piu' ne nome ne cognome per tutti sono QUELLO DELL'ANTENNA.
 
MA NON MI ARRENDO
 
 
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4 -
            LA QUOTA ASSOCIATIVA,
               EDIRADIO E IL DIRITTO DI SAPERE
    CARO PRESIDENTE...
 
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
 
Da: "IZ5FCY Roberto"
 
Fatti di cui *NON* si parla
 
Agli Amministratori dell' A.R.I. Associazione Radioamatori Italiani
(Presidente, VicePresidente, Segretario, ViceSegretario, Consiglieri e Sindaci)
 
a RadioRivista (con preghiera di pubblicazione),
 
e p.c., in Ccn,
 
al Comitato Regionale Toscano ed ai suoi Amministratori
(Presidente, VicePresidente, Tesoriere, Segretario e Sindaci)
 
ai Soci della Sezione ARI di Pontedera,
 
a RadioGiornale (con preghiera di pubblicazione),
 
a tutti i Newsgroup Radioamatoriali,
 
a tutti i Forum Radioamatoriali,
 
a tutti i conoscenti ed amici Radioamatori
 
 
 PREMESSA
 
Non ho apprezzato che dietro il mio intervento siano cresciute ed annidate altre opinioni enormemente diverse dalla mia che hanno snaturato il reale senso delle domande e della questione; tengo a precisare non sono né vessillifero, né portaborse, né lacchè di chicchessia  e se prendo la parola è perché, personalmente, lo voglio, lo trovo giusto, doveroso,corretto ed eticamente plausibile, nel bene e per il bene dell'A.R.I. e dei suoi Associati.
 
Se qualcuno intende proseguire ed ampliare la discussione è il benvenuto, se si intende trascinare la discussione e/o trascinarmi in situazioni delle quali non sono palesemente edotto e consenziente, lo prego vivamente di astenersi e se proprio intende farlo, lo faccia in proprio ed in prima persona.
 
Tengo a puntualizzare che i miei propositi sono quelli di dare risposta alle mille piccole domande alle quali non è mai stata data risposta, instaurare un clima di cristallina trasparenza in *ogni* azione dell'A.R.I., dei suoi Amministratori pro-tempore cosicché rendere pubblici tutti gli atti riguardante il Sodalizio e instaurare una "hot line" tra il vertice e la base.
 
Dalla prossima occasione mi rivolgerò al Presidente con cadenza periodica e su un solo argomento,  e per doverosa conoscenza, quasi a tutti.
 
 LETTERA APERTA AL PRESIDENTE A.R.I
 
Caro Presidente,
ho avuto occasione di leggere il tuo "Fatti di cui si parla 22" ideato antecedentemente il mio intervento, che è pertinente alle mie domande solo per assonanza ma che non risponde affatto alle mie domande. Devo dire che l'ho apprezzato moltissimo, perché mi ha fatto riflettere e comprendere con chi ho a che fare, anche se ha ampliato ancora più dubbi ed interrogativi.
 
Caro Presidente dando per scontato che tu sia una persona giusta, molto intelligente ed equilibrata, sarai anche in grado di valutare e forse accettare qualche franco e disinteressato consiglio insieme ad un modesto suggerimento sullo stile.
 
Caro Presidente, è mia personale opinione che tu stia utilizzando l'Organo Sociale dell’Associazione per farci giungere i tuoi editoriali che, con l’Associazione e gli interessi degli Associati hanno piuttosto poco a che fare.
 
Caro Presidente, il tuo rivolgerti ai Soci, che bene o male stai rappresentando, con malcelata sufficienza ecclesiastica, con serafico paternalismo, con una vena appena sopita di sprezzante distacco, con un malcelato background di arrogante superiorità, *NON*  mi sembra che sia un atteggiamento ed uno stile confacente alla persona che presiede una così importante Associazione !! 
 
Caro Presidente, scomodando antiche reminescenze liceali e parafrasando il Manzoni ( che in apertura del suo capolavoro cita i suoi "venticinque lettori" con spiritosa modestia ), per contrapposizione ho avuto la percezione che tu stia sottodimensionando te stesso, citando i " diciannove eroi.." in tono volutamente, ma non gradito, canzonatorio e diminutivo.
 
Caro Presidente, ti sembra opportuno e rispettoso ricorrere alla satira ed all'uso sistematico dell'ironia ( sulla quale stendo un velo pietoso sulla sua valenza ludica ) per farci giungere il tuo pensiero?
 
Caro Presidente, non starebbe a me ricordartelo ma anche il nostro interlocutore massimo, il Ministro delle Telecomunicazioni pro-tempore , l'On.Gasparri, ha "bacchettato" il tuo "modus operandi"  come "poco gradito e inopportuno nella forma e nei contenuti".
 
Caro Presidente, ritengo personalmente che l' Associazione non abbia bisogno di un Rambo, di  uno Zorro o di un Greggio.
 
Per quanto personalmente rilevo nel tuo modo di interloquire verso quello che probabilmente ritieni il tuo "parco soci", questo tuo utilizzo dell' Organo Sociale e della tua Carica Sociale per questioni freudianamente attinenti solo al tuo ego, mi hanno portato vicinissimo e con pochissime riserve, al pensiero ed alla considerazione che l’On.Gasparri, ahimé, ti ha pubblicamente palesato.
 
Caro Presidente, non intendo suggerirti alcunché ma mi è caro dirti che, con la forte dose di amor proprio ed innato denso del dovere che mi ritrovo, in analoga situazione avrei immediatamente rassegnato le mie irrevocabili e definitive dimissioni dal Sodalizio!
 
Caro Presidente, mi si annerisce l' umore, notoriamente allegro, all' idea di un Presidente, conduttore di "A.R.I. la notizia" o nelle vesti di RadioGabibbo o ancor peggio nel dispensatore di Radio-Tapiri !  L' originale di Greggio e Iachetti funziona bene anche senza cabarettistiche imitazioni.
 
Caro Presidente, questo è il mio "Numero 0"  e dai prossimi interventi, affronterò temi precisi, uno alla volta, circostanziando gli interrogativi ed i dubbi ed attendendomi da te risposte altrettanto precise, senza fuochi d' artificio, paroloni e citazioni altisonanti, termini canzonatori per la sola soddisfazione ed il ludibrio della  "claque", con l'utilizzo (sarebbe il massimo) di una forma più urbana-..come dire? Da Presidente!
 
Cordialmente 73, 51 de
Roberto IZ5FCY
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5 -
Da: "Gianmarco Calore
 
  LO SFOGO
considerazioni radio
 
Caro Paolo, non so cosa mi spinge a scriverti questa mail, forse il senso di vergogna che sto provando in questo momento come radioamatore per ciò che sento provenire dalla bocca di altri radioamatori (o presunti tali): sono le 15:45 di un uggioso venerdì 28 novembre, sto "smanettando" con il mio VFO sulla banda dei 2 metri. Silenzio di tomba, anche l'echolink è muto. Arrivo su R6 alfa del monte Cimone ed ecco lo xmeeter schizzare a 9+20! Finalmente qualcuno che parla, dico io.... E invece ecco la solita caterva di portanti, portantine, insulti, bestemmie, minacce del tipo "Ti spacco questo, ti spacco quello..." da parte dei soliti noti RADIOAMATORI PATENTATI E DEBITAMENTE AUTORIZZATI che non spetta di sicuro a me nominare in questa sede. Non voglio scendere in particolari che sono conosciuti da tutti quei radioamatori che si sono trovati a transitare su quel ponte anche solo una volta. Mi sto solo domandando cosa stanno facendo i manutentori di quel ripetitore per porre termine ad una situazione che si va protraendo ormai da anni. Possibile che l'Escopost, il Ministero o chi oggi è così solerte a revocarti l'autorizzazione generale se non hai pagato il conguaglio entro il 30 ottobre, ignori tutto ciò? Se la nostra categoria è in crisi, non facciamo fuggire anche quei pochi SWL che magari vorrebbero imparare qualcosa di costruttivo su come "fare radio".
Bene, dopo questo sfogo che mi vorrai perdonare, non mi resta che accendere il mio TS50 e ascoltare un po' di HF, sperando di trovare almeno qui QSO più sereni e - per me povero IW - senz'altro più istruttivi.
I migliori 73!
 
Gianmarco Calore, IW3HQD
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6 -
Da: "robertofichera1" 
 
      ALTRO SFOGO
NON SI PUO CONTINUARE COSI'...
 
CARI AMICI
 
CHI VI SCRIVE E UN SWL E ANCHE UN CB, CHE CON L'ANDARE DEL TEMPO SI STA CONVINCENDO ANCOR DI PIU AD ABBANDONARE TUTTO, PER DARSI ALLA PAZZA "GIOIA" E ALLA VITA MONDANA DELLE PIU POPOLATE CHAT.
DOVE GIRI GIRI LA SERA SIA IN HF, VHF E ANCHE NEI CANALI CB, NON TROVI PIU NESSUNO CON CUI SCAMBIARE 4 QUACCHIERE QUANDO PIU O MENO 8 - 9 ANNI FA, LA SERA ERA QUASI IMPOSSIBILE PARLARE (STO PARLANDO DELLA 11 METRI).
L'AVVENTO PRIMA DEI SI UTILISSIMI TELEFONINI A COSTO BASSISSIMO, E POI DELL'UTILISSIMO INTERNET (MA NON PER CHATTARE) PER CHI LO UTILIZZA COME STRUMENTO DI RICERCA E DI LAVORO, HA FATTO SI CHE ANCHE LA RADIO CADESSE NEL DIMENTICATOIO DA PARTE DI QUELLA GENERAZIONE CHE DOVEVA SOSTITUIRE ANZI RIGENERARE LA RADIO NEL 21 SECOLO.
MA A QUANTO PARE, I GIOVANI ED I GIOVANISSIMI ORAMAI VIVENDO IN BRANCO E SEGUENDO LE ORME DEL CAPOBRANCO DI TURNO (ATTENZIONE A QUELLO CHE STO DICENDO), DOVE LUI CON IL SUO LOOK, LE SUE MANIE, "PLAGIA" LA GIA MENTE DEBOLE DI RAGAZZINI E RAGAZZINE, DETTANDO MODA NEL CAMPO DEL TELEFONINO DEI JEANS ECC ECC.
GUAI A CHI NON HA IL TELEFONINO CON LA VIDEOCAMERA, GUAI SE NON HAI I JEANS GRIFFATI SEI OUT, NON FAI PARTE DEL GRUPPO.
GUAI A METTERTI A PARLARE DI BARACCHINO O DI RICETRASMITTENTI ALL'INTERNO DEL GRUPPO VERRESTI ISOLATO E PRESO PER IN GIRO PERCHE' ANCORA UTILIZZI IL MEZZO RADIO PER COMUNICARE CON I TUOI "SIMILI".
MA LA COLPA NON LA DO A QUEI POVERI  RAGAZZINI, MA LA MAGGIOR PARTE DELLA COLPA LA DO AI GENITORI, SI I GENITORI COLPEVOLI DI VIZIARLI IN MODO ESASPERATO, SE IL RAGAZZO APPENA 11ENNE CHIEDE IL TELEFONINO, IL PAPA O LA MAMMA GLIELO COMPRANO, ANCHE PERCHE' IL DEFICIENTE DI RAGAZZO INVECE DI RAGRANELLARE I SOLDI RISPARMIANDO, SI METTE A OSSESSIONARE I GENITORI, FINO A QUANDO QUESTI NON POTENDOLO PIU SENTIRE GLIELO COMPRANO PER DISPERAZIONE.
 
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7 -
Da: "Umberto Molteni"
I DIECI PADRI DELLA SCIENZA ELETTRICA
 
Umberto Ferdinando Molteni i2ms
 
 
4 - Alessandro Volta (1745 - 1827)
 
Alessandro Volta nasce a Como il 18 febbraio 1745 da donna Maddalena dei Conti Inzaghi e don Filippo Maria. Lo sviluppo intellettuale in lui è tardo: si sospetta perfino che sia muto. Egli ha già quattro anni quando allorché, obbligato a far qualcosa contro il suo desiderio esclama con voce chiara e sonora "NO". Solo dopo i sette anni il difetto cessa completamente. Le sue grandi capacità e la dedizione allo studio suscitano la meraviglia dei familiari. Un regolare corso di studi, eccezione per le classi inferiori, non lo seguì. Studia in casa da solo: è ordinato diligente autodidatta. In realtà egli non ebbe che i libri, gli esperimenti e il suo genio come maestri: e furono maestri incomparabili per lui, dotato come era di fortissimo ingegno e incline alla meditazione. Egli risolveva in poche ore ciò che i suoi compagni in qualche giorno.
 
Nel 1763, appena diciottenne e senza ancora avere fatto alcun esperimento, scrive all'abate francese Jean-Antoine Nollet, convinto che molti dei fenomeni elettrici si possono riferire alle leggi dell'attrazione newtoniana.
 
Volta pubblica, il 18 aprile 1769, all'età di 24 anni, la sua prima Memoria: "De vi attractiva ignis electrici, ac phænomenis inde pendentibus" diretta al Padre Giovanni Battista Beccaria di Mondovì (Scolopio), professore all'Università di Torino.
 
Nel 1774 è Reggente alle Regie Scuole di Como. Suggerisce opportune riforme nei metodi di insegnamento. Nelle sue "Idee sulla maniera d'insegnare" (1775) Volta da copiosi suggerimenti per le scuole di Como: tra altro vi discute le grammatiche; vi enumera e discute molti autori di letterature; vi raccomanda prudenza nella scelta dei passi dall'Ariosto e anche dal Tasso consigliando di non escludere però ".... qualunque cosa che parli d'amore: passione che i giovanetti devono tosto o tardi avvicinare". Per le lingue dice ".... troppo necessarie per le moderne scienze."
 
Volta esegue gli esperimenti di Aepinus e di altri fisici su l'elettricità vindice. Col riflettervi a fondo arriva, nel 1775, all'invenzione dell'Elettroforo perpetuo.
 
È la sua prima importante invenzione. L'elettroforo è una macchina elettrostatica molto semplice, basato sul fenomeno dell'induzione. Il suo pregio è di potere fornire elettricità in modo durevole e continuo, tanto da venire chiamato "elettroforo perpetuo", poiché la resina può restare elettrizzata assai a lungo, anche per mesi, dopo essere stata ben strofinata una sola volta.
 
É costituito da un piatto di metallo conduttore la cui superficie è coperta da una stiacciata di resina, sulla quale si appoggia un altro disco metallico, detto scudo, dotato di un manico isolante che permette il suo sollevamento e dal quale si può prelevare le cariche elettriche in esso accumulate. Appoggiando nuovamente detto scudo sulla resina esso si ricarica e questo può ripetersi infinite volte.
 
Il 3 novembre 1776, mentre pesca presso la riva del lago in un canneto dal basso fondo melmoso, ad Angera sul Lago Maggiore, scopre l'Aria Infiammabile Nativa delle Paludi, l'attuale gas Metano.
 
Egli aveva intuito e sospettava, che quest'aria infiammabile pullulante attraverso acque pantanose, poteva essere prodotta da tutte le paludi e presumeva che quest'aria infiammabile derivava da sostanze vegetali ed animali in decomposizione. Il suo sospetto è realtà.
 
I chimici che conoscevano l'aria infiammabile delle miniere di carbone, di zolfo e di salgemma (gas grisou) la ritenevano di origine minerale quando invece è di origine organica come sostenuto dal Volta.
 
La parola metano deriva da Metile + Ano, dove metile = legno in greco e ano = suffisso usato nella nomenclatura chimica per indicare gli idrocarburi saturi (alcani) e alcuni composti eterociclici saturi.
 
Si può affermare che i primi fuochi sulla Terra ebbero la loro origine dai gas infiammabili naturali, ed i primi abitanti della Terra li ritenevano come una manifestazione soprannaturale, divina, tanto da ritenerli sacri. Il fuoco entra così nel mito, nel culto, nella leggenda e nella storia.
 
Di questi fuochi naturali si parla, pur senza conoscerne la natura, dalle epoche più remote, cioè da Mosé, vissuto 1200 anni a.C., fino al 1776 anno della scoperta di Volta. Il 1776 pertanto rappresenta una data miliare molto importante in quanto da Mosé a Volta trascorrono quasi 3000 anni, prima che venga scoperta l'origine e la causa del fuoco naturale.
 
A seguito di questa sua importantissima scoperta, il suo senso pratico lo porta ad inventare, nel 1777, la pistola elettrico-flogo-pneumatica.
 
É l'unico tra i fisici del tempo ad usare miscugli esplosivi. Costruisce, oltre a pistole, moschetti e bombe ad aria infiammabile delle paludi, cioè metano, a cui aggiunge aria infiammabile metallica, cioè idrogeno, mescolate con opportune misure di aria comune e ossigeno.
 
Questa invenzione lo sprona ad avere l'idea originale di poter fare lo "sbaro" (sic) di una pistola posta a Milano collegata con un filo conduttore di ferro, teso fra Como ed il capoluogo, sospeso da terra per mezzo di pali isolanti (di legno) chiudendo il circuito elettrico di ritorno a Como tramite il naviglio terminante nel lago. Lo sparo veniva comandato facendo scaricare, a Como, una bottiglia di Leida su tale filo conduttore. Questa sua idea veniva scritta in una lettera indirizzata al professore Carlo Barletti dell'Università di Pavia.
 
Al Fisico Comasco si fa un torto, il gravissimo torto di credere questi tentativi impossibili. Convinto di questa erronea convinzione, abbandona quell'indirizzo sulla cui soglia ha già impressa un'orma profonda.
 
Cesare Cantù espresse questo giudizio : "Volta aveva veduto la telegrafia elettrica 60 o 70 anni prima di coloro che ne sono proclamati inventori".
 
É il primo pensiero al mondo di poter trasmettere a distanza un messaggio impiegando l'elettricità. Può ben dirsi che Volta è il precursore della telegrafia elettrica, e con l'invenzione della pistola anche il precursore del motore a scoppio. Sul Sacrato della Chiesa di Lazzate dove Volta circondato dal popolo, e dai "cavree" (caprai) di colà, spiegando le sue invenzioni, uscì anche a dire in dialetto : "vedarii che coll'andà del temp e coi me invenzion se poderà parlà anche con Milan". ("Vedrete che col passare del tempo e con le mie invenzioni si potrà parlare anche con Milano"). Presagiva anche il telefono.
 
Nello stesso anno inventa la lampada a gas detta lampada perpetua o più comunemente lampada di Volta, che trova subito particolare diffusione in Germania; e ancora è il precursore dell'illuminazione a gas. Ben presto pensa di avvalersi dell'elettroforo per ottenere la scintilla d'accensione costruendo una elegante lampada dotata quindi di un accendi lume elettrico.
 
Nel 1795 l'Aria Infiammabile Nativa delle Paludi, come è chiamata da Volta, il fisico Lazzaro Spallanzani la ribattezza in Gas Naturale.
 
Quando i giacimenti di questo gas naturale, incominciano ad essere sfruttati ed utilizzati industrialmente viene chiamato Gas Metano.
 
L'era del metano ha inizio negli Stati Uniti nel 1821 con il primo pozzo profondo otto metri nel piccolo villaggio di Fredonia, nello stato di New York.
 
L'invenzione dell'eudiometro avviene anche nel 1777. Il primo eudiometro venne realizzato dal chimico inglese Joseph Priestley ma vi aveva molte imperfezione ed i chimici evitavano di usarlo. Nel 1805 il fisico francese Jean-François-Dominique Arago dichiarava che l'eudiometro di Volta supera ogni altro in esattezza ed è ingiuria dubitarne.
 
Nella sua forma più semplice l'Eudiometro consiste in un tubo cilindrico graduato, la cui estremità superiore chiusa è attraversata da due fili metallici isolati che terminano con punte contrapposte, fra le quali si fa scoccare a tempo opportuno la scintilla elettrica, mentre l'estremità inferiore allargata a foggia d'imbuto fa da base che si appoggia sul fondo di una catinella contenente acqua. Riempito il tubo dell'Eudiometro con una miscela opportunamente dosata di aria infiammabile e di aria comune (o di ossigeno), se ne provoca l'esplosione facendo scoccare la scintilla fra le punte metalliche. Si calcola la diminuzione del volume e si studia la natura dei prodotti dell' esplosione stessa.
 
Nel 1778, Wenzel Kaunitz, Principe di Rietberg, fa sapere a Volta, che la Reale Casa ed il Governo hanno deciso di assegnargli la Cattedra di Fisica Sperimentale dell'Università di Pavia, dove egli insegnò dal 1778 al 1819 e fu eletto dagli studenti, come era consuetudine in quei tempi, Magnifico Rettore per l'anno accademico 1785.
 
Nel 1780, Volta inventa il Condensatore, il cui nome originale è dato da Volta. Si deve attribuire a Volta questa invenzione, non tanto perché non fossero in uso strumenti simili (bottiglia di Leida, quadro di Franklin), quanto per l'originalità della sua proposta e per aver egli stesso completamente spiegato la teoria. Egli enuncia la relazione tra la differenza di potenziale V (o tensione come la chiamava Volta) ai capi del condensatore, la carica Q e la capacità C del condensatore stesso. Q = C.V.
 
Nel 1794, la Royal Society di Londra gli conferisce la medaglia d'oro per la sua Memoria "Del Condensatore, ossia del modo di rendere sensibile la più debole elettricità sia naturale sia artificiale", letta a Londra nel 1782 e diventa Membro di questa prestigiosa Royal Society.
 
L'illustre fisico, a quei tempi, non ha alcun strumento idoneo per effettuare misure delle cariche elettriche salvo dei rudimentali e poco precisi elettrometri a palline di sambuco. Dove egli stesso ingegnarsi a costruirne.
 
Alessandro Volta, con i suoi studi così ampi e complessi, getta la base dell'elettrometria, della quale a ragione lo si deve considerare il fondatore. Intorno agli anni '80 comincia ad interessarsi in modo sistematico di elettrometria, "cette partie de la Science, qui ayant été trop négligée", dopo essersi dedicato soprattutto ai suoi studi sulla meteorologia elettrica.
 
Dapprima comincia ad apportare varie modifiche agli elettrometri allora in uso, in modo da aumentarne la sensibilità e renderli comparabili.
 
L'elettrometro è uno strumento elettrostatico, basato sulle forze di repulsione che si manifestano tra corpi elettrizzati.
 
Gli elettrometri a paglie sono ideati da Volta, nel 1786 -1787, come modifica di elettrometri simili, che al posto delle paglie avevano o palline leggerissime di sambuco, o di sughero appese a finissimi fili d'argento, o sottilissime foglioline d'oro. Le modifiche apportate da Volta avevano lo scopo di rendere le misure di potenziale confrontabili e ripetibili nel tempo.
 
Altri strumenti che formano oggetto delle sue cure sono gli Elettroscopi di Tiberio Cavallo.
 
Per la misura di piccole quantità di elettricità, Volta accoppia all'Elettrometro a Paglie un condensatore e con ciò lo strumento acquista una sensibilità cento volte maggiore, senza nulla perdere nei riguardi della comparabilità delle indicazioni che può fornire. Inventa così l'elettroscopio a condensatore, lo strumento che gli permetterà in seguito ad arrivare alla sua pila.
 
Per ottenere misure comparabili di tensione elettrica, era però necessario fissare un'unità di misura riproducibile senza ambiguità in modo tale da rendere le misure eseguite da vari sperimentati sempre confrontabili tra di loro. Volta risolve brillantemente anche questo problema, inventando la bilancia elettrostatica.
 
Nel 1773, poi dal 1780 al 1790 si occupa di meteorologia elettrica. Significativi sono le esperienze sull'elettricità atmosferica compiute con l'elettrometro a paglie congiunto, con fili isolanti, alla punta di una canna da passeggio od al lanternino posto all'estremità di una pertica che poi sporgeva dalla finestra. Di notevole interesse sono poi gli studi riguardanti la formazione della grandine nei temporali. Idea un curioso apparecchio per dimostrare l'ipotesi della formazione della grandine.
 
Nei primi mesi del 1791, Alessandro Volta esamina la dilatazione dell'aria e dei gas e nel 1793, enuncia e pubblica negli Annali di Chimica e Storia Naturale di Luigi Valentino Brugnatelli, la Legge sulla dilatazione uniforme dell'aria atmosferica e ne determina con precisione il coefficiente pari a 0,00354 prevenendo di ben nove anni il chimico e fisico francese Joseph-Louis Gay-Lussac, che lo stabilì in 0,00375 e Dalton che lo calcolò in 0,00398. Oggi si accetta il coefficiente 0,00366.
 
Nel 1795 enuncia le tre Leggi sulla tensione dei vapori prevenendo di ben sei anni il chimico inglese John Dalton.
 
Alessandro Volta si occupa anche di astronomia, e di geologia. In quel tempo, molti scienziati pensavano che le meteoriti e le stelle cadenti fossero dei fenomeni elettrici. Volta studiando il moto e confrontando le caratteristiche delle stelle cadenti con quelle dei fenomeni elettrici, ne rilevò delle evidenti discordanze. Se davvero le stelle cadenti fossero state del fluido elettrico modificato, il comportamento di tale fluido elettrico è così differente dal solito fluido elettrico conosciuto, quindi non poteva essere più vero fluido elettrico. Analizzando a fondo il modo in cui si manifestavano le meteoriti, Volta si domanda il motivo per il quale, se effettivamente le stelle cadenti fossero state un fenomeno elettrico, pur percorrendo lunghi tratti di cielo non si andassero a scaricare in un qualsiasi conduttore naturale, come gli alberi, i tetti delle case o nei parafulmini. Egli osserva inoltre che le stelle cadenti si comportano in maniera davvero anomala rispetto al fulmine.
 
Innamorato della natura, Volta, si interessa anche di geologia. Durante i suoi viaggi in Svizzera, riferisce di avere riconosciute le origini del Ticino e del Reuss nelle gocce che stillano da un muro di ghiaccio, riuniti indi in fili serpeggianti fra il muschi e i rottami e per le fessure delle rocce. Esegue degli scandagli che inducono Volta a ritenere di granito la massa tutta interiore dei monti alpini.
 
Durante un'escursione sui monti lariani, vede nel letto di un torrente molti massi di granito di varie maniere, di scisto micaceo, di serpentino e di pietra cornea, dei quali massi, pensa, non è certamente formato il nocciolo di questi monti e comincia a ragionare sul luogo donde, e sul come erano colà venuti quei massi. Suppone che, un'inondazione venendo da Nord-Ovest ha qui trascinato dal S. Gottardo e dalle grandi Alpi i massi granitosi di quei monti, che scomponeansi , li ha depositi probabilmente su un piano, che poi per la corrosione delle acque è divenuto pendio di un monte.
 
Durante il suo viaggio in Svizzera del 1777 Volta osserva con grande stupore che il tubero della patata è un commestibile gustoso e ne porta alcuni esemplari che fa coltivare con grande successo nelle nei suoi poderi di Campora e di Lazzate. A lui dobbiamo anche l'introduzione e la diffusione in Lombardia della coltivazione e dell'uso della patata.
 
A seguito della dotta e garbata disputa con Luigi Galvani, professore di anatomia all'Università di Bologna, che credeva di avere scoperto, mediante i noti esperimenti sulle rane, un nuovo tipo di elettricità chiamata galvaniana e da lui denominata elettricità animale, disputa che divise il mondo scientifico in due fazioni, l'una per il Volta, l'altra per il Galvani. Durò quasi otto anni (1792 - 1799), portando il grande Comasco alla sua massima invenzione, la Pila.
 
Inizialmente Volta concorda con Galvani ma poi dimostra, dopo lunghi ed accurati studi, che le convulsioni della rana non sono generate da una presunta elettricità animale, che tuttavia esiste, e Galvani può essere ritenuto il padre della bioelettricità, ma dalla presenza di due metalli di natura diversa tra loro. Nella lettera del 1794 scritta all'abate Antonmaria Vassalli-Eandi afferma senza dubbi che la forza elettromotrice è provocata dal contatto fra metalli e corpi umidi, e sostiene che gli organi degli animali sono passivi e si comportano come elettrometri.
 
Volta giunge a questa straordinaria invenzione, dopo continue sperimentazioni, spinto anche dal desiderio di dimostrare sempre più ampiamente e chiaramente l'esistenza di un'unica elettricità, respingendo fermamente l'affermazione del Galvani, secondo il quale esiste una elettricità propria degli animali.
 
Egli, dopo lunghi esperimenti e l'invenzione dell'elettrometro condensatore, intuisce che, se predispone tanti contatti bimetallici, il fenomeno elettrico da lui scoperto (effetto Volta) sarebbe cresciuto in modo proporzionale all'aumento dei medesimi contatti bimetallici e tutto il potenziale elettrico che viene generato da ogni singola coppia si sarebbe sommato e manifestato in uno solo.
 
Egli predispone coppie di dischi di rame e zinco (aveva usato anche altri metalli diversi, tra i quali l'argento ed il ferro) separati tra loro da un mezzo di comunicazione in modo che il flusso elettrico potesse passare da una coppia all'altra, imbevendo del panno, o del cartone, o del cuoio o altro materiale assorbente con acqua acidulata o salata.
 
Queste coppie di dischetti di metalli diversi così tra di loro separate dal liquido interposto, detto elettròlita, deve avere sempre la stessa sequenza, esempio zinco-rame-elettòlita, zinco-rame-elettròlita, e così via, oppure rame-zinco-elettròlita, rame-zinco-elettròlita a secondo di come si è incominciata la pila.
 
Volta, non appena è sicuro della sua invenzione, il 20 marzo 1800 scrive una lettera, in francese, al Presidente della Royal Society di Londra, Sir Joseph Banks, illustrando in modo molto dettagliato il suo "apparato scuotente" ovvero la pila, così denominata per la sua forma caratteristica, oltre ai vari esperimenti che aveva fatto e le azioni che suscitava sui cinque sensi dell'uomo.
 
L'animazione visibile qui sopra dimostra come con due piastrine di metallo (rame e
zinco) immerse in una soluzione di acqua e acido solforico, sia possibile ottenere
una corrente elettrica. L'acido reagisce con lo zinco e cede elettroni. Lo zinco
diventa quindi negativo e respinge gli altri elettroni. L'azione dell'acido sullo zinco
si arresta. La soluzione ha, nel frattempo, assorbito elettroni dalla piastrina di rame
che quindi è diventata positiva. Abbiamo adesso un polo positivo (rame) e un polo
negativo (zinco) e gli elettroni liberi possono scorrere in un circuito esterno
partendo dallo zinco per arrivare al rame e così di seguito.
La prima pila di Volta era costituita proprio da una pila di coppie di dischetti di
rame e zinco separate da dischetti di feltro imbevuti di acqua salata. La corrente
percorre il filo che unisce il disco superiore di zinco con quello inferiore di rame.
Già con la prima pila la corrente elettrica aveva una durata di alcune ore, tempo
lunghissimo se confrontato con la scarica dell'elettricità statica che durava solo una
frazione di secondo.
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L'illustre fisico comasco, basava la spiegazione del funzionamento della pila sulla tensione generata dal contatto tra due diversi metalli (effetto Volta) tensione che diventa sempre più grande a mano a mano che nuove coppie bimetalliche, in generale rame e zinco, vengono sovrapposte l'una all'altra interponendo un conduttore umido (elettròlita); pur egli osservando alcuni effetti chimici, restò sempre legato a una spiegazione elettrico-metallica in contrasto con la spiegazione chimica.
 
Con l'invenzione della Pila, Alessandro Volta ha scoperto la corrente elettrica a flusso continuo, ovvero, la corrente elettrica dinamica.
 
La prima ed immediata applicazione pratica della pila fu fatta dal chimico e fisico inglese William Nicholson il quale con Antony Carlisle, già nel maggio 1800, avevano scoperto l'elettròlisi dell'acqua, constatando la formazione di bollicine di idrogeno e ossigeno in corrispondenza degli elettrodi di una pila di Volta al passaggio della corrente in una bacinella contenente acqua acidulata.
 
Con la pila nasceva l'elettrochimica. Humphry Davy, chimico e fisico inglese, considerato uno dei fondatori. Nel 1807, scompone gli alcali, ottenendo così due nuovi metalli, il Sodio ed il Potassio, per elettrolisi dei rispettivi idrossidi allo stato fuso.
 
Questa rivoluzionaria invenzione, uno dei più brillanti doni della mente umana, è stata immediatamente riconosciuta di immensa importanza. Albert Einstein, durante una sua visita al Tempio Voltiano nel 1933, così la definì: La Pila costituisce << . .die Grundlage aller modernen Erfindungen: >> cioè < il fondamento di tutte le moderne scoperte >.
 
Nel 1801, Volta è invitato da Napoleone Bonaparte a Parigi alla celebre Accademia delle Scienze, per illustrare ed eseguire esperimenti con la sua pila davanti a numerosi illustri scienziati. Napoleone vuole toccare gli strumenti di Volta e resta stupito nell'osservare le scomposizioni chimiche. L'impressione che Bonaparte ne riceve è tale, che colma d'elogi il celebre Fisico, indi egli stesso improvvisa un discorso sulle diverse forme della pila. Egli, membro dell'Accademia, è primo a proporre si coniasse una medaglia d'oro per Volta e la proposta fu accettata a pieni voti.
 
Fu membro onorario di quasi tutte le Accademie europee ed ebbe numerose onorificenze.
 
La vita terrena del grande comasco si concludeva serenamente nella sua casa di Como, alle tre del mattino del 5 marzo 1827, ed è sepolto nel piccolo campo santo di Camnago Volta, a circa tre chilometri dalla città.
 

Per chi volesse più informazioni su Alessandro Volta, e strumenti scientifici, visitate i seguenti siti Web:
 
www.corrierecomo.it - Il percorso è: Città virtuale - Cultura tradizionale comasca - Itinerari voltiani. Ricorrenze voltiane. Volta's life and works. Sono parte del mio libro scritto nel 1999 in omaggio a Volta.
 
www.File-server.cilea.it/Museo - www.cnam.fr/museum/data - www.alessandrovolta.org
 
www.cilea.it/Volta99 - www.bakkenmuseum.org - www.exploratorium.edu
 
www.infomark.it/liceo_classico_volta/index.htm - www.istitutolombardo.it
 
www.infoscience.fr/contact/contact.html - www.deutsches-museum.de/e_index.htm
 
www.milleanni.unipv.it
 
 
 
Umberto Ferdinando Molteni i2ms
 
Segue,  5 - André-Marie Ampère
 
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8 -
 Da: <i0jbl@libero.it>
Parola di DXer

Sono un assiduo lettore del Radiogiornale e lo reputo uno straordinario strumento di informazione.
Le modalità di distribuzione lo rendono slegato da tutte quelle pastoie che a volte vengono usate ad arte da chi si occupa di comunicazione e/o divulgazione per rispondere in maniera reticente o, peggio, per non rispondere affatto.
Il fatto che lo apprezzi, e che apprezzi anche il suo Editore che mi tenne a battesimo in radio oltre trenta anni fa, non mi esime però dal far rilevare che lo spazio comunicativo offerto a tutti si presta a volte a polemiche strumentali. E' il prezzo della libertà e forse non c'è possibilità di fare altrimenti.
E' stato il caso della polemica sollevata a seguito della pubblicazione su RR di Luglio/Agosto di uno degli usuali pistolotti moralistici alla "occhio che vi vedo" a firma di "Don DX".
 
Si discute il metodo e il merito con l'obiettivo finale di criticare l'ARI tout court. Un po' come prendere a calci il cane per far dispetto al padrone.
La definizione che do dei pezzi di Don DX (pistolotti moralistici) può sembrare in contraddizione con quello che dirò poi, ma ritengo che ci siano talmente tanti motivi "seri" per criticare l'ARI che attaccarsi agli articoli di colore dell'anonimo prevosto mi sembra strumentale assai.
Intendiamoci. I2MOV ha diritto di sentirsi offeso per affermazioni che lui ritiene calunniose, ma gli organi ufficiali delle associazioni, e RR è proprio questo, non rappresentano un terreno franco dalla possibilità di rivalersi in sede legale qualora si veda leso il proprio buon nome e la propria onorabilità, anche se chi lo fa si nasconde dietro uno pseudonimo. Il Direttore si definisce Responsabile proprio perché risponde dei contenuti.
Ritengo però che il problema sia un altro e che in questa ottica sia opportuno guardare ai "pistolotti moralistici" con maggiore benevolenza e meno finta indignazione.
Essi fotografano una situazione di fatto.
L'attività DX alla quale ho dedicato trent'anni della mia vita e che ho sospeso senza motivo apparente dalla sera alla mattina un paio di anni fa è, tra tutte le attività radiantistiche, quella a più basso valore aggiunto. Si ha un bel dire e un bel parlare di tecniche operative o di studi sulla propagazione. Sono aspetti di contorno che salvano forse qualche contenuto marginale. Niente di più. Negli ultimi dieci anni della mia attività mi sono divertito molto di più nel contribuire a creare e tenere in piedi la rete PacketCluster che a correre dietro ai campanelli del computer e ai 59 x 59.
Senza andare a scomodare il fantasma di Don Miller, è da ormai trent'anni che ogni anno (o anche meno) si ripropone lo scandaletto vero o presunto legato all'illustre OM, all'illustre spedizione, all'illustre Contest Team, all'illustre QSL Manager, all'illustre Award manager o ai vizi veri e/o presunti dei DXer italiani.
Se togliete l'aggettivo illustre, credo di aver ricoperto tutti i ruoli sopra elencati e parlo di queste cose perché le conosco per frequentazione: nel bene e nel male.
E allora la vera domanda è: "E' lecito e opportuno che sull'organo ufficiale di una Associazione si segnalino in maniera più o meno ironica ipotetici inganni e comportamenti contrari all'etica radiantistica.?
Anche se li ritengo "pistolotti moralistici" la mia risposta è si.
Può rincrescere magari che ci vada di mezzo un OM in completa buona fede, è capitato anche a me di buttare dentro al log in un momento di difficoltà il nominativo mio o quello di mio padre ma nessuno ci ha fatto magari caso solo perché i log non erano pubblicati in rete, ma mi sento affermare che una giustificazione plausibile come questa e a volte cento volte più accettabile  e credibile di una porta sbattuta in faccia o di una dichiarazione shock ad un' Assemblea. E vorrei glissare anche sull' inopportunità, sollevata da alcuni, di criticare "gli italiani" perché questa modalità omertosa dovrebbe appartenere a diversi gruppi, mondi o contesti.
Il gioco del DX non si può e non si deve basare solo e soltanto su quella che per Re Faruk di Egitto, accanito giocatore di poker, era la famosa "parola di Re": dichiarazione soggettiva e inoppugnabile.
 
Accettarne "in toto" le regole etiche e anche magari le spiacevoli conseguenze (su comportamenti comunque spiegabili e che, ribadisco, hanno senso) può tenere lontani tanti nuovi e vecchi OM dalla tentazione di reputare premiante non già l'atteggiamento di chi segue le regole ma viceversa quello di chi è tanto furbo da infrangerle e non farsi scoprire.
 
73 e DX
Luciano, I0JBL
 
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9 -
Da: "Ruggero BILLERI
 
Per combatterli, imparate a conoscerli
 I VIRUS DEL COMPUTER
di Ruggero Billeri
(terza parte)
 
Bibliografia da internet e da Jackson libri
 
STORIA DEI VIRUS
 
Terza parte
 
La storia dei virus presenta alcuni aspetti affascinanti.
Innanzitutto e' sorprendente notare cio' che ha provocato la nascita dei virus sia stata la preoccupazione degli addetti alla sicurezza dei dati affinche' i computer non potessero essere aggrediti da programmi dal comportamento virale. Da una simile considerazione, i filosofi potrebbero imbastire fior di trattazioni escatologiche, trattazioni che siamo invece ben lieti di non affrontare, limitandoci a rilevare la bizzarria dell'accaduto.
La sorpresa lascia il posto allo sgomento nell'osservare la crescita e il perfezionarsi delle tecniche utilizzate dai virus per mettere in atto la propria strategia: C'e' da rimanere terrorizzati pensando che al mondo esiste gente che utilizza il proprio cervello (in alcuni casi fior di cervello) per provocare deliberatamente danno agli altri.
 
CENNI GENERALI
 
La prima volta che sentimmo parlare di virus del computer fu durante una breve vacanza in montagna, proabilmente nel 1987 o nel 1988. Alcuni quotidiani riportarono quel giorno la notizia che erano stati individuati alcuni programmi in grado di replicare se stessi e qundi di diffondersi in un sistema informatico. A tali programmi veniva dato il nome di virus.
La cosa attrasse subito l'interesse, poiche' indubbiamente poteva aprire questioni su che cosa dovesse considerarsi vivo e che cosa no.
Ma assai piu' interessante, allmeno da un'altro punto di vista, fu cio' che successe durante una trasmissione radiofonicache ando' in onda la mattina stessa. Si trattava della classica trasmissione dallo studio, dove un conduttore e uno o piu' ospiti chiaccheravano tra loro e rispondevano alle telefonate degli ascoltatori. Una signora telefono' proprio a proposito dell'articolo sui virus del computer, che nessuno in studio aveva evidentemente ancora letto, e chiedeva se fosse vero che ci si poteva ammalare a causa dei virus del PC.
E' interessante notare che da subito si fece un'enorme confusione sulla natura dei virus informatici: L'ascoltatrice evidentemente non esperta di computer, aveva subito equivocato e altrettanto fecero dallo studio, bollando come "impossibile" il fatto che nei PC potessero annidarsi dei virus. Solo successivamete, essendosi procurati una copia dei giornali, inquadrarono il prblema nel modo appropiato e giudicando "possibile" l'esistenza di virus informatici.
In sostanza (e seppure con qualche titubanza), in Italia si prese comunque sul serio l'esistenza dei virus; non fu cosi' dappertutto: Per un po' di tempo circolo' la voce che l'esistenza dei virus informatici fosse solo una frottola e persino l'autorevole Peter Norton (autore delle Norton Utilities e di svariati testi di argomento informatico , nonche' di un diffuso pacchetto antivirus) bollo' la questione come "leggenda urbana", al pari di quella degli alligatori nelle fogne di New York.
 
IL PRIMO VIRUS
 
Il 3 novembre 1983 e' il giorno in cui fu ufficialmnte concepito il primo virus informatico: Venne ideato da Fred Cohen che ne presento' il concetto a un seminario che si teneva settimanalmente presso l'Universita' della California Meridionale, a Los Angeles.
Fred Cohen non era ancora laureatoe seguiva quindi i corsi di sicurezza informatica in quallita' di studente; il 3 novembre propose il concetto di virus informatico e chiese alle autorita' del dipartimento il permesso di effettuare una vera e propria dimostrazione sperimentale con apparecchiature dell'Universiota'. Il permesso fu accordato nel giro di una settimana, quindi il 10 novembre Fred Cohen pote' effettuare la dimostazione vera e propria al seminario per la sicurezza. Per la cronaca, il termine virus venne proposto dal dottor Len Adleman allora docente di Cohen e (cosi' si dice) un vero   connubio tra informatica e biologia.
La dimostazione consiste' in una serie di cinque attacchi virali, misurando la capacita' di propagazione dell'infezione e la velocita' con cui avveniva. I risultati furono sorprendenti: Benche' fosse praticamente nota fin dall'inizio la capacita' di questi nuovi programmi virali di autoreplicarsi, la velocita' con cui i virus riuscirono ad impadronirsi dell'intero sistema fu scioccante. Il tempo medio di contagio fu di trenta minuti, con punte minime di cinque minuti; nel giro di un'ora il virus aveva preso il controllo d tutti i diritti di accesso del sistema.
Ovviamnte furono prese tutte le precauzioni affinche' il virus non fuoriuscisse dal perimetro di sicurezza e tutti i computer furono sterilizzati dopo l'esperimento. Tuttavia l'esperimento di Cohen provoco' alcune conseguenze.
La prima molto piacevole per Fred Cohen, fu che la laurea si fece molto piu' vicina (in effetti Cohen consegui' il dottorato di ricerca); la seconda fu che si manifesto' una reazione che, sebbene comprensibilissima dal punto di vista emotivo e umano, che non ci si aspetterebbe da persone razionali e scientifiche.
La dimostrazione di Cohen risulto' persino troppo convincente, spaventando a morte (si direbbe) i responsabili della sicurezza e dello sviluppo, che si sentirono probabilmente impreparati ad affrontare una minaccia del genere. Come spesso accade quando ci si trova di fronte a qualcosa che si ritiene troppo grande per essere affrontato, gli amministratori decisero che mai piu' alcun esperimento del genere sarebbe stato permesso e che i virus non sarebbero piu' stati oggetto di ricerca. Si cerco' quindi di eliminare il problema semplicemente negandolo e non cercando invece strumenti appropiati per fronteggiarlo.
Lo stesso atteggiamento fu tenuto da altri amministratori di sistemi diversi, che furono evidentemente spaventati dal pericolo dei virus e per i quali il timore dell'infezione fu piu' grande del senso di responsabilita' per imparare a fronteggiarla.
Il primo passo comunque era fatto sebbene relegato in ambito accademico, il virus informaticoo si era affacciato al mondo e aveva iniziato a sollecitare l'interesse dei ricercatori, esperti di computer e appassionati. Questi personaggi iniziarono a riprodurre i virus sui propri sistemi , fino a che, a un certo punto, i virus uscirono dagli ambienti controllati  si propagarono liberamente.
Perche' questo avvenisse e' stato necessario attendere che i personal computer fossero sufficientemente diffusi e che il mercato avesse selezionato i sistemi operativi utilizzati.
 
CRONOLOGIA ESSENZIALE
 
La storia dei virus, cosi' come la conosciamo oggi inizia nel 1986 (alcune fonti parlano invece del 1985), quando qualcuno trae alcune conclusioni originate da un dato di fatto scontato: Il settore di avvio di ogni dischetto di sistema contiene una parte di codice che viene eseguita automaticamente ogni volta che si avvia il computer da dischetto. La conclusione che venne tratta fu che si sarebbe potuto sostituire il codice originale, presente su ogni dischetto di sistema, con un'altro programma. Questo programma doveva essere in grado di rimanere residente in memoria e di creare una copia di se stesso su qualsiasi dischetto a cui si accedesse.
Il principio del virus informatico c'era gia' tutto, anche se il virus in questione non era molto cattivo ed era in grado
di infettare solo dischetti da 360 KB. In realta questo virus non era altro che una trovata goliardica o una sbruffonata, in quanto si limitava a modificare l'etichetta del dischetto in c Brain e a inserire un messaggio nel settore d'avvio. Il virus fu ovviamnte chiamato Brain.
Sempre nel 1986 venne creato da Ralf Burger il virus Virden, con lo scopo di mostrare la fallibilita' di un virus che riesce a propagarsi infettando altri file e non il settore di avvio dei dischetti.
Questo periodo era ancora caratterizzato dall'attivita' di ricerca: I virus erano oggetto di indagine e sperimentazione e non venivano considerati minacce reali. Qualcuno pero' era gia' all'opera, a Vienna: Un virus (chiamato Charllie o Vienna secondo che si consideri il nome del programma  che originariamente lo trasportava o il luogo dove fu isolato) era in grado di provocare un riavvio del computer. Vienna e' ritenuto il primo virus a essere disassemblato: Venne studiato e pubblicato (senza le parti piu' pericolose) in un libro scritto da Ralf Burger.
 
PRIMI ATTACCHI
 
Nel 1987 si assiste' alla prima germinazione, invero ancora sommessa, dei virus informatici. Con il senno di poi, si puo' cosiderare questo periodo come il tempo impiegato dalla nuova tecnologia per mettere alla prova
il mercato e decidere quale direzione intraprendere; vi sono i prim esempi di virus del settore d'avvio, di virus   dei  file (suddivisi in virus che infettano i file .EXE e virus che infettano i file .COM ) di virus TSR, di virus che si tirano la zappa sui piedi infettando irrimediabilmente il file COMMAND.COM (e rendendo quindi impossibile l'avvio del PC) eccetera.
 
NOTA: A proposito del virus TSR, merita la citazione il virus Suriv, che creato da uno esperimentatore in  Israele, diede origine a numerosa discendenza e fece purtroppo il giro del mondo alla quarta generazione, con il nome di Jerusalem. Tanto per dimostrare quanto i ricercatori siano giocherelloni, ognuno si sara' reso conto che Suriv non e' altro che virus letto al contrario.
 
Appartengono a questo periodo tra il 1987 e il 1988 alcuni virus che sono entrati a far parte della storia dei personal computer : Oltre al gia' citato Jerusalem vennero alla luce il famigerato Stoned, l'italiano PING PONG, il pittoresco Cascade e il primo virus polimorfico:
1260 (chiamato anche Chameleon).
 
JERUSALEM
 
 Jerusalem presenta un paio di particolarita'. La prima, che potrebbe essere definita come una sorta di innovazione tecnologica, prevede che, al posto di infettare i file delle applicazioni che venivano eseguite, il virus li elimina,  svuotando progressivamente il disco rigido. La seconda particolarita' riguarda il meccanismo di attivazione: Il virus diventa attivo solo se la data di sistema segnala che e' venerdi 13. Questo fatto, benche' restringa di molto lo spazio temporale durante il quale il virus puo' provocare danni, ha contribuito enormemente alla sua diffusione, poiche' per lungo tempo gli utenti non possono sapere di essere infetti e quindi propagano l'infezione.Esistono altri virus che vengono chiamati Friday 13th, ma non hanno nulla a che fare con Jerusalem che, da parte sua, ha dato origine a una discendenza infinita d variazioni di virus, con effetti piu' o meno simili.
 
STONED
 
Dotato di una eccezionale capacita' di riprodursi, Stoned e' quasi certamente il virus piu' diffuso al mondo: Probabilmente (in una delle sue varianti) sara' sempre presente in qualche angolo della Terra, poiche' e' stato realizzato in modo eccellente (seppur senza particolari trucchi). Venne realizzato da uno studente neozelandese
che decise di affidare al virus la diffusione di un messaggio per la legalizzazione della Marijuana.
NOTA di colore: Stoned con il suo messaggio a favore della Marijuana, riusci a compiere anche una piccola beffa, infettando i computer di una comunita' per il recupero di tossicodipendenti, con sede a Milano
 
PING PONG
 
La pallina che rimbalza sullo schermo e' stata per qualche tempo il tormentone dei computer italiani. Creato in Italia, questo virus aveva limiti strutturali molto pesanti (almeno nella prima versione) poiche' non era in grado di infettare i computer 286 e superiori.
 
CASCADE
 
Dalla Germania, questo virus si presento'con potenza teutonica, ammantata da una maschera di creativita' insospettabile per un tedesco: Mentre l'effetto del virus era davvero spettacolare (le lettere visualizzate precipitavano una dpo l'altra sul fondo dello schermo), il corpo del virus nascondeva un'idea innovativa che appunto faceva di  Cascade uno tra i piu' potenti virus in circolazione. In sostanza, Cascade fu il primo virus cifrato: solo una minima parte del virus (la routine che serviva a decifrare il resto) non era cifrata, cosicche' era ben difficile individuare la presenza del virus a causa dei pochi byte a disposizione.
La cifratura del virus rese piu' difficoltoso anche il ripristino dei file infetti perche' non era semplice determinare quali byte appartenessero al virus e quali no
 
1260
 
Il meccanismo di cifratura fu ripreso dall'autore di 1260, per realizzare il primo virus che utilizzasse la crittografia allo scopo di nascondere la propria presenza. Sebbene dotato di un meccanismo di difesa sicuramente all'avanguardia (rispetto ai tempi), 1260 non fu ben programmato: Progettato per infettare tutti i computer con BIOS non IBM, non riusciva a distinguere un vero IBM da un compatibile e finiva quindi per infettare tutti; anche una versione successiva, realizzata per correggere l'errore non funziono' a dovere.
 
LE PRIME CONTROMOSSE
 
Gli attacchi portati da questi virus non potevano certo passare inosservati oltre a coloro che vennero danneggiati dalle infezioni, altri iniziarono ad interessarsi dei virus: Gli organi d'informazine (oscillando spesso tra iil  fenomeno di costume, l'apocalsse e l'equilibrata informazione tecnica) dedicarono spazio a questo fenomeno, ma ancora piu' rilevante fu il fatto che alcuni tecnici informatici si inventarono una nuova attivita: La specialzzazione in disinfezioni dei sistemi computerizzati.
Si iniziarono infatti a verificare infezioni su vasta scala e, particolare che aumento' indubbiamente il clamore, alcune societa' molto in vista furono colpite da virus informatici. Tra queste societa', anche la IBM, societa' finanziarie e universita'
All'inizio, ogni infezione veniva trattata singolarmente: Contro ogni singolo virus veniva approntata una specifica strategia e i relativi strumenti software per individuarlo sia per rimuoverlo. Questo sistema poteva ovviamente funzionare all'inizio (quando il numero dei virus era ancora molto piccolo), non certo con il rapido aumentare dei virus in circolazione.
La diffusione di un vero e proprio pacchetto antivirus avvenne in modo un po' contorto e rocambolesco. Un certo Fred Vogel comunico', nel mazo del 1989, ad Alan Solomon (creatore del diffuso antivirus Dr.Solomon) di aver trovato un virus sul proprio disco rigido e gliene invio' una copia. Il virus fu quindi analizzato e vnne pubblicato un'articolo in cui si descrivevano sia il virus  stesso e i suoi effetti; purtroppo gli effetti del virus erano molto pericolosi (formattazione totale del disco) e carichi di pathos: Sebbene non fosse del tutto vero, si diffuse la convinzione che il virus si sarebbe attivato il 12 ottobre, creando cosi' un clima da fine del mondo. Mentre i mass
media montavano il caso, chi aveva un computer era sempre piu' allarmato; la polizia affido' a un programmatore la realizzazione di un software di rilevameno del virus, che venne messo in vedita a un prezzo poco superiore alle vecchie mille lire: Fu un successo senza precedenti, che provoco' code di persone alle stazioni di polizia.
La domanda che in genere ci si fa in queste situazioni e'
"Che fa il capo?"; ebbene in quel frangente  tutti si chiesero che cosa facesse il capo riconosciuto di allora, cioe' IBM. IBM disponeva di un vero e proprio pacchetto antivirus sviluppato in proprio, destinato pero' esclusivamente all'uso interno. Il buonsenso suggeri a IBM di diffondere il pacchetto ai propri clienti , in modo da evitare che i loro computer subissero danni e che diventassero essi stessi veicoli d'infezione. Per colmo d'ironia, il virus che tutti cercavano sembro'sparito dalla faccia della Terra (solo in Olanda venne rivelato qualche caso isolato), ma  i clienti IBM scopriiranno in questo modo che altri virus avevano infettato i loro PC
Il gigantesco polverone si risolse in un (quasi) nulla di fatto, ma porto due conseguenze; tutto il mondo venne informato dell'esistenza dei virus informatici e i pacchetti antivirus incominciano a essere richiestissimi.
 
INIZIO DEL TERRORE
 
Un'altro caso che fece parlare il mondo intero fu quello del Cavallo di Troia chiamato AIDS, di cui si parlera poco piu' avanti, pur non essendo esattamente un virus, AIDS
contribui' a far si' che gli organi di informazione prestassero attenzione al problema delle infezioni virali informatiche.
D'altro canto, v'era ben ragione di essere allarmati: Con il 1989 crescono i problemi per la corretta rilevazione di virus (le operazioni di cifratura sono sempre piu' sofisticate) e si diffondono nuovi e temibili virus, tra i quali V2P6,Whale e Dark Avenger.
 
OFFENSIVA BULGARA
 
Dark Avenger segno' l'inizio dell'offensiva bulgara sull'offensiva dei virus. Dal punto di vista tecnico, questo virus apporto' due novita': Un'innovativa tecnica di infezione (che permette velocita' di contagio mai raggiunte prima, grazie al fatto che basta solamente accedere a un file per contagiarlo e la tecnica del danno impercettibile.
La tecnica del danno impercettibile consiste nel sovrascrivere un settore del disco in modo causale: E' molto probabile che, se proprio non si va a cercare i dati contenuti in quel settore tale operazione non venga assolutamente rilevata dall'utente, che quindi non si accorge di nulla. Essendo all'oscuro, l'utente (mentre l'nfezione si espande) effettuua copie di backup dei propri dati, in modo da poterli ripristinare se quelli memorizzati su disco rigido dovessero rovinarsi; tuttavia, le copie di backup sono gia' danneggiate e infette. Quando l'utente si accorge del virus, le copie di backup, preparate anche in vista di una simile evenienza, non gli serviranno a nulla.
Dark Avenger e' sottilmente crudele.
Come accennato nella prima parte non e' ancora certo se Dark Avenger sia una singola persona o un gruppo di persone. Quello che e' certo e' che la sua attivita' ha prcurato e continua a procurare non pochi grattacapi ai pssessori di personal computer, non solo per i virus che direttamete mette in circolazione, ma anche soprattutto per la cultura e gli strumenti da untore che dffonde. Dark
Avenger infatti distribui' non solo i virus da lui creati, ma anche il loro codice sorgente, in modo che chiunque potesse modificarlo a piacimento per creare nuove versioni del virus. Inoltre Dark Avenger distribui' strumenti sempre piu' sofisticati per la creazione di nuovi virus, come descritto piu' avanti.
Da questo punto di vista, la Bulgaria rapresento' l'Eldorado per tutti coloro che intendevano trafficare con i virus. Nel 1989 venne  creata VX BBS, una BBS che divenne famosa perche' praticava lo scambio dei virus. In pratica, il meccanismo era questo: Chiunque depositasse un nuovo virus nella BBS (in modo da ampliarne la raccolta) era autorizzato a prelevare una copia di un virus tra quelli gia' presenti nella BBS. Con quanto messo a disposizione da Dark Avenger e da VX BBS, la creazione di nuovi virus divento' un'attivita' molto semplice, che oltretutto si autoalimentava: Bastava modiificare un vecchio virus per avere il diritto di prelevarne altri, che potevano essere modificati per ottenere il diritto a nuovi prelievi e cosi' via.
 
I BUONI SI ORGANIZZANO
 
Di fronte a un attacco cosi' massiccio, la difesa inizio' a oganizzarsi, anche perche' si profilava un buon affare per chi fosse stato in grado di proteggere gli utenti dai virus informatici.
In questo periodo anche le grandi case produttrici di software, seguendo l'esempio di McAfee (che ha fatto  dell'omonima azienda statunitense la piu' grande casa produttrice di software antivirus), producono pacchetti per la rivelazione e la rimozione del virus e creano laboratori appositi per lo studio dei noovi virus.
NOTA: Lo stiudio dei nuovi virus inizia a essere un grave problema, non tanto dal punto di vista tecnico, quanto dal punto di vista logisticoi: Il numero di nuovi virus cresce vertiginosamente e sono necessarie strutture sempre piu organizzate per farvi fronte.
Parallelamente sorgono anche associazioni e grupi di discussione su questo fenomeno. Le associazioni non sono sempre sinonimo di imparzialita', poiche' spesso sono legate a doppio filo con uno o piu' produttori di antivirus, ma per lo meno ( prese nel loro complesso) costituiscono un punto di riferimento importante per chi vuole approfondire l'argomento.
Tra le conseguenze positive derivanti dalla formazione di associazioni, occorre notare il tentativo di risolvere il problema dell'assegnazione dei nomi ai virus. Ogni virus che viene individuato viene anche battezzato da chi lo scopre: Se lo stesso virus (o piccole varianti del medesimo virus) viene individuato contemporaneamente da due persone diverse, magari agli antipodi, e' molto probabile che venga battezzato due volte, con due nomi diversi, Per ovviare a questo problema, le associazioni che raccolgono case produttrici di antivirus o gente interessata al problema hanno predisposto alcuni sistemi di denominazione dei virus ed elenchi generali di virus conosciuti. Questo ha indubbiamente ridotto il problema della denominazione dei virus, ma non lo ha eliminato del tutto, poiche' non esiste un'unica associazione ne' un'unico criterio per uniformare i battesimi. In genere, gli elenchi dei virus curati dalle maggiori associazioni riportano, accanto al nome ufficiale, atri nomi (spesso definiti alias) con cui il virus e' conosciuto.
 
STAGIONE DEI VIRUS POLIMORFICI.
 
Con il 1991 i virus polimorfici diventano indubbiamente il piu' grande pericolo per i personal computer di tutto il mondo. I creatori di virus affinarono sempre piu' le tecniche di mimetizzazione e di infezione. La grande espansione dei virus polimorfici (non sempre per qualita', ma sicuamente per quantita') pote' proseguire grazie anche al fatto che, all'inizio del 1992, il solito Dark Avenger, distribui' il Self Mutating Engine (MtE) che permetteva la creazione di un virus polimorfico (cioe' capace di assumere sempre aspetti diversi) partendo da un virus d tipo normale.
Il meccanismo e' semplice e geniale: l'MtE e' distribuito come file OBJ e puo' essere facilmente inserito nel codice compilato di un virus non polimorfico. Una volta prodotto l'eseguibile, l'MtE provvede a svolgere la sua opera (cioe' cifrare il codice del virus in maniera sempre diversa) senza senza che l'autore del virus abbia dovuto affrontare chissa' qali fatiche di programmazione.
In realta', l'MtE non fu molto utilizzato a cusa di un suo inevitabile punto debole: La routine stessa di decifrazione non poteva essere anch'essa cifrata, qunidi era esposta al rischio di essere intercettata dagli antivirus. Poiche' la routine di decifrazione era sempe la stessa, non importava quale virus la contenesse: Se venvia rivelata , era certo che il sistema era infetto. Cio' scoraggio' molto l'uso dell'MtE, anche se potenzialmente rimaneva pericolosissimo: Un conto e' sapere che c'e' un virus nel sistema, un'altro conto e' sapere con pecisione che danni ha fatto e come e' possibile rimuoverlo.
Ad ogni modo, l'MtE servi a far circolare la cultura del virus polimorfico. Dark Avenger non si fermo' comunque a questo: Con Commander Bomber sfrutto' a proprio vantaggio una scorciatoia utilizzata dagli antivirus per velocizzare le scansioni dei dischi. Per essere piu' veloci, alcuni  antivirus cercavano i virus solo nella posizione (all'nterno dei file) deptuata ad ospitarli
NOTA: In genere, le posizioni classiche dove si annidavano i virus erano l'nizio e la fine dei file. Alcuni virus si annidavano in altre posizioni e in questi casi, gli antivirus li cercavano solo la'.
Questa esigenza di velocita', che a posteriori puo' essere scambiata per innocenza e stupidita', non fu dettata solo dal bisogno commerciale di mporsi sui prodotti concorrenti ma anche dal fatto che le segnature per la ricerca dei virus erano omai moltissime e impegnavano percio' molta memoria, con tempi di ricerca molto lunghi. Fato sta che Commander Bomber era in grado di annidarsi in qalsiasi parte dei file che infettava, eludendo quindi gli antvirus poco accurati e costringendo gli altri a scandire ogni singolo byte dei file.
Altri fatti significativi di questo periodo furono il rilascio
dei pimi prodotti software per la creazione assistita dei virus e la diffusione (via BBS ma anche tramite pubblicita' su riviste) dell'abitudine di vendere o scambiare le raccolte private di virus.
La comparsa sul mercato di pacchetti autore per la creazione di virus (strumenti utilizzabili anche a chi non sapeva nulla, dal punto di vista concettuale, di che cosa fosse un virus) ebbe effetti dirompenti: Nel giro di qualche mese si assiste' a una massiccia proliferazione dei nuovi virus, mentre gli "scambi tra collezionisti" diventarono una moda (poi in qualche modo sommersa grazie anche all'intervento giudiziario.
Questo periodo fu dunque una sorta di rinascimento virale. Tra i virus che ne hanno fatto la storia, vale la pena di segnalare Tequila, Maltese Amoeba, Starship,e Michelangelo (o Michalangelo, come lo chimano gli Americani). Con il 1993, i virus poliformici e i motori per la loro creazione soppiantarno definitivamente i virus di tipo normale: Non che questi ultimi non venissero piu' creati, ma quelli polimorfici si rivelarono i  virus che piu' degli altri riuscirono a impegnare (e a volte a sconfiggere) gli antivirus. Oltre a creare sempe piu' problemi a causa del loro progresso tecnologico, i virus mutanti fecero infatti le loro prime vittime; alcune societa' che producevano pacchetti antivirus non furono piu' in grado di fronteggiare gli attacchi virali e decisero di ritirarsi dal mercato o furono acquistate dalla concorrenza.
Con le prime vittime,  si vede anche la nascita di altri sistemi per l'individuazione dei virus, che si affiancano alla classica ricerca per segnature: La ricerca euristica
vive il suo primo periodo di splendore, soprattutto perche' promette di individuare anche virus di cui non sono disponibili le segnature. A dire il vero c'e' stata e c'e' tuttora una ceta contrapposizione tra  sostenitori di un tipo di ricerca e i sostenitori dell'altro tipo; oggi sembra che la scansione per segnature si stia rivelando il metodo piu' sicuro contro i virus conosciuti, ma che la scansione euristica stia diventando indispensabile per evitare infezioni da parte di virus nuovi.
Dopo la grande abbuffata di motori per la cifratura del virus (tra i quali occorre ricordare Trident Polymorfic Engine , Nuke Encryption Device, Dark Angel's Multiple Encryptor) , i buoni si presero una sorta di rivincita venne creato il Generic Decripton Engine, un software in grado di decifrare il codice e di stabilire se si tratta di un virus o no. Fu il primo passo per la realizzazione della seconda generazione di strumenti per l'individuazione di virus. Oggi i piu' diffusi pacchetti antivirus dispongono di un algoritmo del genere.
I virus lanciarono nel frattempo una nuova sfida: Andare all'assalto dell'ambiente operativo che intanto si stava imponendo nel mondo, cioe' Windows. Furono in effetti
creati alcuni virus specifici per l applicazioni in Windows, ma siccome non si trattava di un vero e proprio sistema operativo (alla base c'era il ancora il vecchio DOS), non sollecito' molto la fantasia dei creatori di virus. Tutt'altra musica sembra si stia preparando per Windows 95: Sia perche' si tratta di un vero sistema operativo sia perche' si avvia (per pochi attimi) in modalita' protetta, sia perche' a molti Microsoft e' antipatica, Windows 95 sembra aver pungolato i creatori di virus. C'e' da dire che, a ogni modo, gli antivirus non si sono fatti trovare impreparati. 
 
fine terza parte
 
Da IK8JZK Ruggero Napoli
 
Cordiali saluti ai lettori del Radiogiornale
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Grazie e cordiali saluti.
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